Dal P2P alla percentuale per gli artisti

Dal P2P alla percentuale per gli artisti

Se i CD costassero la metà chi scaricherebbe i loro contenuti dai network di condivisione? E quanta parte del prezzo di un CD arriva agli artisti? Se lo chiede un lettore
Se i CD costassero la metà chi scaricherebbe i loro contenuti dai network di condivisione? E quanta parte del prezzo di un CD arriva agli artisti? Se lo chiede un lettore


Roma – Salve, scrivo perchè vorrei che, una volta per tutte, venisse fatta chiarezza sulla telenovela della musica pirata. Ogni giorno nascono nuove idee per cercare di fermare il diffondersi del P2P (inteso non solo come mp3 ma anche come divx e programmi exe condivisi).

Se da un lato posso essere d’accordo per quanto riguarda l’illegalità dei programmi “pirati” non sono per nulla d’accordo con la tesi che il P2P strangoli l’arte e gli artisti.

Pensando bene, invece, credo che il P2P strangoli quelli, che per interessi propri e per nulla artistici, guadagnano sul lavoro degli altri. Ovviamente parlo delle case di distribuzione, (quelle che per intenderci hanno portato il prezzo di un cd musicale a oltre 20 euro, spesso più di un film su DVD).

Parliamoci chiaro, le case di distribuzione hanno svolto un grande ruolo nello sviluppo della musica ma con il tempo sono diventati squali che usano gli artisti per fare soldi e quando non “vanno” più li gettano sulla strada.

Ora è possibile “distribuire” la musica anche senza passare dalla grande distribuzione, facendo conoscere il proprio prodotto in rete. Qualsiasi artista potrebbe produrre brani e diffonderli via internet, tramite siti che li rendano pubblici, senza dover lasciare un obolo (spesso troppo pesante) ad altri, quindi credo porterebbe un giovamento alla musica, non la distruggerebbe.

Dopo la premessa, lunga e un po’ stucchevole, arrivo alla mia richiesta. Si potrebbe sapere la composizione media del prezzo di un cd? Mi spiego meglio, quanto in percentuale va nelle tasche di un artista, quanto allo stato e quanto ai produttori e distributori? In effetti mi sembra che tutta la pubblicità fatta per criminalizzare il P2P sia eccessiva perchè a chi non si fida ciecamente di quello che altri gli propinano viene spontanea una domanda: “Ma se i cd costassero 10 euro chi comprerebbe copie pirata o si prenderebbe la briga di scaricare la musica dalla rete?”.

Sperando di non essere stato di disturbo colgo l’occasione per ringraziare del vostro servizio di informazione e vi porgo i miei più cordiali saluti.

Davide Stradi

Caro Davide
i compensi degli artisti possono variare anche significativamente in base ai contratti, alla distribuzione e via dicendo ma sono generalmente nell’ordine di una percentuale ad una unica cifra sul prezzo di copertina.

Questo non toglie, però, che molti di loro abbiano già preso posizione contro il P2P e in generale contro la pirateria perché minaccia un sistema distributivo e produttivo che fino ad oggi si è rivelato redditizio, spesso molto redditizio.

Non mi sento di sottoscrivere l’affermazione secondo cui ad un prezzo dimezzato i CD non li copierebbe o scaricherebbe più nessuno.
Credo invece che nell’epoca del P2P – che tutto sta cambiando – le grandi case discografiche e i singoli autori debbano e possano prendere atto delle novità, trovare nuovi modelli di business – come quelli che indichi, per esempio – e forse imparare a rinunciare a compensi e redditività che con questi cambiamenti epocali sembrano davvero aver ben poco a che spartire.

Ciao! Alberigo Massucci

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Pubblicato il
6 dic 2002
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