Italia, la rete non è a rischio

Italia, la rete non è a rischio

di Gilberto Mondi - O almeno così dicono, pur guardando quello che è accaduto in casa Telecom due giorni fa, quando mezzo popolo di navigatori s'è arenato sulle secche. Meglio dimenticare subito
di Gilberto Mondi - O almeno così dicono, pur guardando quello che è accaduto in casa Telecom due giorni fa, quando mezzo popolo di navigatori s'è arenato sulle secche. Meglio dimenticare subito


Roma – La buona notizia è che può anche accadere un mezzo disastro alla connettività italiana ma la rete nostrana – ci viene detto – non è comunque a rischio. La cattiva è che, nonostante le rassicurazioni del MIX di Milano e soprattutto di Telecom Italia, due giorni fa mezza Italia non ha potuto navigare, trovandosi improvvisamente invischiata nelle secche di una internet che, semplicemente, per molti non funzionava.

Dell’accaduto, come già in passato, anche in questa occasione si sa poco o niente . Nulla mentre accadeva e quasi nulla dopo l’accaduto. Se il MIX infatti non ha voluto confermare che la situazione di stallo era dovuta ad un problema sulle strutture Telecom, quelle sulle quali circola la maggiorparte del traffico voce e dati italiano, ci ha pensato Telecom ad ammettere che un problema, effettivamente, c’è stato. Un problema, hanno brevemente spiegato gli ottimi tecnici dell’azienda, “di natura software”.

Nei fatti, sui newsgroup, nelle email alla redazione di Punto Informatico e via dicendo, in tanti hanno lamentato l’improvviso cedimento di servizi molto noti, come alcuni di quelli di TIN.it, o arcinoti, come quelli a cui Telecom ha dato il gentil nome di Alice.

Questo non sembra però aver impensierito chi si trova nella stanza dei bottoni di casa Telecom. In fondo il calo del traffico è stato limitato e limitato anche il periodo di tempo nel quale si è verificato. A guardare i dati del MIX non si può certo parlare di collasso.

Se è vero che quanto accaduto non avrà fatto bene alla reputazione già discussa della bella Alice, è ancora più vero che questa volta “ci è andata bene”. L’impressione, correggetemi se sbaglio, è che quanto accaduto dovrebbe insegnarci due cose. La prima è che l’attuale gestione dei backbone e dei servizi collegati non consente al pubblico e alle imprese di sapere in tempo reale la natura e l’estensione dei disservizi né di avere ipotesi sui tempi di risoluzione. La seconda è che, vista la scarsità di infrastrutture TLC alternative a quelle dell’ex monopolista, si dovrebbe far di tutto per agevolare lo sviluppo rapido di backbone alternativi. Oppure, se un mercato libero proprio non ci va giù, si riconsideri la vecchia idea dello scorporo delle attività di rete di Telecom da quelle commerciali, cosicché le seconde possano volare sul mercato e le prime essere poste sotto monitoraggio, nel primario interesse pubblico.

Gilberto Mondi

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Pubblicato il
5 dic 2002
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