Niente open source al Ministero dell'Interno

Niente open source al Ministero dell'Interno

Una circolare che riguarda il voto degli italiani all'estero spiega che l'utilizzo web dei sistemi informatici è riservato a piattaforme esclusivamente proprietarie. Caso che ricorda quello del Ministero dell'Economia
Una circolare che riguarda il voto degli italiani all'estero spiega che l'utilizzo web dei sistemi informatici è riservato a piattaforme esclusivamente proprietarie. Caso che ricorda quello del Ministero dell'Economia


Roma – Nei giorni in cui è stata istituita la Commissione che dovrà valutare l’utilizzo dell’open source nella Pubblica Amministrazione, risalta con chiaro contrasto quanto previsto dalla circolare n. 22/2002 del 14 ottobre di quest’anno, una circolare che prevede esplicitamente il solo utilizzo di piattaforme proprietarie.

La circolare è del Ministero dell’Interno ed è relativa alla creazione dell’elenco degli italiani residenti all’estero, e prevede una serie di precisazioni e chiarimenti per i comuni ai fini della gestione informatizzata dell’AIRE (l’Anagrafe degli italiani residenti all’estero).

“Nel sottolineare l’esigenza di realizzare in tempi brevi l’Elenco di cui all’oggetto – si legge nella circolare – al fine di garantire l’esercizio del diritto di voto per corrispondenza (…) si pregano le SS.LL. di voler adeguatamente sensibilizzare i Sigg.ri Sindaci sulla questione, invitandoli a dare immediata ed esatta attuazione a quanto disposto con la predetta circolare e a dotare gli uffici incaricati della gestione dell’AIRE, ove già non ne dispongano, di una struttura tecnica dedicata, anche al fine della trasmissione dall’inizio del prossimo anno degli aggiornamenti all’AIRE centrale via Web-mail che, a garanzia della sicurezza interna del comune, deve prevedere le seguenti risorse:

un PC con un sistema operativo Microsoft Windows 2000 professional o Windows XP professional, processore Pentium 3 e 256 MB di Ram;
un accesso ad Internet ed un browser che supporti Java script.”

La circolare poi prosegue con altre specifiche tecniche consigliando, per esempio, l’acquisto di un certo tipo di infrastruttura hardware per la gestione del tutto e elencando i dettagli della connettività internet.

Una circolare, dunque, che ricorda da vicino quanto Punto Informatico scovò sul sito del Ministero del Tesoro lo scorso marzo, quando in una gara pubblica d’appalto si escludevano esplicitamente le piattaforme realizzate con Software Libero. Un caso che scatenò poi un aspro dibattito con interventi anche di autorevoli esponenti politici.

Si tratta, nel loro insieme, evidentemente, di due vicende che segnalano quanto sarà difficile diffondere l’open source nella PA, se la Commissione che sta valutando questa possibilità dovesse decidere che questa è la cosa da fare…

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Pubblicato il
13 nov 2002
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