Internet è solo virtuale

Internet è solo virtuale

Claudio Bovelli (emmeesse): e se la attuale situazione censoria nei confronti di Internet derivasse da un fraintendimento? La legge del mondo reale non si può applicare al di fuori del mondo reale. Chi lo fa crea dei mostri
Claudio Bovelli (emmeesse): e se la attuale situazione censoria nei confronti di Internet derivasse da un fraintendimento? La legge del mondo reale non si può applicare al di fuori del mondo reale. Chi lo fa crea dei mostri

Ultimamente su Punto Informatico c’è stato uno scambio interessante di opinioni sul tema “Internet: anonimato, libertà, responsabilità’ ed i suoi derivati”. Le code di commenti che si sono aggiunte a tali articoli hanno confermato l’interesse per questo argomento. Così anche io, vorrei dire la mia. (questo è il bello di Internet)

Intanto, per evitare fraintendimenti, definiamo tre parole: Rete, Internet e Web.

La Rete (quella fisica, composta da rame, fibra ottica e ponti radio) dove transitano le informazioni digitali ed analogiche. Essa è reale, fisica e – tecnicamente parlando – può essere controllata. Se reati reali vengono commessi tramite la Rete (telefonate, cablogrammi, e-mail che ordinano od ordiscono delitti) i responsabili di tali reati vanno puniti nella misura in cui il codice legale cui sono sottoposti prevede pene per tali delitti. (indipendentemente dal fatto che siano combattenti per la libertà o terroristi. Al di la della nostra simpatia od antipatia sarà il codice legislativo cui sono sottoposti a decidere. Punto).
La Rete fisica è vulnerabile ad attacchi fisici.

Il secondo livello lo chiamiamo Internet. Internet è meno grande della Rete, in quanto certi sistemi di trasmissione di dati non transitano per Internet. Internet è più grande della Rete in quanto non-luogo, concepito privo di centro ed in quanto tale è molto meno vulnerabile della Rete ad attacchi fisici. Internet è un non luogo dove per natura manca un principio di autorità. Tutti i nodi si equiparano da pari a pari. (p2p)

Infine c’è il terzo livello. Che propongo di chiamare il Web. Il Web è più piccolo di Internet perché non contempla alcuni antichi protocolli, è ignaro di goopher e BBS, ma al tempo stesso include caratteristiche tipiche della Rete e riprodotte con il protocollo IP.

Il Web non è la Rete, non è Internet ma ne è la loro rappresentazione verso il mondo reale. Noi.

La rappresentazione non è la cosa rappresentata.
Il virtuale non è reale.
Il reale non è virtuale.
“Questa Non È Una Pipa”

In Internet (anche in quello rappresentato tramite il Web) tutto è mutevole, cangiante. Errori 404, File not found, pagine di Wikipedia che si modificano. Siti che scompaiono. Bloggers che si rifanno a pagine di Wikipedia ormai totalmente diverse, link non funzionanti.

In Internet non ci puo’ essere un principio di autorità perchè è stato concepito così.

Nel mondo reale il principio di autorità esiste.
Nel Web si mescola l’esigenza di un principio di autorità (tipico del mondo reale) e l’assenza di tale principio (tipica di Internet).

Un esempio? Il giornale on line, che nasce nel mondo reale come giornale e pubblica anche online (o solamente – Punto Informatico è un giornale reale con direttore responsabile ma non stampa una pagina), ma è assoggettato al principio di autorità (e quindi di attendibilità, credibilità e responsabilità dell’informazione) del mondo reale, contrapposto al blog, che puo’ essere anonimo, raccontare quello che vuole raccontare, insultare chi gli pare ed essere considerato come una opera di letteratura (se buona o mediocre saranno i lettori a deciderlo), ma nulla di più.

Certo, se l’autore del blog si palesa effettivamente come persona che ha credito ed autorità nel mondo reale, e da tale autorità raccoglie consenso, allora deve risponderne in prima persona (ma allora usa la Rete per pubblicare il suo blog tramite il Web, non tramite Internet…).

Mi sto spiegando? C’è un supporto fisico (la Rete), c’è un interfaccia di consultazione di cio’ che viene scambiato tramite la Rete (il Web) ma non necessariamente tutto cio’ ha a che vedere con Internet.
Dipende dalla modalità dell’interagire tramite il Web.

Internet deve essere IMHO concepito come una “civiltà altra” in cui le “modalità dell’interagire” sono assolutamente diverse da quelle del cosidetto “mondo reale”.

