Io, certificato ma senza lavoro

Io, certificato ma senza lavoro

Un lettore racconta le difficoltà a trovare un inserimento nel tessuto produttivo dell'hi-tech italiano, nonostante le certificazioni delle sue capacità
Un lettore racconta le difficoltà a trovare un inserimento nel tessuto produttivo dell'hi-tech italiano, nonostante le certificazioni delle sue capacità


Roma – Spett.le redazione di Punto Informatico, volevo cogliere l’occasione rappresentata dalla pubblicazione della vostra notizia riguardante l’incremento di produttività che la presenza di professionisti certificati determinerebbe nelle aziende, per esporre la mia personale esperienza.

Lavoro da circa tre anni e mezzo nel mondo dell’ICT in qualità sia di sistemista che di trainer, prevalentemente su soluzioni Microsoft. All’inizio ho avuto la fortuna di essere scelto da una grossa multinazionale e di essere formato per erogare corsi per la Pubblica Amministrazione Italiana (si era all’epoca del cosiddetto progetto RUPA).

Terminata la collaborazione (manco a dirlo a tempo determinato), ho pensato fra me e me che, con l’esperienza e la competenza accumulate ed il gran nome della società a cui avevo prestato i miei servigi, avrei trovato ben presto un’occupazione stabile, magari meno prestigiosa della precedente, ma pur sempre valida ed invece, da un paio d’anni a questa parte, passo da un contrattino di tre-sei mesi ad un altro, senza poter programmare il mio futuro a più lunga scadenza.

Visto che principalmente faccio il formatore, mi son detto: “Perché non certificarsi come sistemista Microsoft? Di sicuro, il mio curriculum ne trarrà notevoli benefici!”.
Beh, in circa undici mesi sono diventato Microsoft Certified Systems Engineer (MCSE) e Microsoft Certified Trainer (MCT), eppure, dopo l’ultima collaborazione terminata lo scorso mese di marzo, sono a spasso.

Quando vado a fare un colloquio mi si dice: “Sì, in effetti lei ha tutte queste belle certificazioni, ma senza esperienza noi non sappiamo che farcene del suo curriculum”.
In un’altra circostanza, sempre ad un colloquio, mi si è domandato se sapevo utilizzare un personal computer.

Tutto questo per dire che uno degli slogan Microsoft secondo cui “Gli specialisti MCP sono i più ricercati sul mercato” non mi sembra corrisponda alla realtà di un mondo, come quello dell’IT italiano, dove l’unica cosa che conta è “la precedente esperienza nel ruolo”, anche se si è trattato soltanto di creare degli account utente su Windows NT.

Sarà colpa dei selezionatori di cui si servono le multinazionali, spesso incapaci di analizzare un curriculum tecnico, della crisi che ha colpito il settore dell’informatica dopo l’euforia degli anni scorsi, ma siamo davvero sicuri che fregiarsi di una certificazione aiuti a farsi strada nel mondo dell’IT italiano?

Lettera firmata

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Pubblicato il
6 dic 2002
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