In carcere per aver studiato il terrorismo

In carcere per aver studiato il terrorismo

Ha scaricato un documento dal sito del dipartimento di Giustizia statunitense per compilare una tesi. Ha passato una settimana in carcere insieme al suo collega che però ora rischia il rimpatrio
Ha scaricato un documento dal sito del dipartimento di Giustizia statunitense per compilare una tesi. Ha passato una settimana in carcere insieme al suo collega che però ora rischia il rimpatrio

Scriveva di terrorismo, ne analizzava le dinamiche, studiava le sfaccettature di un fenomeno tutt’altro che omogeneo. Per completare la panoramica che gli sarebbe servita per laurearsi, ha scaricato da un sito governativo statunitense dei documenti stilati da Al-Qaeda per addestrare le milizie armate. È stato arrestato insieme ad conoscente, che ora rischia di essere rispedito in Algeria, sua patria natale.

L’ Università di Nottingham è in subbuglio da giorni: il 14 maggio un dipendente dell’ateneo ha rinvenuto su un computer un documento che appariva diretta emanazione di Al-Qaeda. Si trattava di un manuale di addestramento adottato dalle milizie terroriste per forgiare attivisti pronti a tutto, un manuale in possesso delle autorità statunitensi e depositato su un server in rete.

Rizwaan Sabir, 22enne sulla strada della laurea, lo aveva scaricato dal sito del Dipartimento della Giustizia statunitense per completare il proprio saggio, una tesi dedicata ad indagare i rapporti tra gli States e i gruppi estremisti in Iraq. Aveva inviato il documento ad un conoscente impiegato presso l’università, Hicham Yezza, perché lo aiutasse a risparmiare qualche penny per la stampa. Pare sia stato un collega di Yezza, allarmato, a diramare le segnalazioni alle forze dell’ordine.

Le autorità hanno fatto irruzione nelle abitazioni dei due giovani, ne hanno sequestrato i computer alla ricerca di ulteriori prove, hanno fermato Sabir e Yezza e li hanno trattenuti senza che sia stata formulata alcuna accusa. Sono stati rilasciati dopo sei giorni: se Sabir potrà continuare a condurre le proprie ricerche, Yezza rischia di essere riaccompagnato nel proprio paese d’origine, sulla base delle leggi vigenti che regolano l’immigrazione.

La rete rumoreggia : si chiede di rivedere i provvedimenti adottati contro Yezza, ci si scaglia contro l’intervento delle forze dell’ordine che hanno agito sulla base di una dibattuta legge britannica che risale al 2000, secondo la quale possedere materiale di stampo terrorista può essere essere equiparato all’intenzione di delinquere. Una legge ampiamente dibattuta, la cui interpretazione che mette sullo stesso piano pensiero e azione, documentarsi e agire, è stata recentemente sbaragliata da un tribunale del Regno Unito.

Gaia Bottà

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Pubblicato il
28 mag 2008
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