URL errate, anche il Canada lo fa strano

URL errate, anche il Canada lo fa strano

Le pagine di errore DNS non sono certo un'esclusiva italiana: anche gli ISP canadesi ci danno dentro, con advertising a tutta manetta. OpenDNS? Gongola per i suoi redirect
Le pagine di errore DNS non sono certo un'esclusiva italiana: anche gli ISP canadesi ci danno dentro, con advertising a tutta manetta. OpenDNS? Gongola per i suoi redirect

La storia è sempre la stessa: la digitazione di un URL sbagliato nella barra degli indirizzi del browser, la connessione che viene dirottata su una pagina a cui non si aveva intenzione di approdare, le critiche degli utenti per la trovata ideata dal provider senza consenso preventivo . Dopo le recenti critiche rivolte contro Telecom in Italia a guadagnare l’onore delle cronache è il provider canadese Rogers , intento ad “aiutare” gli utenti persi nei marosi del web con tanto di consigli per gli acquisti.

Il servizio non richiesto si chiama ufficialmente Rogers Supported Search Results , e nasce dalla stretta integrazione tra i server DNS dell’ISP e le appliance Yahoo! per la ricerca “alternativa” al dominio digitato nell’URL e la somministrazione di advertising contestualizzato a chi voleva finire su un sito ma ha sbagliato la digitazione dell’indirizzo. Un servizio, spiega Rogers, “pensato per migliorare l’esperienza di web surfing eliminando molte delle pagine di errore che si incontrano durante la navigazione”, ma che non sembra essere stato accolto con gioia da alcuni utenti.

Utenti che sul blog dell’esperto Michael Geist si sfogano , chiedono spiegazioni, parlano di incompatibilità, problemi e della perdita di clientela che eventualmente dovrà subire Rogers a causa dell’implementazione del nuovo “servizio”. L’ISP prevede la possibilità di fare opt-out , dice Geist, ma gli utenti rispondono che la cancellazione del redirect è solo parziale , essendo basata sul rilascio di un cookie del browser in locale.

Il redirect dei domini DNS erroneamente digitati non è certo una novità di questi giorni: a far più rumore di ogni altro caso fu il servizio SiteFinder di VeriSign , finito prima nel mirino di ICANN e poi chiuso dal gigante delle certificazioni online.

Gli utenti non sembrano essere particolarmente felici nello scoprire che il proprio ISP gioca con la trasparenza della propria connessione, propinando pubblicità indesiderata e dirottando il browser su pagine custom che non si intendeva raggiungere. Chi invece nella faccenda ci sguazza è il servizio alternativo di risoluzione dei nomi di dominio noto come OpenDNS .

OpenDNS, ricorda TechCrunch , nasce soprattutto con lo scopo di offrire gratuitamente un meccanismo di filtering dei contenuti indesiderati quali porno, spam e siti spara-malware, dirottando la connessione su una pagina personalizzata contenente anch’essa risultati di ricerca alternativi e advertising contestuale. L’enorme e sostanziale differenza è che OpenDNS lo fa solo dietro esplicito interesse e richiesta dell’utente .

Un advertising che secondo le stime frutta alla società qualcosa come 20mila dollari al giorno, e che permette appunto di offrire i servizi di filtering delle pagine web gratuitamente. Una soluzione adottata già da centinaia di migliaia di utenti aziendali e privati che, se non risulta dissimile nei risultati alle pagine “velenose” degli ISP, offre in cambio la possibilità di una connessione più sicura e davvero “migliore” , con buona pace della canadese Rogers, forse interessata ad accalappiare almeno una parte di quelle entrate.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
22 lug 2008
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