Cellulari, l'Europa vuole il caricabatterie unico

Cellulari, l'Europa vuole il caricabatterie unico

La Commissione passa alle vie di fatto, e avvisa l'industria: trovate un accordo o ci penseremo noi. I produttori non ci stanno. Il dibattito si infiamma
La Commissione passa alle vie di fatto, e avvisa l'industria: trovate un accordo o ci penseremo noi. I produttori non ci stanno. Il dibattito si infiamma

Roma – A Gunther Verheugen, commissario europeo per l’Industria, proprio non va giù che all’acquisto di ogni nuovo telefonino occorra comprare anche il relativo trasformatore per caricare la batteria con l’impianto elettrico di casa. È una situazione inaccettabile in un periodo in cui l’ e-waste continua a essere un problema, e il tempo per invertire la marcia verso il disastro ecologico è sempre meno.

Il tema è particolarmente caro all’Unione, come dimostra anche la volontà già espressa di bandire dal territorio del Vecchio Continente quei dispositivi portatili (come iPod e iPhone) che non prevedano la possibilità di sostituire le batterie, una volta che queste siano arrivate al limite del loro ciclo vitale.

Ora tocca ai caricabatteria, e secondo quanto dichiarato dal commissario Verheugen all’emittente Deutsche Welle l’industria ha già avuto tutte le possibilità che gli servivano per decidere da sola, ed è probabilmente venuto il tempo di un intervento diretto della Commissione nella faccenda, magari con leggi severe che obblighino i produttori ad allinearsi : che lo vogliano o meno.

Alle reprimende di Verheugen risponde a stretto giro di posta Tony Graziano, presidente della European Information & Communications Technology Industry Association (EICTA), che definisce un ipotetico obbligo di dotare tutti gli smartphone di un caricabatteria unico una cosa legalmente e tecnicamente impossibile viste le differenze di voltaggio esistenti tra i diversi standard adottati dai paesi dell’Unione.

L’industria, dice poi Graziano, ben difficilmente si metterà d’accordo su un singolo trasformatore compatibile con tutti i brand commerciali esistenti. E mentre la discussione sulla convenienza (per gli utenti, soprattutto) di una soluzione siffatta avanza, non resta che attendere le prossime mosse della UE in materia.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il 17 feb 2009
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