EMI: il P2P fa bene alla musica

EMI: il P2P fa bene alla musica

No alle denunce contro i fan. Lo dice Douglas Merrill, il nuovo arrivato del management dell'azienda, ex manager Google e da poche ore in cima alla divisione digitale del colosso della discografia
No alle denunce contro i fan. Lo dice Douglas Merrill, il nuovo arrivato del management dell'azienda, ex manager Google e da poche ore in cima alla divisione digitale del colosso della discografia

È appena arrivato ad EMI, alla testa della sua divisione digitale, e ha appena abbandonato Google, dove ha lasciato un pezzetto di cuore: è Douglas Merrill, che in queste ore sta alzando moltissima polvere con una intervista in cui appoggia i sistemi di file sharing.

Il nuovo presidente della digital unit di EMI - Douglas Merrill Merrill, a cui viene affidato il difficilissimo compito di traghettare una delle più importanti case discografiche del mondo nell’era digitale, spiega che ci sono “quantità di dati che dimostrano come il file sharing sia positivo per gli artisti. Non negativo. Quindi, forse, non dovremmo tentare tutto il tempo di fermarlo. Non so… in linea generale sono contrario a denunciare gli appassionati. Ovviamente esiste una pirateria che è decisamente distruttiva ma credo, appunto, che i dati dimostrino che in certi casi il file sharing possa essere positivo. Quello che dobbiamo capire è quando è positivo e quando no… denunciare i fan non sembra una strategia vincente”.

L’ex Chief Information Officer di Google ci va cauto eppure le sue parole sulle piattaforme di condivisione non hanno precedenti nell’industria di settore: pur con alcune rarissime concessioni a certe attività di download, le major da molti anni fanno quadrato nella lotta senza quartiere al peer-to-peer, una crociata che ha preso di mira i provider, i produttori di software di sharing e infine anche decine di migliaia di appassionati di musica.

Merrill non dice di avere una ricetta in mano, ma dice che bisogna sperimentare e che gli esperimenti possono avere successo oppure no, ma che “è necessario mettere in conto anche il fallimento di quanto si sperimenta”. Tra le sue idee, un modello che preveda un “quantum” da pagare presso il proprio provider per accedere legalmente allo sharing (una vecchia proposta di EFF), oppure formule di abbonamento, musica gratuita in cambio di pubblicità.

Di una cosa si dice sicuro: “Non sto scappando da Google, sto correndo verso un’opportunità per cambiare il Mondo”. Magari esagera, ma è una partenza che interesserà milioni di appassionati scaricatori e condivisori di musica.

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Pubblicato il
3 apr 2008
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