Hanno regalato una webmail a nostro figlio

Hanno regalato una webmail a nostro figlio

Genitori preoccupati: per accedere alla mailbox che la scuola ha intestato al figlio questi deve passare per contenuti che considerano inappropriati. E non è tutto qui, si preoccupano anche per l'open source. Il loro racconto
Genitori preoccupati: per accedere alla mailbox che la scuola ha intestato al figlio questi deve passare per contenuti che considerano inappropriati. E non è tutto qui, si preoccupano anche per l'open source. Il loro racconto

Abbiamo saputo che la scuola ha fatto registrare un indirizzo email a nostro figlio con l’obiettivo di insegnare che cosa sia una email e di utilizzarla per la comunicazione scolastica sia con gli insegnanti che tra alunni. La cosa in sé è positiva e sicuramente utile, diremmo persino indispensabile ad accrescere le conoscenze e l’uso degli strumenti che l’IT oggi consente a tutti e che non è più possibile ignorare, nemmeno da parte dell’istituzione scolastica che in genere è piuttosto arretrata in fatto di aggiornamento scientifico e di modernità tecnologica.

Tuttavia, se condividiamo gli obiettivi, non accettiamo le modalità nella scelta di questa email e soprattutto contestiamo la concessione dei dati personali di nostro figlio, senza una nostra esplicita autorizzazione. Anche se l’obiettivo fosse stato quello di spiegare come funziona il servizio “Libero Mail”, non sarebbe servita l’iscrizione personale di nostro figlio al portale di Libero.
Perciò cerchiamo di spiegare le nostre considerazioni e obiezioni al riguardo.

Una casella email individua una persona sulla rete mondiale di Internet.
La scelta di un tipo di casella email assegnata da un Provider tramite un dominio personale o tramite un portale pubblico non è una scelta “neutrale”, perché obbliga, chi ne sottoscrivere il servizio, a concedere i propri dati personali per il trattamento più vario e soprattutto per scopi pubblicitari.
La scelta del portale pubblico di Libero (ma poteva anche essere quello di Tiscali, di Alice e di tanti altri portali pubblici) piuttosto del portale della propria Scuola, ha comportato per nostro figlio la concessione dei suoi dati personali ad un’azienda che, a fronte del “regalo” della casella email personale, ottiene in cambio il vantaggio di un uso pubblicitario dei dati raccolti.

Perciò questo semplice fatto può esporre il ragazzo allo spamming dei numerosi siti gestori di informazioni pubblicitarie e di raccolta dati personali. Va ricordato che uno dei più grandi database al mondo è proprio di questo tipo. Infatti tratta, compra e vende i dati personali, avvalendosi di numerosi strumenti fra cui la registrazione delle email in siti specifici, in portali pubblici e spesso tramite materiali software camuffati e regalati “gratis”.

La scelta dell’email presso il portale Libero, che oggi può benissimo essere assimilato a un vero e proprio giornale multimediale, costringe nostro figlio a dover vedere, quanto meno, la prima pagina del portale stesso, con tutte le sue informazioni, pubblicità e ammiccamenti, tipici della rete Internet, sul cui contenuto lasciamo agli insegnanti il giudizio più appropriato.

la home page del celebre portale

Per avere una casella email, gestirla e scambiarsi messaggi, non è necessario aprire un browser e non occorre prima vedere una intera pagina di pubblicità e di informazioni più varie. Ci sono diversi modi per non doversi sottoporre a tale “intrusione” da parte dei media di Internet, fra cui l’uso del protocollo IMAP.

Occorre aggiungere che le più grandi aziende del settore fanno a gara, anche in modi piuttosto subdoli, affinché il loro sito possa essere la pagina iniziale caricata sul proprio computer per aumentare le statistiche delle visite e degli iscritti, in modo da quotare al rialzo i costi della loro pubblicità. Perciò l’email di nostro figlio ha fatto crescere gli iscritti e di conseguenza i possibili introiti pubblicitari del portale di Libero. È molto difficile evitare le intrusioni e la raccolta di dati personali, però la minima misura è quella di non iscriversi a siti pubblici e chiaramente pubblicitari, o farlo solo a ragion veduta.

