Scaricare fa bene alla cultura

Scaricare fa bene alla cultura

Uno studio olandese dimostra che la musica scaricata non rappresenta mancati acquisti: i downloader investono più denaro nel consumo di intrattenimento. Concorda un giudice statunitense: l'industria chiede troppo
Uno studio olandese dimostra che la musica scaricata non rappresenta mancati acquisti: i downloader investono più denaro nel consumo di intrattenimento. Concorda un giudice statunitense: l'industria chiede troppo

Chi attinge alle risorse musicali condivise in rete investe nell’intrattenimento molto più denaro di coloro che si crogiolano nelle hit da classifica e nelle passioni musicali che coltivano fin dall’infanzia. Il P2P incoraggia i netizen a scoprire nuova musica e nuovi artisti, stimola interessi a curiosità. E sospinge l’utente a comprare cultura di cui prima ignorava l’esistenza.

A confermare quello che da tempo sostengono cittadini della rete che si imbevono di cultura attingendo al P2P e foraggiando l’industria attraverso i canali in cui più convenzionalmente scorre la cultura, è un report commissionato dal governo olandese. Volto ad indagare come le dinamiche del libero download impattino sul mercato dei contenuti, lo studio non condanna in alcun modo coloro che scaricano musica dai circuiti P2P: i downloader sostengono l’industria .

Lo studio documenta come la pratica del download sia socialmente accettata e si sia fatta largo nella quotidianità, nonostante i cittadini sappiano poco delle sfaccettature tecniche e legali che contraddistinguono il download. I cittadini olandesi non sanno che scaricare contenuti protetti è legale solo nel momento in cui tali contenuti non vengano a loro volta condivisi, non sembrano rendersi conto del fatto che il modello del P2P li induca a violare la legge. Forse non interpretano il download come un furto perché la spesa che profondono per acquistare tali contenuti è aumentato una volta scoperta la rete.

In Olanda sono stati scaricati, nel corso del 2008, tra gli 1,5 e i 2 miliardi di brani musicali: per ogni brano acquistato vengono scaricati 7,5 brani. Ma sono numeri che non collidono, sono numeri che non dovrebbero far rabbrividire l’industria dei contenuti: il download e l’acquisto non si escludono , anzi, sembrano essere correlati in maniera positiva.

Ogni download non è un mancato acquisto. Giudici oltreoceano hanno iniziato a scuotere i colossi dell’industria dei contenuti, hanno stabilito che i detentori dei diritti non possano reclamare da cittadini colpevoli di violazioni risarcimenti calcolati sulla base del prezzo di mercato dei contenuti scaricati. “Coloro che scaricano film e musica gratuitamente – ha spiegato il giudice incaricato di valutare il caso di un cittadino statunitense colpevole di aver gestito un nodo torrent – non acquisterebbero necessariamente quei film e quella musica a fronte del pieno prezzo di mercato”. Il giudice ammette che coloro che ottengono la copia digitale attingendo al P2P non sono stimolati all’acquisto della stessa opera, ma suggerisce altresì che ciò non significhi automaticamente che il downloader avrebbe acquistato l’opera se non avesse potuto ottenerla scaricandola dai propri pari.

Ogni download non è un mancato acquisto, anzi. Lo studio olandese suggerisce che ci siano consumatori che scaricano della musica per orientarsi nei propri consumi mediali a pagamento. Chi più attinge alla rete, si spiega nel report e confermano i cittadini della rete, contribuisce con più vigore alla sopravvivenza dell’industria dei contenuti: l’utente che scarica abitualmente musica investe denari nella cultura a pagamento , acquistando DVD e videogiochi, retribuendo gli artisti partecipando a concerti e circondandosi di merchandising.

L’industria dell’intrattenimento si è già espressa riguardo allo studio: pur ammettendo che i download stimolino il consumatore ad acquistare prodotti, l’industria lamenta che l’acquisto non basta a foraggiare la creatività degli autori. Ma gli autori del report raccomandano alle autorità di non avventarsi contro i cittadini della rete che si affidano al P2P: a muoversi dovrebbe essere l’industria, che dovrebbe continuare a reinventarsi offrendo ai consumatori alternative legali e di qualità. Una urgenza sottolineata da più fronti , alla quale stanno cercando di rimediare operatori del mercato e governi come quello dell’isola di Mann, che ha proposto una licenza per il download illimitato a favore dei cittadini connessi. “Dovete guardare nel sommerso per vedere quello che fanno le persone – ha suggerito il poliedrico Michael Robertson alle platee del MIDEM – e per dare loro delle offerte commerciali che replichino quello che avviene spontaneamente in rete”.

Gaia Bottà

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Pubblicato il 21 gen 2009
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