Io sono un piccolo rom

Io sono un piccolo rom

di Marco Calamari - La schedatura dei bimbi come la sorveglianza dei netizen. Due azioni mediatiche dello stesso segno, una reazione e l'inerzia
di Marco Calamari - La schedatura dei bimbi come la sorveglianza dei netizen. Due azioni mediatiche dello stesso segno, una reazione e l'inerzia

Io sono un bambino rom. Ci sono arrivato solo oggi. Oddio, è pur vero che esistono alcune differenze secondarie nel peso, negli anni, in alcuni particolari genetici e nella cultura in cui sono stato allevato. Ma la sostanza rimane: io ed un piccolo rom siamo uguali.

Ambedue apparteniamo ad una minoranza etnica che viene discriminata in quanto tale.
Ambedue apparteniamo ad un gruppo di persone verso cui vengono intraprese iniziative delle quali l’aspetto mediatico è quello principale, ed in cui ragionevolezza, efficacia e giustizia sono considerazioni secondarie.
Ambedue siamo vittime di questioni usate in maniera strumentale per fini poco chiari quando non addirittura perversi.

Ah dimenticavo, siamo anche di due popoli diversi, ma pure questo conta poco.
Il suo popolo rom ha radici poco a nordest di casa mia.
Il mio popolo della Rete ha le sue radici in Internet.
Perciò io ho lo stesso diritto di un bambino rom ad essere protetto nella mia dignità di persona e nella mia privacy!

Anche il mio è un popolo perseguitato, malgrado sia formato da gente normale, in cui le percentuali di criminali e di santi non sono diverse da quelli di altri sottogruppi passati e presenti dell’umanità, babilonesi, magistrati, rom, deputati, aviatori e trappisti. Appartengo ad un popolo perseguitato da una schedatura di massa che non ha eguali nella storia dell’umanità, molto superiore al semplice prelievo delle impronte digitali proposto per i bambini rom.

È strano però che una violazione dei diritti che suscita indignazione se compiuta verso un bambino rom non provochi la stessa reazione se fatta verso un cittadino della Rete, o se preferite, visto che ho la doppia cittadinanza, contro un cittadino italiano. Mentre un’indignazione internazionale ha risposto all’iniziativa sul prelievo delle impronte digitali proposta da un ministro italiano, la schedatura di massa perpetrata fin dal 2005 dal famigerato Decreto Pisanu nei confronti di tutti i cittadini italiani sembra una cosa normale?

Spero, dopo questa piccola dimostrazione, che tutti coloro che si sono strappate le vesti per i piccoli rom si affretteranno a fare lo stesso per i poveri bambini della Rete, difendendo anche la loro privacy.

Sennò spiegatemi la differenza. Fatemi capire. Ormai sono confuso.

Marco Calamari

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Pubblicato il 11 lug 2008
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