Un cinguettio ti allunga la vita

Un cinguettio ti allunga la vita

Si può uscire di galera grazie a Twitter. E forse si avvicina anche il debutto di un modello di business per il circuito di microblogging. Nel frattempo, gli osservatori osservano (e giudicano) la crescita del network
Si può uscire di galera grazie a Twitter. E forse si avvicina anche il debutto di un modello di business per il circuito di microblogging. Nel frattempo, gli osservatori osservano (e giudicano) la crescita del network

La polizia egiziana l’aveva sorpreso a fotografare una manifestazione non autorizzata nella città di Mahalla El-Kobra. E il suo primo pensiero è andato al cellulare: aveva a disposizione 140 caratteri, ma se ne è fatti bastare meno. James Karl Buck, studente dell’Università di Berkeley e giornalista praticante, si è limitato a scrivere “Arrested” sul suo cellulare, e ha invitato l’SOS ai suoi follower su Twitter . Gli amici hanno fatto due più due: sapevano dove si trovava James, sapevano cosa stava facendo e si sono dati da fare. Hanno contattato l’università, che ha contattato il Dipartimento di Stato, i giornali e le agenzie di stampa.

La richiesta d'aiuto inviata da James Buck via Twitter In 24 ore Buck era fuori di prigione , con un avvocato assoldato dall’ambasciata e con un filo diretto con la rappresentanza diplomatica statunitense in Egitto. Ora è tornato negli Stati Uniti, ma è ancora preoccupato per il suo amico e interprete Mohammed Salah Ahmed Maree, arrestato con lui e che non è stato rilasciato: “Sono arrabbiato e frustrato – spiega – Sono americano e per questo sono stato rilasciato, mentre lui non lo è stato: mi sento colpevole, e intendo continuare a tentare di tirarlo fuori da questa situazione”. Per riuscirci ha lanciato una petizione online , e organizza manifestazioni di protesta davanti al consolato egiziano di San Francisco.

Durante tutta la sua spiacevole avventura, Buck ha continuato a tenere aggiornati i suoi amici con il microblogging. Lo strumento gli ha permesso di tenere tutti al corrente di quanto gli stava capitando, e al contempo di ricevere suggerimenti su come comportarsi: “Arrivava un po’ di tutto – ricorda – I miei amici egiziani mi suggerivano di fare il bastardo americano e tentare di forzare la polizia a rilasciarmi, altri mi dicevano di stare calmo e di non preoccuparmi”. Comunque sia, la faccenda si è risolta in una gran pubblicità per Twitter: “È come un filo diretto che consente di tenersi sempre in contatto con tutti – spiega ancora Buck – Ti tiene al corrente di quello che succede”.

Sono fatti come questo che spingono a pensare che, forse, è davvero giunto il momento in cui Twitter spiccherà il volo . Dopo cinguettii markettari , lamentele sullo stato dei servizi – che a dire il vero negli ultimi tempi paiono essere decisamente migliorati – e continue domande sul valore teorico e commerciale del microblogging, sembra che aziende e navigatori si siano finalmente convinti della bellezza e dell’utilità del chiacchierare in 140 caratteri. E, forse, è giunto anche il momento di tentare di monetizzare questo successo .

Dopo le prime avvisaglie dello scorso ottobre , sembrerebbe che la startup californiana sia pronta a dare il via all’inserimento di messaggi pubblicitari tra gli update dei suoi iscritti. In modo simile a quanto accade già oggi nelle copie non registrate del client Twitterrific , a scadenze cronologiche precise un messaggio pubblicitario potrebbe infilarsi tra i post degli utenti. Un meccanismo tutto sommato poco invasivo, e che consentirebbe finalmente di riempire la casella “entrate” nel bilancio dell’azienda di San Francisco.

Fino ad oggi, infatti, Twitter ha raccolto oltre 5 milioni di dollari in finanziamenti come azienda privata, senza tuttavia produrre alcun utile . Nella Silicon Valley e tra gli osservatori si fa un gran parlare del futuro di questo tipo di iniziative, di cui Twitter rappresenta forse il paradigma: un’applicazione spiccatamente 2.0, mobile, sociale che si è evoluta e modellata in base alle esigenze di chi la utilizza. E attorno alla quale è sorto gradualmente un piccolo ecosistema di servizi .

Tra gli ultimi c’è TwitLinks , un sistema pensato per tentare di trasformare il chiacchiericcio dei tweeter più influenti dell’IT in un aggregatore di news tecnologiche . Qualcosa di molto simile a quanto visto con Techmeme , che anzi il creatore Gary Brewer ha incluso tra le fonti del suo sito, ma che offre uno spaccato interessante delle discussioni e delle informazioni che circolano nel network Twitter, e che spiegano come mai in tanti ci vedano già oggi il futuro dell’informazione online.

Certo, tanto successo si porterà inevitabilmente dietro qualche problema . Ma la comunicazione su Twitter può essere talmente semplice e talmente utile da cancellare in un attimo ogni remora.

Luca Annunziata

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Pubblicato il
17 apr 2008
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