Cani robot buoni, cani robot cattivi

Cani robot buoni, cani robot cattivi

La nuove macchine dai tratti canini suscitano interesse ma anche qualche preoccupazione: se il robot aiuta-disabili della Georgia Tech è atteso con ansia, quelli voluti dal Pentagono USA fanno pensare ad una terribile caccia all'umano
La nuove macchine dai tratti canini suscitano interesse ma anche qualche preoccupazione: se il robot aiuta-disabili della Georgia Tech è atteso con ansia, quelli voluti dal Pentagono USA fanno pensare ad una terribile caccia all'umano

Il più celebre è stato Aibo , il primo cucciolo robotico di casa Sony: i robocagnolini piacciono , entusiasmano, appassionano. Sono simpatici, buoni con i bambini, spesso fanno anche le pulizie e si rivelano dei fidi alleati. Anche le nuove generazioni robotiche proporranno macchine che riprendono da vicino il carattere degli amici a quattro zampe, con qualche piccola differenza: alcuni sono votati ad aiutare le persone diversamente abili, altri sono dei veri e propri cagnacci armati fino ai denti per stanare gli esseri umani “non collaborativi”.

i cagnacci radiocomandati Sulla scena robotica la parte del buono tocca a El-E , robot ideato dal professor Charles Kamp e dal suo team di ricercatori della Georgia Tech , in grado di eseguire comandi inviati tramite una penna laser : basta puntare un oggetto affinché il robot da riporto lo afferri e lo consegni nelle mani del proprietario. Un progetto valido, su cui Kamp e colleghi hanno deciso di puntare: nasce così la nuova versione di El-E, in grado anche di comprendere ed eseguire gli ordini impartiti via voce, proprio come un cane guida. Per dimostrare le capacità del nuovo dispositivo è stato fatto un piccolo test utilizzando un canovaccio e una maniglia. “Proprio come nel caso dei cani guida, posizionare un asciugamano su una maniglia può essere utile al robot per aprire le porte, poiché sia per il cane, che per il robot è più facile agguantare un asciugamano, ottenendo un grip ottimale da qualsiasi punto lo si prenda” – spiega il docente.

El-E è stato quindi allenato a riconoscere l’asciugamano, identificandone il nodo e l’estremità pendente, arrivando ad afferrarlo con successo e ad aprire facilmente porte e cassetti, con una percentuale che fa ben sperare: presentato alla IEEE International Conference on Biomedical Robotics and Biomechatronics ( IEEE BIOROB ), il robot è riuscito ad aprire il 90% dei cassetti previsti nei test e l’80% delle porte. “È un dato positivo, anche perché un assistente robotico non necessita dello stesso addestramento impartito ai cani guida ed è potenzialmente in grado di aiutare più persone. Inoltre c’è da valutare anche il fattore economico: molte persone che vorrebbero adottare un cane guida sono spesso costrette a rinunciare per via dei costi elevati e per la lunga lista d’attesa”.

El-E viene descritto come una utile innovazione nel panorama robotico destinato all’aiuto di persone diversamente abili: un angioletto, se paragonato ai suoi colleghi che operano sotto il nome di Multi-Robot Pursuit System . Fortemente voluti dal Pentagono, i robot agiscono in coppia e sono comandati da una sola persona. La loro attitudine all’impiego militare spinge già molti esperti del settore a credere che saranno sviluppati per essere delle vere e proprie macchine da guerra. “Ci troviamo davanti all’inizio di qualcosa creato per permettere ai robot di cacciare, come una muta di cani. Questo accadrà quando il software sarà perfezionato, ma possiamo già intuire che questi robot diverranno autonomi e armati” ha dichiarato a New Scientist Steve Wright della Leeds Metropolitan University, esperto di tecnologie militari. “Possiamo anche aspettarci che saranno equipaggiati con sistemi utili a scovare e tracciare gli umani, inclusi i sensori che rilevano il nostro respiro e il battito del nostro cuore: queste tecnologie sono state già sviluppate e potrebbero essere utilizzate per immobilizzare gli esseri umani che assumono un atteggiamento non collaborativo”.

Da far accapponare la pelle: da tempo le organizzazioni militari strizzano l’occhio alla robotica per sviluppare armi sempre più letali e autonome. Per il momento il progetto è agli albori: ci vorrà del tempo prima che il software di controllo sia sviluppato a dovere e, come molti sperano, prima che i cagnacci vedano la luce ci vorranno parecchi anni.

Vincenzo Gentile

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Pubblicato il 24 ott 2008
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