I robopesci parlano tra di loro

I robopesci parlano tra di loro

Dopo quelli giapponesi da acquario e le autocarpe, i ricercatori dell'Università di Washington puntano più in alto: ora siamo ai mezzi subacquei senza pilota, che comunicano via sonar. L'idea? Il branco elettronico
Dopo quelli giapponesi da acquario e le autocarpe, i ricercatori dell'Università di Washington puntano più in alto: ora siamo ai mezzi subacquei senza pilota, che comunicano via sonar. L'idea? Il branco elettronico

Non si tratta certo di un gioco assicurano i ricercatori: oggi la robotica all’Università di Washington significa acqua . È sotto la superficie dell’acqua, infatti, che i robo-pesci del Nonlinear Dynamics and Control Lab danno il meglio di sé. Nuotano, comunicano e procedono insieme, come un vero branco . Un robogruppo a cui può essere assegnata una missione.

Un prototipo di robo-pesce Dotati di propulsione a pinne artificiali, i robo-pesci sono in grado di cambiare direzione, di accorgersi di ostacoli e impedimenti e, appunto, di comunicare tra loro. Il problema principale è che, quando si è immersi in acqua, comunicare senza fili tramite onde radio è molto difficile.

“Quando si è sott’acqua si va incontro a problemi: non si è in grado di trasmettere grandi quantità di dati”, spiega Kristi Morgansen, tra i principali ricercatori che sviluppano il progetto. E aggiunge che ad oggi lo “stato dell’arte” è l’invio di non oltre 80 bytes al secondo .

Così il gruppo ha sviluppato l’impiego di un sistema di comunicazione diverso, pur basato su tecnologie già conosciute, più idoneo a utilizzare l’acqua come mezzo di propagazione: gli impulsi sonar o onde di pressione .

Il progetto ha così preso forma e numerosi sono gli esperimenti condotti in laboratorio: “L’idea di base di questi esperimenti è di chiedersi come fanno i pesci veri a nuotare insieme e di tirar fuori qualche idea per riprodurne il comportamento”, spiega ancora la Morgansen.

Lo scopo è fare in modo che, potendo comunicare tra loro, un gruppo di robo-pesci possa portare a termine la propria missione senza dover riemergere per comunicare dati all’esterno. Sfruttare, dunque, il concetto di “branco” a vantaggio della missione affidata, qualunque essa sia, in completa autonomia e fino al suo completamento.

I più curiosi troveranno, sulla Home Page del progetto , numerosi filmati e foto che non mancheranno di suscitare interesse, specie per la grande somiglianza evidenziata dal movimento di questi robo-pesci , che “mima” alla perfezione quello di un pesce in carne e ossa in squame e lisca. Una piccola anticipazione nel filmato qui di seguito.

Marco Valerio Principato

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Pubblicato il 9 giu 2008
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