L'hi-tech che sporcherà meno l'Europa

L'hi-tech che sporcherà meno l'Europa

di A. Massucci - Passa quasi sotto silenzio una normativa UE che è destinata a rivoluzionare lo smaltimento dei rifiuti tecnologici. Resta da vedere se le imprese dell'hi-tech vorranno collaborare e se chi compra vorrà spendere di più
di A. Massucci - Passa quasi sotto silenzio una normativa UE che è destinata a rivoluzionare lo smaltimento dei rifiuti tecnologici. Resta da vedere se le imprese dell'hi-tech vorranno collaborare e se chi compra vorrà spendere di più


Roma – L’idea è senza dubbio lodevole: liberare le discariche non attrezzate di tonnellate di materiali pesanti contenuti nei rifiuti tecnologici, ergo ridurre il più possibile l’impatto ambientale dello smaltimento di computer, server, impianti stereo e via dicendo. Un obiettivo al centro di una imminente legge dell’Unione Europea.

Il dispositivo fondamentale della normativa prevede che i produttori di elettronica di consumo e hi-tech siano responsabili dello smaltimento delle proprie macchine. Non saranno più soltanto alcune isolate aziende a proporre programmi speciali di riciclaggio ai pochi consumatori che si curano delle dinamiche ambientali, dovranno farlo tutte.

Secondo i proponenti della direttiva, che ha ottenuto l’appoggio del mondo ecologista e ambientalista fin dal primo apparire della proposta, quando la nuova legge verrà adottata si riuscirà a gestire ogni anno almeno un milione di tonnellate di rifiuti, che contengono grandi quantità di materiali tossici per l’ambiente e che oggi vengono smaltiti, per modo di dire, negli impianti generalisti tradizionali.

Tutto bene dunque? Forse. Sebbene si dia per scontato che il Parlamento Europeo darà il suo ok al provvedimento, non è ancora chiaro come vorranno reagire le aziende produttrici. Lo scorso aprile, infatti, sotto la guida di HP i produttori protestarono vivacemente contro questa nuova normativa, in quanto per loro penalizzante. E questo non perché non vogliano assumersi le proprie responsabilità, come qualche maligno potrebbe pensare, ma perché era previsto dalla direttiva che le strutture dei produttori avrebbero dovuto occuparsi anche di scorie prodotte da aziende non più in vita o fallite, con aggravi di costi e di operatività.

Nella nuova formulazione la normativa parla, invero con una certa vaghezza, della costituzione di un fondo per i cosiddetti “abbandoni”, cioè rifiuti che non hanno più una mamma né un papà che possa occuparsi di loro.

Tra le nubi di questa legge ci sono anche i tempi di attuazione. Se è vero che dopo il via libera dell’europarlamento gli stati membri dovranno adottare la normativa entro 18 mesi, è anche vero che questa raccolta speciale dei rifiuti hi-tech, appositamente marchiati dalle aziende produttrici, non partirà nei paesi europei prima del 2007.

Non solo. Nella direttiva si fa esplicito riferimento al fatto che saranno i consumatori a finanziare il riciclaggio quando compreranno i prodotti. Un elemento che andrà chiarito, visti i già pesanti tributi che pesano sull’acquisto di computer e dintorni…

Alberigo Massucci

ps. da non perdere lo speciale di SiliconValley.com sui rifiuti hi-tech della Valle del Silicio.

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Pubblicato il
25 nov 2002
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