Abaco, un PC italiano grande un Atom

Abaco, un PC italiano grande un Atom

Un sistema pensato per chi si avvicina al computer per la prima volta, o che desidera un sistema semplice da usare. E sfrutta la tecnologia più moderna. Punto Informatico ne parla con gli ideatori italiani
Un sistema pensato per chi si avvicina al computer per la prima volta, o che desidera un sistema semplice da usare. E sfrutta la tecnologia più moderna. Punto Informatico ne parla con gli ideatori italiani

Piccolo, leggero e open source. Racchiusi in queste tre parole ci sono il cuore e l’anima di Abaco , il sistema assemblato da una piccola azienda milanese, Acab SRL , che in contemporanea con l’uscita sul mercato del nuovo processore Intel pensato per la mobilità – Atom – ha rilasciato un desktop compatto basato su questa CPU, equipaggiato con sistema operativo Linux, pensato per offrire grandi prestazioni ad un piccolo costo.

Abaco versione dekstop Ma come nasce l’idea di Abaco? Punto Informatico lo ha chiesto ai diretti interessati, che spiegano che si tratta di una storia lunga: “Potremmo dire che prende avvio alcuni anni fa da riflessioni legate al mondo della scuola. Il nostro impegno principale è stato innanzitutto quello di promuovere la tecnologia all’interno dell’ambito scolastico, affiancando docenti e tecnici di laboratorio in tutte quelle problematiche relative al mondo tecnologico “.

Molto spesso, spiegano, il rinnovo o l’allestimento di nuovi laboratori informatici finisce per diventare “motivo di stress e fonte di problemi legati ad un mercato poco trasparente e scarsamente lungimirante: speculare sulle scuole è quanto di più miope si possa fare, e ne vediamo chiaramente i frutti, rispetto alla scuola e relativamente alla serietà del mercato informatico italiano”. Meglio, semmai, puntare “all’integrazione di metodologie didattiche improntate a un uso sano e il più possibile consapevole delle tecnologie in senso ampio”.

Spazio, dunque, ad una piattaforma hardware semplice da gestire e dalle prestazioni adeguate: processore Atom da 1,6 GHz, 1 giga di RAM, hard disk da 250 gigabyte e un masterizzatore DVD di tipo slim come quello montato sui portatili. Scheda grafica e scheda di rete sono integrate sulla scheda madre, e garantiscono prestazioni proporzionate ad un uso di studio e di ufficio, e sulla motherboard si trovano pure uno slot PCI, 6 porte USB e le porte seriali e parallele. Dal case, piccolo ma non troppo e che si può tenere in verticale o in orizzontale, resta fuori l’alimentatore: un po’ come succede con il Mac Mini e con molti computer dal formato estremamente ridotto. Assente ingiustificata, un’antenna per la connessione WiFi .

Abaco, forse, non ha potenza da vendere, ma è in grado di offrire il giusto ad una precisa fetta di utenti: “Il lavoro svolto nell’arco di quasi un decennio con migliaia di insegnanti di tutta Italia e non solo – proseguono quelli di Acab SRL – ha fatto nascere l’idea di Abaco. Abbiamo dovuto riconoscere che un particolare apparentemente banale sembrava ricollegare magicamente tutti i discorsi e le differenti attitudini: tutti sembravano chiedere macchine semplici, con prestazioni ordinarie ma affidabili ed economiche, che offrissero solo ciò che realmente serve alla scuola e ad una ben precisa fetta di utilizzatori, quelli cioè che ancora non conoscono il computer”.

La scelta dei componenti garantisce quindi di navigare, scrivere una email o una tesina, guardare foto e video in assoluta tranquillità. E non è un caso neppure la scelta di Ubuntu come sistema operativo: “Non è stata dettata soltanto dai costi legati alla licenza – raccontano – è più che altro una posizione motivata dalle nostre attitudini culturali in quanto gruppo estremamente variegato di tecnofili, e non ultimo dalle speranze per un’evoluzione democratica della società digitale contemporanea”. In ogni caso, installare Ubuntu su Abaco non è una scelta dettata da un giudizio operato sulle altre distribuzioni: “La guerra delle distro è qualcosa che ci fa riflettere da sempre e di cui non sottoscriviamo né lo stile né i cosiddetti modelli culturali retrostanti”. La scelta è stata piuttosto dettata dalle esigenze dell’utente finale : “Ci siamo basati, ad esempio, sulla quantità (e qualità) di programmi installati: Ubuntu rende disponibile il minimo indispensabile, e questo crediamo aiuti già moltissimo gli utenti meno tech-savvy . Inoltre, Ubuntu è la distro che più d’ogni altra ci sembra offrire servizi di qualità a supporto dell’utente finale”.

