Ricerca e impresa insieme in Italia. A volte

Ricerca e impresa insieme in Italia. A volte

L'Emilia Romagna si propone come centro di eccellenza per l'alta tecnologia con investimenti per oltre 300 milioni. Università, ricerca ed imprese: sinergia per il futuro a R2BExpo. Il punto. Le interviste agli espositori
L'Emilia Romagna si propone come centro di eccellenza per l'alta tecnologia con investimenti per oltre 300 milioni. Università, ricerca ed imprese: sinergia per il futuro a R2BExpo. Il punto. Le interviste agli espositori

Bologna – All’Emilia Romagna la ricerca ed il mercato stanno a cuore. Non c’è bisogno di troppi giri di parole quando parlano chiaro i numeri: 160 milioni di euro investiti dalla Regione negli ultimi tre anni più i 210 milioni stanziati dalle imprese, per un totale di 370 milioni di euro . Numeri più bassi solo rispetto a quelli della Lombardia, capitale italiana delle imprese. Non è un caso quindi che l’Emilia Romagna si sia affermata recentemente quale regione italiana con crescita reale del PIL più elevata, seconda solo al Friuli.

I motivi? Investimenti per la ricerca e l’attenzione per le imprese, da quelle più piccole a quelle più grandi, che si aggiungono al sempre grande interesse per l’università. In questo contesto, notevole rilievo acquisisce la fiera svoltasi a Bologna nei giorni scorsi: R2B , Research To Business , dalla ricerca all’impresa . A voler sottolineare, ancora una volta, che ricerca, università ed impresa sono rami che collimano e non giacciono su piani sghembi. Punto Informatico ha preso parte alla rassegna acquisendo informazioni da diversi stand e chiacchierando con alcuni espositori.

Quest’anno hanno partecipato non solo enti locali ma anche enti internazionali. Gli indiani di Bangalore, ad esempio, propongono piani internazionali di lauree in Information Technology . Membri del LAOTSE – Links to Asia by Organizing Traineeship and Student Exchange – organizzano scambi culturali fra Asia ed Europa nella forma di scuole estive : Cina, Danimarca, Egitto, Finlandia, Francia, Germania, India, Indonesia, Irlanda, Giappone, Malesia, Singapore, Sud Corea, Sri Lanka e Thailandia ne fanno già parte. Chissà che un giorno non ci sia anche l’Italia.

Sempre in ambito internazionale quelli di BegbrokeNano espongono i loro lavori in ambito di Micro-Nanotecnologie (MNT). Si tratta dello sviluppo delle tecnologie prevalentemente meccaniche e biomeccaniche in scala nanometrica o inferiore che – a loro dire – “domineranno scienza ed economia del ventunesimo secolo”. Applicazioni pratiche sono ad esempio l’utilizzo di sonde microrobot per la prevenzione e la diagnosi delle malattie, oltre che per operazioni chirurgiche sempre meno invasive o addirittura senza bisturi, quasi ai confini con la migliore speculazione fantascientifica di Asimov.

Quelli del Tekniker di Eibar, in Spagna, sono invece specializzati in meccatronica . La meccatronica è quella scienza che studia l’interazione fra meccanica ed elettronica. Anche in questo caso le applicazioni sono svariate, con particolare predisposizione per gli impieghi in robotica. Un settore dalle grandi potenzialità; in Italia sono stati banditi recentissimi corsi di laurea in Ingegneria Meccatronica, come quello del Politecnico di Torino , dei poli universitari di Trento , Padova , Roma o dell’ Unimore .

Rimanendo appunto in Italia, l’ Emilia Romagna espone al R2B il proprio programma per la rete dell’ Alta Tecnologia . Il progetto, patrocinato dal Consiglio Europeo della Ricerca , nasce “con lo scopo di sostenere, coordinare e valorizzare la rete della ricerca e del trasferimento tecnologico dell’Emilia Romagna attraverso attività di networking, informazione, formazione ed assistenza” attraverso 57 strutture, di cui 27 laboratori di ricerca industriale, 24 centri e 6 parchi per l’innovazione .