Lo spazio concesso da Libero Mail all’invio di una email è di 10 mega, insufficiente a consentire lo scambio di file multimediali più grandi di 10 mega. Inoltre i messaggi vecchi, oltre i 30 giorni, vengono cancellati, anche se possono essere importanti.

Per dare agli alunni della scuola una casella email, sarebbe più corretto registrare le email del sito della scuola stessa, usandone il suffisso e il servizio specifico che viene concesso, anche per un numero illimitato di email, in genere con una spesa di poche decine di euro.

Se proprio questo non è possibile, consigliamo di rivolgersi a servizi email, come quello offerto da Google e altri, che perlomeno non siano bombardati da messaggi pubblicitari. Però crediamo che la scuola che intende affrontare correttamente la formazione tecnica all’uso dei nuovi media come Internet e che vuole adottare per i suoi alunni delle email univoche e protette, non possa affidarsi ad aziende private, esterne alla scuola che hanno finalità di mercato e di profitto, piuttosto che di formazione ed educazione culturale.

Proprio in questi giorni è in corso una colossale operazione per l’acquisto del portale Yahoo! valutato ben 47 miliardi di dollari, con l’obiettivo dichiarato di conquistare “il mercato online della pubblicità”. E pensare che per il segretario dell’ONU basterebbero 775 milioni di dollari per affrontare subito la grave crisi alimentare del mondo.

Per un uso corretto dell’email, i migliori informatici consigliano di utilizzare il formato testuale e non html, poiché il formato html consente di nascondere al suo interno virus e insidie varie.
Inoltre, per una giusta attenzione alla riservatezza degli indirizzi email si suggerisce l’uso oculato delle informazioni riservate, specie quando si scrive in copia a più persone. In questo caso è sempre preferibile l’uso di nascondere gli indirizzi altrui, con il CCN o la copia cosiddetta nascosta degli indirizzi a cui si invia una stessa email.

Nostro figlio aveva già una casella email, discussa insieme a lui dopo una nostra condivisa e precisa scelta e assegnata tramite un sito Internet, da noi registrato, controllato e verificato, a cui nostro figlio accede e che gestisce senza dovere “per forza” caricare i contenuti della rete e senza avere la necessità di guardare la prima pagina di Libero, oberata da troppe pubblicità, su cui è impossibile vigilare durante la navigazione.

L’uso dell’email tramite Internet può avere varie motivazioni, soprattutto è consigliato per chi si sposta molto ed è costretto a cambiare computer e configurazioni per la connessioni a Internet. Qualcuno sostiene che accedere alle proprie email tramite un portale Internet o un proprio Web server di posta, accessibile solo con il browser via Web, sia la cosa migliore da fare per evitare virus, spam, malware, rootkit e quant’altro ostacoli il corretto funzionamento del proprio computer. Chi dice così è un perfetto neofita delle minime norme di sicurezza informatica. Sarebbe come dire ad un autista di percorrere solo le autostrade perché sono più sicure e veloci, per cui non sarebbe necessario apprendere le regole degli stop e delle precedenze che si applicano alle strade normali, perché tanto in autostrada queste regole non servono.

