Dell non ci sta. Sebbene nel report di Avian Securities non si facesse il nome della società coinvolta nel problema dei dischi a stato solido avvezzi alla rotture, l’azienda statunitense si fa avanti per smentire i risultati dello studio. I numeri riportati, dice, sono del tutto distanti dalla realtà: “In altre parole, non c’è niente di vero”.
Nella ricerca presentata all’inizio della settimana, Avian Securities indicava una percentuale di rotture per i dischi a stato solido inseriti nei laptop Dell pari al 10-12 per cento, contro un più modesto 1 o 2 per cento degli hard disk magnetici tradizionali. Ma per Lionel Menchaca, chief blogger aziendale, si tratta di “percentuali che non assomigliano neppure lontanamente a quanto sta realmente accadendo sul mercato”.
Secondo Menchaca, “l’affidabilità globale mostrata dai dischi SSD è identica o in alcuni casi migliore di quella dei dischi tradizionali”. La percentuale di prodotti difettosi sarebbe un decimo di quella suggerita da Avian Securities, senza contare che “la maggioranza dei nostri clienti apprezza i benefici apportati dagli hard disk a stato solido: maggiore autonomia, startup più veloce, maggiore affidabilità e tempo di accesso inferiore”.
Nessun commento è invece ancora giunto da Samsung , l’altro grosso nome tirato in ballo nello studio. A difendere i dischi del produttore coreano ci pensa comunque lo stesso Menchacha: “Ora nei nostri laptop offriamo i dischi Samsung di seconda generazione, che sono in grado di garantire prestazioni migliori di qualsiasi disco per notebook e persino di alcuni dischi per desktop”.
In ogni caso, Dell ritiene che i dischi SSD siano il futuro : “Siamo molto attenti a verificare la qualità dei componenti – conclude Menchacha – e l’hard disk è attentamente controllato per l’importanza del suo ruolo: i computer si possono rimpiazzare facilmente, i dati degli utenti no”.
Luca Annunziata
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