Il futuro di Bill, 33 anni dopo

Il futuro di Bill, 33 anni dopo

William H. Gates III lascia Microsoft per la sua Foundation. Non mancherà di tenere d'occhio i suoi progetti preferiti e resterà proprietario di una fetta importante dell'azienda che ha fondato. E che non ha mancato di frustare quando necessario
William H. Gates III lascia Microsoft per la sua Foundation. Non mancherà di tenere d'occhio i suoi progetti preferiti e resterà proprietario di una fetta importante dell'azienda che ha fondato. E che non ha mancato di frustare quando necessario

Era il 1975 quando un giovane Bill Gates abbandonava l’Università di Harvard per fondare Microsoft ad Albuquerque assieme al suo compagno di studi Paul Allen. Ci sarebbero voluti soltanto tre anni per arrivare al primo milione di dollari di guadagni , quindici per il primo miliardo. Oggi, 33 anni dopo, Bill Gates è pronto a lasciare anche Microsoft. Un addio che si consuma oggi, ma che per molti aspetti sarà un addio solo a metà.

È vero, Bill lascerà il suo impegno quotidiano in quel di Redmond. Ufficialmente, lo fa per dedicarsi con più attenzione all’ attività di beneficenza messa in campo dalla sua fondazione , diretta assieme alla moglie, che punta tra l’altro a migliorare le condizioni di vita nei paesi africani meno sviluppati. Gates, tuttavia, conserverà sia la poltrona di presidente, sia la più grande fetta di azioni Microsoft detenute da un singolo investitore: senza contare il suo impegno nello sviluppo di una branca potenzialmente dirompente della ricerca targata BigM, le interfacce naturali .

Da sempre, il pallino di Gates sono stati i metodi alternativi di input per i personal computer. Non che Bill voglia mandare in soffitta tastiera e mouse : per questi due, per molti anni ancora, ci sarà senz’altro moltissimo spazio sulle scrivanie di mezzo mondo, senza contare che – come sottolineano gli esperti – restano senz’altro due dei metodi più rapidi per inserire informazioni all’interno della memoria di un calcolatore. Quello a cui punta Gates è piuttosto il rilancio della sua visione, che passa attraverso tablet PC e tavolini avveniristici .

Il nuovo impiego di Bill Dietro i laptop dotati di pennino prodotti da molti marchi di prima grandezza, c’è senza senza dubbio lo zampino di Gates: lui stesso racconta di essere un utente affezionato di un tablet PC, che utilizza per tutto il suo lavoro e grazie al quale ha detto addio alla carta e all’inchiostro. Solo qualche mese fa , durante una conferenza a Berlino, spiegava che anche la figlia ne utilizza uno a scuola, così come tutti i suoi compagni, a dimostrazione di come un computer siffatto possa anche rendere obsoleti i libri di testo .

Poi ci sono le interfacce touch , come quella messa in campo da Apple con il suo iPhone e replicata in grande anche da Microsoft prima con Surface e poi con il muro-lavagna per i businessman. Anche questa è una idea affascinante dal punto di vista tecnologico, e anche in questo caso il contributo di Gates nel suo sviluppo è più che probabile . Bill resterà senz’altro coinvolto in qualche modo nelle attività di questi gruppi di ricerca, anche se il suo ruolo effettivo, al momento, resta un’incognita. Altra incognita, per altro, resta l’impatto che avranno le dimissioni di Gates sull’attività di Microsoft su scala globale. La sua figura viene accostata a quella di Edison o di Henry Ford , per via del ruolo svolto nel trasformare l’informatica da un oggetto oscuro e riservato agli addetti ai lavori ad un fenomeno di massa: ed è proprio questa sua capacità di garantire alla sua azienda la visione del mercato e dei suoi bisogni, unita alla sua indiscutibile spregiudicata conduzione degli affari, che dalla fine del mese mancherà a BigM.

Un lavoro di squadra

Gli analisti per una volta concordano su di un punto: il ruolo di Gates non sarà ricoperto da un uomo solo , William H. non potrà essere semplicemente rimpiazzato da un Steve Ballmer o da un Ray Ozzie qualsiasi. Un po’ per via delle sue virtù personali, un po’ perché nel frattempo le sue mansioni sono diventate davvero troppe per essere gestite da una sola figura. A mancare sarà anche la frusta di Bill , come quella che nel 2003 lo spinse a scrivere una durissima lettera al suo staff lamentandosi della “insostenibile pesantezza del sito di Microsoft” e dell'”ingombro” dei suoi prodotti. Una lettera emersa in queste ore e che è probabilmente solo l’esempio di un aspetto della sua leadership: a gente come Jim Allchin, e altri, Bill esprimeva tutta la propria frustrazione nel tentare di scaricare dal sito Microsoft software e driver, del mancato funzionamento del motore di ricerca, dell’insensata inusabilità dell’area download.

Tutto questo mancherà. Ma, come largamente anticipato, ci sarà più spazio per Ballmer nella conduzione degli affari, per Ozzie e per Craig Mundie sui fronti tecnologici. A questi ultimi si uniranno i technical fellows , 22 scienziati informatici al soldo di BigM per sviluppare i prodotti attinenti ai rispettivi campi di specializzazione, grazie alle rispettive riconosciute capacità.

Un suggestivo fan club

In ogni caso, il profilo di Microsoft negli anni a venire cambierà . Vista è stato il primo OS dell’era di transizione, Windows 7 sarà il primo di quella post-Gates. E poi ci sarà la probabile accelerazione nel campo delle web-application, con il confronto con Google che si fa sempre più acceso e ampio. Infine, c’è sempre l’alternativa Jobs : tornare dopo anni di esilio e rifondare quanto si era già provveduto a costruire. Chissà se Bill, nel caso, ci farebbe un pensierino.

Luca Annunziata

( fonte immagini )

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Pubblicato il
27 giu 2008
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