Il premio START2B quest’anno viene assegnato a Wi-Next . L’onorificenza “mira alla valorizzazione di start-up a base tecnologica o a elevato contenuto di conoscenza che vogliano essere riconoscibili presso il pubblico, ottenere finanziamenti ed entrare in network con i soggetti che a vario titolo possono sostenerne la crescita e lo sviluppo”. L’impresa torinese offre servizi N.A.A.W. – Nuovo Apparato Autoconfigurabile Wireless: una sistema per la copertura wireless di zone anche molto dislocate o impossibilitate ad essere raggiunti dal segnale per la conformazione del territorio. Un’ottima tecnologia per occludere il tanto temuto digital divide .

Il team italo-elvetico di KHAMSA si occupa invece di privacy e crittografia. Loro infatti sviluppano “applicazioni crittografiche di ultima generazione per strumenti di impiego quotidiano quali la posta elettronica ed il telefono cellulare”. Il loro progetto è supportato da una personalità illustre: Paul Zimmermann, l’inventore del crittosistema globale PGP e del protocollo voip ZRTP . La sfida telefonica di Khamsa è proprio di sviluppare, assieme a Zimmermann, un clone di ZRTP che funzioni per sulle reti GSM.

Anche Microsoft ha il suo spazio nell’expo bolognese. Spazio ricoperto attraverso Beps Engineering , l’unico silver partner italiano di Windows Embedded. L’azienda di ingegneria torinese ha presentato al R2B alcuni sistemi provvisti di Windows Embedded. Uno di questi è l’evoluzione della normale cabina telefonica: Ambo!Web, in grado di effettuare videochiamate, conversazioni in chat, web-surfing, e-commerce e telefonate voip. Il dispositivo, già installato a Dubai, sarebbe utilizzabile a tutti gli effetti come un Internet Point e sarebbe utilizzabile offline a costo zero dai turisti per reperire informazioni locali. All’R2B Punto Informatico incontra anche qualcuno che delle macchine virtuali non vuole proprio sentire parlare. Un purista della programmazione, potrebbe dire qualcuno. Il riferimento esplicito è contro Java e la sua virtual machine , l’anice dei programmatori: chi la ama e chi la odia. Diamo la palla direttamente a Davide Orlando di Togunà Interactive , lo sviluppatore di i-muse: un software che permette di visualizzare su un palmare contenuti multimediali illustrati da una guida virtuale.

il logo di imuse Punto Informatico: Che cos’è i-muse?
Davide Orlando: i-muse è il nome che abbiamo dato al primo prodotto della nostra startup, Togunà Interactive Srl, fondata pochi mesi fa da cinque professionisti di Como. In realtà si tratta di una piattaforma, studiata e costruita affinché l’utente possa fruire di contenuti multimediali in maniera facile e intuitiva.
La prima applicazione della piattaforma è stata quindi molto naturale: i sistemi di videoguida per musei ed eventi espositivi.
Il software è stato scritto da me in C++, che mi occupo della parte tecnica, mentre la grafica è stata realizzata dal nostro Art Director Luca Fadigati; Paolo Sinigaglia e Samantha Vanossi si occupano dei contenuti multimediali, mentre Guido Panini delle attività di marketing.
Da quando abbiamo iniziato a lavorare insieme nel 2006, il progetto ha vinto alcuni premi e bandi, tanto piccoli quanto importanti e motivanti per poter proseguire il lavoro e infine avviare l’impresa.
Una volta completata e testata, abbiamo presentato la videoguida al convegno internazionale ICHIM 07 che si è tenuto l’Ottobre scorso a Toronto. Questo a dimostrazione del fatto che il mercato a cui ci rivolgiamo è internazionale, non solo italiano.

PI: Perché C++? Come mai questa scelta? Non sarebbe stato più semplice affidarsi a Java?
DO: Probabilmente sarebbe stato il contrario! Difficilmente credo sarei riuscito a sviluppare un software altrettanto performante e responsivo su dispositivi dotati di Windows Mobile e display VGA se avessi usato un linguaggio diverso da quello nativo. E poi la mia esperienza come sviluppatore di videogiochi si è basata esclusivamente su C e C++, per cui non ho nemmeno valutato alternative nella scelta del linguaggio.

PI: Windows Mobile: ci spieghi in due passi come un developer si adatta ad una nuova SDK
DO: Con un approccio di tipo top-down, esaminando strato per strato. Prima cerco di comprendere l’architettura generale della piattaforma, poi esamino le singole componenti e scendo tra i vari livelli di astrazione fino a dove è necessario per il progetto specifico. Anche i tool, se specifici per l’SDK, hanno il loro peso nella valutazione. Se la documentazione è fatta bene studio solo l’essenziale in quanto il resto lo cerco alla bisogna. Trovo che Apple abbia fatto un bel lavoro nel facilitare questo processo col loro SDK per l’iPhone.

