Francia, no a Windows preinstallato

Francia, no a Windows preinstallato

Pesanti stoccate agli accordi di licenza arrivano dai territori transalpini: un utente vince una causa per ottenere il rimborso. Ora ci si prepara alla presa di Parigi
Pesanti stoccate agli accordi di licenza arrivano dai territori transalpini: un utente vince una causa per ottenere il rimborso. Ora ci si prepara alla presa di Parigi

No a Windows preinstallato sui PC: lo chiedono a gran voce i consumatori francesi che, individualmente o supportati dalla voce di associazioni quali la Union Fédérale des Consommateurs Que Choisir , si battono in tribunale per vedere riconosciuto il proprio diritto a scegliere quale sistema adottare , e a ottenere eventualmente un rimborso per il sovrapprezzo pagato sulla licenza di Windows integrata.

La questione è ben nota , e di grande interesse anche in Italia dove si sta pensando a una class action a tema: nella stragrande maggioranza dei casi, i personal venduti sugli scaffali dei negozi vengono forniti con il software e i sistemi operativi provenienti da Redmond, la qual cosa va a pesare sul costo finale del sistema e sulla esigenza di personalizzazione degli utenti più smaliziati.

Il rimborso della licenza di Windows, in particolare, è da tempo al centro dell’attenzione da parte di consumatori, associazioni e tribunali in ogni parte del mondo. In Francia, nell’ambito del caso Hordoir vs. Asus , uno dei suddetti consumatori ha ottenuto una importante vittoria contro il produttore taiwanese, costringendolo ad un rimborso a posteriori del software preinstallato sul suo PC.

Il giudice competente per la giurisdizione di Caen, Normandia, ha stabilito il diritto e la libertà dell’utente “di adottare qualsiasi sistema operativo o utilizzare altro software e licenze diverse dai sistemi e dal software installato sul computer” dal produttore. Una vittoria che segue le tre precedenti nelle giurisdizioni di Rennes, Puteaux e Libourne, tutti casi condotti sfruttando la guida ai rimborsi stilata dall’associazione AFUL .

Una vittoria che, come evidenzia il comunicato della suddetta organizzazione, potrebbe essere parte di una lunga serie : proprio mentre a Caen la Corte stabiliva l’obbligo di rimborso per Asus, UFC – Que Choisir presenziava all’udienza presso il Tribunal de Grande Instance di Parigi , la prima di una serie che vede contrapposte l’associazione dei consumatori e i produttori di PC, accusati da quest’ultima di violare svariati articoli del Codice dei Consumatori, in particolare l’art. 122-1 che proibisce le vendite in bundle .

La legge, continua AFUL, è dalla parte dei consumatori, basta solo applicarla : lasciare intatto l’attuale stato di cose non solo va contro l’interesse degli acquirenti francesi, ma contribuisce anche a rinforzare il monopolio Microsoft, che detiene tra il 90% e il 95% del mercato “con danno per la libera concorrenza”. La soluzione alternativa che l’associazione propone è quella di una “attivazione selettiva” su espressa richiesta dell’utente, che potrebbe così scegliere di tenersi il sistema Windows già preinstallato sulla macchina oppure decidere altrimenti.

“Con una vittoria al Tribunal de Grande Instance – ha dichiarato Alain Coulais del team Racketware di AFUL – la situazione attuale, sfavorevole a tutti i consumatori, evolverà verso una scelta facoltativa durante l’acquisto, che è al contrario favorevole a tutti i consumatori e allo Stato. A un costo marginale ci guadagneranno tutti: la maggioranza che ancora vuole acquistare una macchina con software preinstallato, la crescente minoranza che sceglie di propria volontà soluzioni alternative come GNU-Linux, e quelli che hanno acquistato licenze che permettono loro di riutilizzare il software su più macchine”.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il 20 mag 2008
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