Il futuro di Intel, tra microbot ed energia senza fili

Il futuro di Intel, tra microbot ed energia senza fili

Il numero uno al mondo dei microprocessori guarda alla frontiera della tecnologia. Studiando nuovi approcci alla robotica, ai computer e alle fonti di elettricità libere da cavi e vincoli fisici
Il numero uno al mondo dei microprocessori guarda alla frontiera della tecnologia. Studiando nuovi approcci alla robotica, ai computer e alle fonti di elettricità libere da cavi e vincoli fisici

Dall’alto della sua posizione privilegiata, il chipmaker di Santa Clara si può permettere di dettare l’agenda delle tecnologie informatiche per i prossimi anni ma anche di guardare un po’ più in là, immaginando i possibili scenari delle macchine intelligenti di qui a cinque decadi . Nel 2050, ha sostenuto il CTO di Intel Justin Rattner all’ Intel Developer Forum di San Francisco, il divario tra le capacità senzienti degli umani e degli automi sarà assai sfumata.

Tra l’apocalittico e il positivista, Rattner avvisa che, con i ritmi esponenziali di accelerazione dell’avanzamento tecnologico che caratterizzano il mondo moderno (e ovviamente aziende particolarmente all’avanguardia come Intel), “le macchine potrebbero persino superare gli umani nella loro abilità di ragionare, in un futuro non troppo distante”.

Macchine che, idealmente, rappresentano il punto di arrivo delle attuali tecnologie senzienti , sparse in un coacervo ancora indistinguibile e granulare fatto di microprocessori Core , cervelli di console per l’intrattenimento e handheld a cui affidare la propria vita, dalla lista degli impegni agli archivi delle comunicazioni con parenti e colleghi.

In prospettiva di questa evoluzione, Intel sta sperimentando su una unità di computing fondamentale chiamata “catom”: un robot dalle dimensioni microscopiche dotato di microprocessore e memoria, ma soprattutto della capacità di adattarsi ai “comandi” esterni, dettati attraverso un campo elettromagnetico, per fondersi con milioni di propri simili creando varie forme tridimensionali.

Uno sciame di “catomi”, preconizza Rattner, sarà in grado di generare dal nulla un automa, un computer, un dispositivo portatile o perché no, persino la replica di essere umano. Qualcosa insomma di molto simile a quanto richiesto dal DARPA , ed evocato dalla fantascienza cinematografica già due decenni or sono con Terminator II: il giorno del giudizio .

“Che cosa si potrebbe fare se queste macchine avessero una piccola quantità di intelligenza – ha chiesto Rattner al pubblico dell’IDF – e potessero assemblarsi in varie forme e fossero capaci di movimento e locomozione?”. Intel ha cominciato a sperimentare con catomi delle dimensioni di qualche pollice, ma sfruttando la stessa tecnica litografica per la produzione delle CPU la società spera di raggiungere col tempo dimensioni millimetriche e una scala di produzione industriale .

CPU avanzate, transistor 3D, catomi, Intel non si risparmia nulla nella corsa al progresso senza freni e al mantenimento della leadership tecnologica della civiltà delle macchine intelligenti. Un altro importante tassello della rivoluzione prossima ventura risiede, secondo il chipmaker, nella piena indipendenza dei dispositivi hi-tech dalla necessità di ricaricarsi di energia attraverso un collegamento fisico alle fonti di approvvigionamento elettrico.

Sfruttando i principi già enunciati dagli scienziati del MIT, i ricercatori Intel stanno alacremente lavorando su un Wireless Resonant Energy Link (WREL), in grado di ricaricare aggeggi elettrici ed elettronici a distanza. Il sistema sfrutta la risonanza che viene a formarsi tra una coppia di componenti wireless che trasmettono sulla stressa frequenza dello spettro elettromagnetico . Nella stessa misura in cui un soprano è in grado di infrangere il cristallo di un bicchiere con un acuto, così un link WREL potrebbe ricaricare batterie di laptop, cellulari e quant’altro abbisogni di energia elettrica per mantenere la propria funzionalità on the road .

Catomi a parte, il WREL è probabilmente la frontiera tecnologica prevista da Intel con maggiori possibilità di concretizzarsi da qui a pochi anni: all’IDF Rattner ha dato dimostrazione del fatto che è già possibile alimentare una lampadina da 60 watt senza alcun collegamento fisico alla rete elettrica, una quantità di energia più che sufficiente a ricaricare – in una ipotetica rete di hot-spot energetici sparsi nei negozi, a lavoro, in casa alla maniera degli attuali hot spot WiFi – un laptop medio.

Alfonso Maruccia

Link copiato negli appunti

Ti potrebbe interessare

Pubblicato il
27 ago 2008
Link copiato negli appunti