La pirateria alimenta il terrorismo

La pirateria alimenta il terrorismo

Costa poco, rende molto. E' quindi un rischio per la sicurezza nazionale: chi compra prodotti contraffatti, chi scarica contenuti pirata a pagamento rischia di finanziare nuclei armati
Costa poco, rende molto. E' quindi un rischio per la sicurezza nazionale: chi compra prodotti contraffatti, chi scarica contenuti pirata a pagamento rischia di finanziare nuclei armati

La Triade e la Camorra, le frange più estremiste del terrorismo mediorientale e l’IRA: non solo le organizzazioni criminali ma anche i nuclei terroristici parteciperebbero l’intera catena della pirateria, dall’approvvigionamento dei prodotti audiovisivi alla distribuzione sul mercato nero. La pirateria e la contraffazione muovono miliardi, rendono più del traffico dell’eroina che si irradia dall’Iran.

A stabilirlo, un report stilato dal Center for Global Risk and Security della storica RAND Corporation , foraggiato da denaro e documenti della Motion Picture Association ( MPA ), a tutela dell’industria del cinema. Le relazioni tra la catena della pirateria e le organizzazioni criminali e terroristiche si starebbero progressivamente infittendo, così come assicurano autorità e rappresentanti dell’industria dei contenuti . Nonostante i ricercatori ammettano che “non esistono prove del fatto che i terroristi siano largamente coinvolti nella pirateria cinematografica”, non per questo rinunciano a temperare gli allarmismi dell’industria di Hollywood: “Queste connessioni potrebbero crescere in futuro”.

La motivazione, le argomentazioni ricalcano quelle orchestrate in precedenza dalle autorità, sarebbe da attribuire all’ avvento del digitale : dalle fughe di contenuti prima del lancio ufficiale, dal camcording al ripping, passando per la riproduzione, le tecnologie consentono di copiare a costi estremamente contenuti. Disseminarle senza vincoli spaziali affinché raggiungano ogni angolo del globo è un’operazione pressoché immediata. Se le barriere all’accesso sono basse, i margini sono allettanti : i ricercatori stimano che se copiare un software può costare 30 centesimi di dollaro, a fronte di una vendita sul mercato a 50 dollari, trattare un grammo di marijuana costerebbe 2,25 dollari, e verrebbe rivenduto a 18 dollari.

Ad incoraggiare la criminalità organizzata e i gruppi terroristici a racimolare fondi con pirateria e contraffazione, sarebbe anche il rischio minimo che queste attività comportano: le forze dell’ordine sarebbero concentrate a vigilare su attività criminali che attentano in maniera più diretta alla sicurezza dei cittadini; le pene che pendono sul capo di coloro che violano la proprietà intellettuale a scopo di lucro rappresentano un deterrente meno efficace rispetto a quelle previste per coloro che sono coinvolti in altri tipi di traffici illegali. Ma la pirateria non sarebbe un crimine senza vittime , avvertono i ricercatori: “Tutte le organizzazioni criminali si intrattengono in altri crimini, spesso più seri”, il denaro racimolato con pirateria e contraffazione verrebbe travasato in altre attività illecite.

Per quanto attiene alle organizzazioni considerate strettamente terroristiche, RAND Corporation analizza tre casi di studio, tre esempi di convergenza fra contraffattori e nuclei armati. Il triangolo fra Brasile, Argentina e Paraguay, spiegano i ricercatori, avrebbe avuto come fulcro negli anni addietro la figura di Assad Ahmad Barakat, contraffattore e finanziatore di Hezbollah. La seconda organizzazione presa in considerazione da RAND Corporation è l’IRA: nel 2004, spiegano i ricercatori, “si stima che i gruppi paramilitari controllassero l’80 per cento di tutti i traffici di film e software pirata in quel territorio”, con l’obiettivo raccogliere denaro per alimentare le proprie attività. L’India è il terzo snodo esaminato: a cavallo tra criminalità e terrorismo, la D-Company ha costruito a partire dagli anni 90 il proprio monopolio locale nel controllo e nello smistamento dei film pirata, tanto di Hollywood quanto di Bollywood.

La soluzione di RAND Corporation? Vigilare, reprimere e innestare nei quadri legislativi internazionali e locali delle regole più rigide e delle punizioni capaci di dissuadere gli attori di questi traffici. Una situazione a cui peraltro si sta già lavorando su scala pressoché globale: ACTA , l’accordo che si sta negoziando fra Stati Uniti, Europa e altri numerosi paesi del mondo, benché sia ancora avvolto da una cortina di segretezza dovrebbe avere l’obiettivo di stroncare pirateria e contraffazione.

Nonostante si stia lavorando a livello istituzionale, i ricercatori invitano i cittadini alla responsabilizzazione: “Se comprate dei DVD pirata – avvertono – c’è una buona possibilità che almeno parte del vostro denaro finisca nelle mani della criminalità organizzata e che questa provveda a finanziare attività criminali, anche il terrorismo”.

Gaia Bottà

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Pubblicato il
5 mar 2009
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