WebTheatre/ Screencast, la nuova frontiera del video online

WebTheatre/ Screencast, la nuova frontiera del video online

di Gabriele Niola - Un nuovo linguaggio basato su mezzi vecchiotti. Tre esempi che testimoniano la nascita di un trend
di Gabriele Niola - Un nuovo linguaggio basato su mezzi vecchiotti. Tre esempi che testimoniano la nascita di un trend

Si chiama screencast e sta al video come lo screenshot sta alla fotografia. Qualsiasi video sia fatto con le immagini delle schermate di un computer è in screencasting e benchè i software per compiere tale operazione esistano da parecchio (metà anni ’90), solo nell’epoca recente della condivisione video in rete lo screencasting è emerso come linguaggio video a se stante.

Se però fino a qualche tempo fa questo tipo di messa in scena era utilizzata principalmente per i tutorial, ultimamente lo screencasting si sta rivelando un sistema diverso e alternativo di fare qualsiasi tipo di video. Lungi dall’essere un genere a sé dunque lo screencasting è un modo nuovo di fare cose vecchie , un sistema creativo che palesemente guarda al mondo della rete e che ha delle regole ed un linguaggio tutto suo.

Ma finché non lo si vede non si capisce il potere innovativo del racconto in screencasting. Molti sono i video usciti ultimamente, tuttavia per praticità occorre ridurre il campo a tre esempi molto calzanti (embeddati in fondo come al solito).

Il primo si chiama The Monitor , è frutto di un’idea di John Pavlus , è una serie patrocinata da Scientific American e costituisce la versione evoluta dei video didattici.
Non è un tutorial ma più un video di divulgazione scientifica eppure non ha nulla a che vedere con quanto veniva fatto in televisione. Come è tipico della comunicazione in rete, The Monitor ha infatti un taglio molto più informale e meno ingessato di quello che si vede solitamente, dialoga con lo spettatore in maniera dinamica e ironica, saturando la sua voglia di informazioni (è pur sempre un video didattico) in molte maniere e sincronicamente. Nel monitor che appare ci sono sempre diverse finestre aperte di cui una con il conduttore che parla e altre con altri video o altre immagini relative a ciò che viene raccontato.
È il multitasking messo in pratica , se usando Internet siamo abituati a fare più cose contemporaneamente allora possiamo anche guardarne molte contemporaneamente.

Più canonico come risultato ma lo stesso innovativo per come applica il concetto di screencasting a scenari diversi da quelli soliti è il videoclip diretto da Dennis Liu per la canzone “Again And Again” di The Bird and the Beès.
Come spesso accade nei video musicali, c’è la cantante ripresa mentre canta (o i musicisti mentre suonano) e vi sono affiancate immagini diverse ed evocative. Solo che con lo screencasting le immagini non si susseguono come con il montaggio tradizionale ma si affiancano contemporaneamente come si fa con lo split screen (quando lo schermo si divide in due o più parti). In questo modo le possibilità di spostamento e modifica delle diverse finestre diventano infinite.
“Again And Again” è un videoclip di una canzone e il risultato è solamente molto impressionante e avvincente, ma non ancora foriero di novità sostanziali. Infatti il video, nonostante sia ben fatto, rapido, ritmato e indubbiamente carino, non usa lo screencast come mezzo per trasmettere idee o significati impossibili con un tipo di messa in scena canonica. Tuttavia, come spesso accade per i video in rete che sono interessanti e nuovi ma poco significativi, costituisce una base per i futuri esperimenti, un punto di partenza magari poco sconvolgente ma comunque importante per come può condizionare il percorso che prende questo tipo di linguaggio.

Ma la cosa migliore che finora è stata fatta in screencasting è sicuramente You Suck At Photoshop , una divertentissima web serie interamente realizzata con immagini dello schermo ideata da Troy Hitch e Matt Bledsoe (due ex pubblicitari che lavorano con il nome di Big Fat Brain) e distribuita sotto il logo di My Damn Channel .
Il serial è composto da due stagioni (al momento sta prendendo il via la terza) e dovrebbe essere semplicemente una serie di tutorial su Photoshop. Le puntate infatti sono girate in tempo reale (ma probabilmente l’audio è mixato in seguito) e durano in media 6 minuti. In ogni episodio il protagonista non riesce mai a mostrare fino in fondo le tecniche che dovrebbe insegnare per l’irrompere della sua vita privata e di alcuni eventi imprevisti (come le improvvise e indesiderate telefonate via Skype con un fantomatico amico di gilda, che si è anche guadagnato uno spin off tutto per sè, sempre in screencasting).
Alla novità dello screencast si affianca una verve comica non comune e un modo avvincente di raccontare senza mostrare. Essendo tutta la serie in screencasting non vediamo mai i protagonisti ma ne intuiamo le disavventure (c’è un preciso filo conduttore) in maniera molto raffinata attraverso la voce del protagonista o attraverso le variazioni di schermo, applicazioni, sfondo e PC.

THE MONITOR

AGAIN AND AGAIN

YOU SUCK AT PHOTOSHOP

Gabriele Niola
Il blog di G.N.

I precedenti scenari di G.N. sono disponibili a questo indirizzo

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Pubblicato il 11 lug 2008
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