L’unica “vera” sicurezza sarebbe quella di non andare mai per strada, ossia di non connettersi mai a Internet. Ma questo non è possibile nella società attuale ed è anche un po’ retrogrado. Purtroppo è proprio la navigazione in Internet che consente l’attacco di malintenzionati ai nostri computer. Spesso proprio i portali più diffusi sono stati il vettore principe per virus e quant’altro volesse tentare intrusioni nei nostri computer. Quello che occorre veramente è una corretta conoscenza delle minime tecniche di sicurezza dei computer: adozione di un buon antivirus, antispam e firewall, ben configurati e sempre ben aggiornati, così come va sempre tenuto aggiornato il proprio software di sistema e tutti quei programmi che servono per la navigazione Internet e la gestione delle email, affidandosi il più possibile al software open source, che abbia il codice aperto, lo standard dei formati pubblico e lo sviluppo sia controllato e noto alla comunità degli informatici, come indicato dall’Unione Europea. Proprio l’adozione di software open source dovrebbe essere una prerogativa degli enti pubblici, fra cui la scuola pubblica e in particolare della sua formazione informatica. Tale scelta, oltre che per i motivi accennati, dovrebbe essere fatta persino per un semplice calcolo economico.

Purtroppo non succede così. Infatti anche nella scelta del software non vi è la necessaria indipendenza dei venditori a cui ci si affida per essere consigliati sugli acquisti informatici. Così, molto spesso succede che chi consiglia e pubblicizza, è la stessa persona o ditta che poi mette in vendita e installa, mentre, invece, un vero consulente professionista dovrebbe tenere conto delle reali esigenze del suo cliente, essere totalmente indipendente dai venditori e dai produttori e dovrebbe consigliare quello che realmente serve, a partire dalla priorità per il software open source, senza privilegiare i software a standard proprietari chiusi. Che tra i più ricchi uomini del mondo via sia un produttore di software – un bene immateriale – dovrebbe palesare chiaramente quale è la posta in gioco e il grado di competizione che attraversa il mondo informatico, per cui è sempre più indispensabile una vera professionalità, fatta di conoscenze e aggiornamento e soprattutto di indipendenza nel giudizio e nella scelta degli acquisti e delle soluzioni informatiche.

Cercare di educare all’uso di Internet e dell’email non è affatto semplice o semplicistico come può apparire superficialmente. Anche per noi genitori non è facile insegnare che la rete è “potente”, un grande mezzo di informazione e comunicazione, ma è anche una trappola che bisogna conoscere per non cadere nei suoi innumerevoli tranelli e nelle sue accattivanti pubblicità, che sono quelle stesse della nostra società, ma che Internet rende facilmente accessibili con un semplice clic, che ci può portare dentro le mura di casa, oltre a tantissime utili informazioni, anche casinò e gioco d’azzardo, immagini porno, guadagni camuffati, incontri sconosciuti, video e audio spesso hard, acquisti di farmaci, catene di S. Antonio, ecc. Insomma la semplicità e virtualità di Internet ci rende prede di un mercato onnivoro, che sa fare leva sul nostro bisogno di amicizie e di socialità, sulle nostre debolezze, difficoltà e ignoranze.

Ma la scuola non deve contribuire a questo, semmai deve contribuire al contrario, deve costruire quelle conoscenze che possono responsabilizzare i nostri ragazzi, facendoli maturare all’uso consapevole degli strumenti informatici e di comunicazione multimediali che oggi invadono la nostra vita e che purtroppo nelle scuole sono relegati alla sola aula di informatica, spesso poco aggiornati, mentre invadono ancora troppo poco le aule scolastiche e non fanno parte integrante della formazione, non solo degli alunni ma anche degli insegnanti.

Infine occorre ricordare che la messa in rete dei dati personali di un minore, senza il consenso dei genitori, è passibile di denuncia. Perciò è richiediamo la totale cancellazione dei dati personali di nostro figlio dal portale Libero.it, avvalendoci della legge sulla privacy in base al decreto legislativo 30 giugno 2003, n.196.

Ringraziamo per l’attenzione e ci scusiamo per essere stati così prolissi, ma la delicatezza dell’argomento è tale che richiederebbe più di una lettera. Il nostro intento è quello di contribuire a un confronto costruttivo su temi così importanti e tanto attuali.

I genitori di un alunno della scuola media inferiore

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Pubblicato il
23 mag 2008
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