Wikipedia non è una enciclopedia. La Enciclopedia Britannica On-Line lo è. Il blog non è un giornale assoggettato alle (sacrosante) regole del giornalismo democratico moderno. Punto Informatico lo è.

Internet non è reale. È virtuale. La civiltà di Internet, le sue regole (la netiquette), i suoi modi di esistere, la tecnologia che ad esso soggiace, necessariamente producono virtualità inammissibili nel mondo reale.

Io posso scannare una persona nel mondo virtuale di Internet. A colpi di spada virtuale su un collo virtuale. La stessa cosa nel mondo reale mi renderebbe un omicida. (e verrei giustamente punito).

Il problema arriva quando Internet, tramite il Web (l’interfaccia che rappresenta istanze virtuali e reali mescolate) viene (legittimamente) analizzato dalle politiche e dalle polizie del mondo reale. E queste politiche e queste polizie applicano ad Internet (che conoscono solo tramite la confusa rappresentazione che il Web ne fa) le stesse regole che sono valide nel mondo reale, esercitando il controllo sulla Rete.

Nella maggior parte dei casi capita che – tecnicamente parlando – tale controllo (Internet è più grande della Rete in quanto non -luogo privo di centro, ricordate?) sia assolutamente inutile e facile da eludere.
Purtroppo altrettanto spesso accade che vengano individuati dei colpevoli (che – tecnicamente parlando – tali non sono) per dei reati che tali forse sono nel mondo reale, ma nel mondo virtuale non hanno senso come reati.

Questa schizofrenia (o dovrei direi monoftalgia?) autoritaria raggiunge livelli parossistici nel caso delle (virtuali) perdite (virtualmente) subite dalle (reali) major nel caso delle ben note diatribe sul file sharing di copie digitali di opere coperte da diritto di autore.

Autoritaria/autore. Non è un caso. In ambedue i lemmi la radice è unica: Augmentum (aumentare).
Nel mondo reale “aumentare” (l’arte, il sapere o la palanca) essere “autore” (d’arte, di sapere o di palanca) ti dà una “autorità”.
Nel mondo digitale non vi è aumento, ma collaborazione, condivisione, integrazione, duplicazione (e quindi moltiplicazione).

L’economia che deve aumentare del mondo reale si contrappone all’economia che non ha bisogno di aumentare ma di condividere e rielaborare.
L’economia della scarsità, con la sua gerarchia di possesso viene contrapposta a quella dell’abbondanza che incoraggia lo scambio da pari a pari.

In Internet tutto è virtuale (e ripeto: Internet non è il Web, che ne è solo la parziale rappresentazione, Internet non è la Rete, che ne è solo il substrato fisico, Internet non è il mondo reale – quotidiano – son proprio due cose diverse.)

Nel mondo reale vige il principio di autorità, e da questo ne deriva quello di responsabilità legale. In Internet potrebbe anche non esistere il concetto di autore. E di conseguenza potrebbe anche sparire il concetto di autore. E figuratevi dove va a finire il concetto di responsabilità legale. In un mondo in cui tutto è virtuale, nessuno è vittima e nessuno è colpevole.

Purtuttavia noi siamo esseri umani reali e ben sappiamo (non fosse altro perche siamo tutti narcicisti) quanto siamo permeati di “autorità ” anche quando ci fondiamo nella grande mamma calda delle chat, dei nick e dei forum. Laddove il nostro nick/avatar ci rappresenta in Internet tanto quanto una carta di identità ci riassume nel mondo reale. È quindi per questo che anche in Internet il rispetto per l’autore di una opera bella è tale da riconoscerlo con gioia.

Ora, sarebbe bene, sempre IMHO che la legittima voglia di approfondimento e conoscenza che la politica, la magistratura, e la cultura in generale dimostra nei confronti di Internet sappia distinguere tra la Rete, il Web ed Internet tra il reale ed il virtuale e si comportasse nell’unico modo in cui il mondo reale dovrebbe comportarsi nei confronti del mondo virtuale: accettarlo come altro da se, non pretendere di normarlo secondo i canoni del mondo reale, riconoscere la netiquette ed i testi fondanti di questo mondo altro da se.

E la prossima volta che qualcuno vi parlerà di come si dovrebbe regolamentare Internet, chiedetegli se conosce il Jargon File.

Claudio Brovelli aka emmeesse

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Pubblicato il
28 mar 2008
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