La tecnologia di Google contro la pedopornografia

La tecnologia di Google contro la pedopornografia

Algoritmi nati per combattere l'abuso del copyright verranno utilizzati per contrastare la circolazione di materiale pedopornografico in rete. Della serie quando "Google può fare del bene" oltre a fruttare quattrini per gli azionisti.
Algoritmi nati per combattere l'abuso del copyright verranno utilizzati per contrastare la circolazione di materiale pedopornografico in rete. Della serie quando "Google può fare del bene" oltre a fruttare quattrini per gli azionisti.

L’organizzazione statunitense National Centre for Missing and Exploited Children (NCMEC), votata alla lotta contro la pedopornografia e l’abuso di minori fuori e dentro la Rete, avrà al suo cuore tecnologico una soluzione targata Mountain View.

Si tratta di un codice nato per contrastare la “pirateria” del copyright ma che viene adattato al contrasto contro il pedoporno. Google aiuterà i responsabili a smaltire il gran lavoro di analisi necessario a contrastare il crescente impiego delle applicazioni telematiche da parte di pedofili e “sexual offender”.

“Speri sempre che il tuo lavoro venga eventualmente impiegato per fare del bene nel mondo, e questa è stata un’occasione sorprendente per trasformare la speranza in realtà”, così dice alla BBC Shumeet Baluba, ricercatore Google a capo del progetto anti-pedoporno. Il lavoro è la risposta alla difficoltà di smaltire la quantità sbalorditiva di video e immagini che cresce con l’aumento di predatori sessuali consapevoli delle capacità del mezzo informatico.

“Gli analisti stavano per essere sopraffatti da tutte le informazioni che avevano da setacciare” dice Baluba, con il numero di video e immagini di abusi arrivati a 13 milioni dal 2002 , e cinque milioni di immagini individuate nel solo 2007. La tecnologia di Google serve ad automatizzare gran parte di questo lavoro immane, andando a caccia di “pattern” ben identificabili nei contenuti classificati come potenzialmente pedopornografici. Il sistema funziona anche se i pattern vengono modificati, sostiene Baluba.

Nata inizialmente come componente del meccanismo anti-pirateria di YouTube , la soluzione di Mountain View si è dimostrata sufficientemente flessibile da adattarsi al “bene superiore” della lotta alla pedopornografia. “I criminali utilizzano ormai tecnologia all’avanguardia per commettere i loro crimini di natura sessuale, e nel contrasto di tali crimini e per mantenere salvi i ragazzi, noi dobbiamo fare lo stesso” dice il presidente e CEO di NCMEC Ernie Allen.

L’adattamento dei filtri contro la pirateria dell’IP al nuovo ambito di utilizzo è frutto di una delle caratteristiche aziendali più note della corporation di Mountain View, vale a dire la pratica di “Innovation Time Off” grazie alla quale gli impiegati Google possono spendere il 20% del proprio tempo aziendale su progetti di propria personale scelta. Una scelta che non di rado paga la politica e la tecnologia societaria, ma che in questo caso è divenuta utile in ambiti di non diretta pertinenza dei G-men .

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
16 apr 2008
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