Abaco in piedi Gli studenti, come chi si avvicina al computer per la prima volta, familiarizzano con un sistema libero invece di uno proprietario: “Quale situazione migliore – si chiedono ad Acab – per dimostrare una volta per tutte che Linux non è poi così difficile da utilizzare come ovunque si continua a dire? Se un ragazzo, o ancor meglio un adulto magari neppure giovanissimo, riesce ad utilizzare con successo Ubuntu per tutte le sue necessità, e dopo di lui ne arriva un altro, e poi un altro, e poi un altro ancora… Vorrebbe dire che qualcosa potrebbe finalmente iniziare a muoversi davvero, vorrebbe dire che Linux ce la può fare sul serio e non solo rispetto all’ambito autoreferenziale degli smanettoni e di qualche sporadico illuminato barricadiero”.

I papà di Abaco si dichiarano “convinti sostenitori del software libero e della filosofia da cui prende le mosse”, tanto da porre quasi in secondo piano il successo commerciale del loro prodotto. Come piccola e giovane realtà locale, persino l’approvvigionamento delle nuovissime CPU Atom non è stato tanto semplice: “Diciamo che per noi, in quanto piccola realtà composta principalmente da giovani appassionati informatici senza grandi attitudini ed esperienza commerciale, è stato sicuramente impegnativo, una piccola scommessa che per ora sembra sia possibile poter vincere”.

Tra le altre doti del piccolo PC, oltre alla economicità ( costa 299 euro – tastiera, mouse e monitor esclusi) c’è anche il basso consumo: “Abaco consuma da un minimo di 30W ad un massimo di 40W. Rispetto alla soluzione con Celeron 1.33 (quella utilizzata in precedenza), i consumi sono leggermente diminuiti (circa 5W di media), con prestazioni decisamente migliori”. Stimando in 33,5 watt il consumo medio del computer, il risparmio rispetto ad un desktop medio – che si assesta attorno ai 150W – potrebbe ridurre ad un quinto l’impatto del PC sulla bolletta . E ci sono anche altri aspetti sui quali Abaco fa segnare altri punti a suo favore: “È silenzioso come un computer portatile, e non si può certo dire lo stesso per la maggior parte delle soluzioni disponibili sul mercato”.

Oltre al sistema desktop fin qui descritto, ci sono poi altre due possibilità per dotarsi di un Abaco: un thin client o un developer kit . “Sono soluzioni per tre diverse tipologie di utenza – spiegano da Acab – con esigenze molto differenti: il desktop è pensato per gli utenti finali ancora poco esperti, orientati ad un ambito di utilizzo principalmente casalingo. Il thin-client è, almeno per ora, d’interesse primario per le scuole e la piccola impresa, che possono così beneficiare di soluzioni terminal-server (con l’ottima
Edubuntu ad esempio). Infine, con il developer kit vogliamo attrarre coloro che puntano a costruirsi da sé il proprio PC”.

Messo un punto nell’ambito desktop, Abaco è pronto ad andare anche oltre : “Stiamo testando diverse soluzioni, come ad esempio l’uso di memorie a stato solido e differenti tipologie di lettori ottici. Avremo sicuramente, e speriamo ovviamente a breve, un prodotto specifico per l’home entertainment mentre stiamo tuttora valutando quali potrebbero essere le idee migliori per accedere al mercato mobile”. In quel di Milano, quindi, non si sta con le mani in mano.

Guai però a considerare questi sforzi come il prodotto di una mera operazione commerciale: “Abaco è un progetto, un’idea imprenditoriale basata su valori etici e culturali ben precisi, profondamente connessa all’idea di software libero e che punta a sviluppare un’importante sinergia: partecipare alla crescita del settore, in termini di diffusione e di qualità”. In parallelo all’hardware sono in lavorazione “progetti in Python legati al mondo educativo, che verranno rilasciati sotto GPL”: lo scopo è riuscire “a crescere a nostra volta grazie al software libero, beneficiando di ciò che già esiste e puntando a valorizzarlo, diffonderlo ed evolverlo”.

a cura di Luca Annunziata

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Pubblicato il
23 lug 2008
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