Gli Emirati chiudono fuori Internet

Gli Emirati chiudono fuori Internet

Dentro potrà arrivare solo contenuto selezionato, quello che non intacchi i sacri valori del paese. I due provider locali fanno a gara per aderire alle stringenti regole censorie
Dentro potrà arrivare solo contenuto selezionato, quello che non intacchi i sacri valori del paese. I due provider locali fanno a gara per aderire alle stringenti regole censorie

Suscita attenzione, ma certo non sorpresa, l’annuncio con cui l’operatore TLC di stato degli Emirati Arabi Uniti ha fatto sapere come abbia iniziato a sequestrare il traffico Internet degli utenti locali. Un massiccio hijacking della connettività che si sta traducendo in una operazione di censura di massa.

un'immagine del paese Al di là delle modalità con cui l’operazione viene condotta , l’ operatore DU con nonchalance in una nota spiega: “Intendiamo informarvi che dal 14 aprile 2008 bloccheremo i siti il cui contenuto non è conforme ai valori morali, sociali e culturali degli Emirati Arabi Uniti”. La nota è stata inviata via SMS ai clienti dell’operatore, che non possono far altro che prenderne atto.

Con questa mossa, per gli utenti DU si apre la stessa voragine nel traffico Internet che hanno già notato gli utenti di Etisilat, il principale operatore del paese che da anni censura il traffico. DU era rimasto in qualche modo il ponte di collegamento verso una rete più aperta, una Internet divenuta evidentemente troppa aperta. Come detto nessuna sorpresa: che Dubai&C. censurino si sa, lo fanno da sempre, anche contro il VoIP , perlopiù utilizzando servizi come SmartFilter , già ampiamente criticati da chi li ritene grossolani.

L’Autorità TLC locale con l’occasione ha spiegato come funziona la lista nera dei siti bloccati : le segnalazioni che arrivano alla stessa Authority dagli utenti vengono vagliate e poi trasmesse, quando ritenuto necessario, ai due fornitori di servizi di comunicazione. Questi siti si aggiungono via via a quelli già listati e bloccati. Un portavoce dell’Autorità ha spiegato che DU non aveva scelta e che la decisione di mandare quel messaggino altro non è che un doveroso adeguamento alle leggi nazionali. “I software di filtraggio sono attivi – ha fatto sapere – e tutti devono seguire le regole e le norme o l’Autorità quando si viene ai valori, alle tradizioni e all’etica degli Emirati Arabi Uniti”.

I siti messi al bando sono, come è facile immaginare, tutti quelli che contengono contenuti pedofili, terroristi o razzisti. Insieme a questi vengono bloccati anche spazi web pornografici, altri in cui si parla o si traffica di alcol o in cui si gioca d’azzardo. Tra i servizi bloccati, come già sanno i lettori di Punto Informatico , anche quello di Twitter . Le autorità ammettono che molti siti legittimi vengono comunque censurati in quello che considerano un danno collaterale accettabile. DU si impegna comunque a ricevere le segnalazioni dei siti “ingiustamente bloccati” per poter eventualmente provvedere al loro “sblocco”.

In una seconda nota ufficiale, questa volta rilasciata alla stampa in modo più tradizionale, DU ha spiegato che “è nostro impegno costante mantenere un equilibrio ottimale tra il garantire la soddisfazione di tutte le necessità dei nostri clienti e l’adempiere a tutte le linee guida dell’Autorità, incluse quelle sul filtraggio dei contenuti Internet”. Nella nota c’è anche spazio per la filosofia: “Il World Wide Web ci offre grandi opportunità per avere e condividere informazioni, e per comunicare. Ad ogni modo, è imperativo che pur facendo uso di questa tecnologia per i suoi enormi benefici noi si rispetti i valori morali, sociali e culturali degli Emirati Arabi Uniti”.

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Pubblicato il
15 apr 2008
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