Sterling: la rete poggia sul vuoto

Sterling: la rete poggia sul vuoto

Riprende e fa a pezzetti i miti del 2.0, traccia un paragone tra la crisi finanziaria e quella del web sociale, configurando un futuro plumbeo per la rete
Riprende e fa a pezzetti i miti del 2.0, traccia un paragone tra la crisi finanziaria e quella del web sociale, configurando un futuro plumbeo per la rete

“La rete che conosciamo è edificata su un sistema economico ormai collassato. E allora quello che ci aspetta è un web della transizione . Stanno collassando i sistemi economici – osserva Bruce Sterling – e non più solo quelli dell’Est come ai tempi della fine del Comunismo. Oggi tutto il mondo muove verso qualcosa la cui descrizione ha bisogno di parole che non esistono ancora”.

Sembrano le parole di un profeta dell’antico testamento. E invece sono le considerazioni con le quali Bruce Sterling ha chiuso il suo speech a Webstock 2.0 , tenutosi pochi giorni fa a Wellington. Invitato a dire la sua sul presente ed il futuro della rete, lo scrittore di fantascienza ha proposto una serie infinita di suggestioni (e provocazioni) sul web cosiddetto “2.0”, sulle sue connessioni ed omologie con il sistema finanziario internazionale, sulle prospettive incerte che attendono il mondo della rete.

L’esordio, volutamente ironico, è stato a proposito della definizione di web 2.0 . Da lì, dopo aver riproposto passo passo la (complessa) formulazione coniata da Tim O Reilly, Sterling ha cominciato a fare le pulci ad ognuno dei singoli aspetti in essa contenuti, dalle folksonomy all’intelligenza collettiva al “web come piattaforma”. “Il web 2.0 è come il menù di un ristorante cinese – ha provocato Sterling – Puoi prendere una porzione di questo, due porzioni di quello, tre di quell’altro ancora, le mescoli insieme e… a quel punto sei Web 2.0!”. Molti dei termini che vengono impiegati in relazione al concetto in questione, ha osservato lo scrittore americano, non possiedono alcun tipo di sostrato materiale, ma sono semplicemente delle metafore ben riuscite e ben impacchettate.

Ma il passaggio forse più “forte” del discorso di Sterling è quello riguardante le similarità, e le connessioni, tra il sistema del web sociale e il sistema finanziario . “Non voglio dire che il web 2.0 sia fragile come il sistema finanziario, peraltro lo stesso sistema finanziario che ha reso possibile e sostenuto la crescita della rete due-punto-zero – ha spiegato Sterling – Ma è un fatto che il web 2.0 sia stato costruito precisamente sulle fondamenta del mercato finanziario internazionale. E anzi, il web 2.0 è concepito esso stesso per essere una iniziativa di business!”.

È da qui che, nella visione evocata dallo scrittore statunitense, dovrebbe sorgere la preoccupazione per il futuro prossimo della rete. In teoria, ha spiegato, il web di domani dovrebbe essere quello “ubiquo” prefigurato da tanti romanzi, articoli di giornale e di recente anche progetti industriali. Solo che, ha continuato “È un po’ troppo presto per quella nuova fase. Mancano batterie all’altezza del compito, l’RFID non funziona per nulla bene, e mancano completamente aziende che si occupino specificamente di applicazioni votate all’ ubiquity “.

E allora, cosa c’è dietro l’angolo? Sterling lascia la domanda senza una risposta precisa, spiegando che “il futuro è ancora da scrivere”. Ma una cosa è certa: le osservazioni di Sterling sono tanto fervide di spunti quanto plumbee .

Giovanni Arata

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Pubblicato il
3 mar 2009
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