PI: Ci hai detto che sicuramente porterai il software su iPhone. Hai già dato un’occhiata alla SDK? Cosa ne pensi del dispositivo Apple?
DO: L’iPhone è la piattaforma naturale su cui portare i-muse. Ce lo dicono spesso guardando lo stile della grafica, molto in linea con quella delle applicazioni che girano sul melafonino.
L’iPhone ha una risoluzione minore di quella del miglior palmare che usiamo per i-muse (320×480 contro 480×640), ma trovo che lo schermo sensibile allo sfioramento dia una sensazione d’uso unica al melafonino. Indipendentemente dal multitouch, il poter utilizzare un piccolo PC come l’iPhone con un solo dito è una scelta vincente. Con i-muse abbiamo adottato questa modalità d’uso fin dall’inizio, per cui sarà immediato trasferirla sull’iPhone una volta superato lo scoglio dell’esame dell’SDK. In seguito penseremo a se e come utilizzare le altre caratteristiche uniche del dispositivo, quali l’accelerometro e il multitouch. In occasione di R2B Punto Informatico ha fatto la conoscenza dei promotori di Italiana Software : un progetto nato e cresciuto all’interno dell’ Università di Bologna . Ci introducono al loro lavoro direttamente Claudio Guidi e Fabrizio Montesi.

Claudio Guidi – Fabrizio Montesi: JOLIE (Java Orchestration Language Interpreter Engine) è il risultato finale di anni di lavoro sulle Service-oriented Architectures (SOA): dallo studio di una teoria matematica formale sul paradigma a servizi che tengano conto dei vincoli del mondo reale siamo passati ad un’implementazione completa, riuscendo a mantenere l’astrazione del modello iniziale. Sono questi vantaggi di base che permettono al linguaggio di assumere un carattere estremamente innovativo, qualità che è già stata riconosciuta anche dal mondo industriale: le teorie sviluppate e JOLIE ci hanno permesso di vincere i premi “Start Cup Imola” (guadagnandoci l’incubazione all’interno del centro Innovami), “Ingenium” ed “I Tech Off” e di fondare italianaSoftware s.r.l., una società che offre servizi d’integrazione, progettazione e realizzazione di sistemi service-oriented proprio utilizzando JOLIE.

Punto Informatico: Quindi Jolie è…
CG e FM: JOLIE, al meglio della nostra conoscenza, è il primo linguaggio di programmazione completo che sfrutti interamente il nuovo ed emergente paradigma del Service-oriented Computing (SOC). JOLIE permette infatti di realizzare veri e propri servizi o di comporne di già esistenti per ottenere complessi workflow, offrendosi come uno strumento dalla sintassi intuitiva (simile a quelle di C e Java) e capace di gestire comunicazioni e manipolare dati strutturati (come, ad esempio, l’XML) con semplici primitive. Il linguaggio è innovativo anche dal punto di vista dell’integrazione di sistemi, rendendo trasparente al programmatore ed all’utente finale le modalità con cui le applicazioni comunicano.

PI: Che cos’è la SOA ?
CG e FM: Service-oriented Architecture è un nuovo modo di concepire il software distribuito, basato sui servizi. Le SOA elevano l’astrazione (indipendenza dalla realizzazione) del software dal punto di vista architetturale, portandolo a nuovi livelli di componibilità, integrazione e riutilizzo.

PI: E i web services?
CG e FM: Tecnicamente il termine “Web Services” (WS) rappresenta un set di specifiche e tecnologie, basate sullo standard XML, per l’implementazione di una SOA. JOLIE supporta attualmente le specifiche Web Services base ed è in continuo sviluppo il supporto alle loro estensioni.

PI: Cos’ha di nuovo Jolie?
CG e FM: JOLIE offre tre vantaggi principali: interoperabilità con tutte le principali piattaforme, così da poter implementare ovunque un’infrastruttura SOA; possibilità di ammodernare a costi contenuti sistemi legacy all’interno di nuove infrastrutture SOA; semplicità di utilizzo, grazie alla quale vengono abbattuti i tempi di formazione e di sviluppo rispetto alle attuali tecnologie.

a cura di Enrico “Fr4nk” Giancipoli

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Pubblicato il
17 giu 2008
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