Musica, c'è chi balla da solo

Musica, c'è chi balla da solo

Prince rivaluta il mezzo Internet. Per i Counting Crows è la strada da battere, senza le major. Altri artisti, invece, guardano alla Rete come ad un nemico
Prince rivaluta il mezzo Internet. Per i Counting Crows è la strada da battere, senza le major. Altri artisti, invece, guardano alla Rete come ad un nemico

Non desta sorpresa il fatto che Prince, arcifamoso musicista statunitense vera icona del funk, decida di lanciare un sito web dove mettere a disposizione agli abbonati in anteprima le sue ultime fatiche e qualche bonus: Prince è stato tra i primi a sperimentare la Rete come strumento di distribuzione . Colpisce invece che un gruppo con quasi 20 anni di carriera come i Counting Crows decida di abbandonare la la sua storica etichetta e di iniziare un’avventura in stile Radiohead : ma i tempi cambiano, e tutti devono affrontare nuove sfide. O almeno dovrebbero.

“Internet apre un mondo di possibilità illimitate, dove gli unici limiti sono quelli della tua stessa immaginazione – scrivono i Counting Crows sul loro sito ufficiale – Vogliamo tentare di spostare questi limiti più in là possibile: sfortunatamente, la direzione che vogliamo prendere e le opportunità che vogliamo inseguire sono spesso azioni che la nostra etichetta non ci consente di intraprendere”. Il gruppo statunitense, ben inteso, è sinceramente riconoscente del lavoro svolto fino ad oggi da Geffen per la loro carriera: ma “un sacco di cose cambiano in 17 anni”, e dunque è arrivato il momento di andare avanti.

Il primo gesto compiuto dal gruppo dopo l’abbandono è regalare ai fan un brano inedito: una registrazione live di Borderline , un tributo a Madonna, registrato alla Royal Albert Hall di Londra. Titolo forse scelto non a caso, e che pare preludere ad un’operazione simile a quella compiuta dal gruppo britannico dei Radiohead lo scorso anno: il prossimo album dei Counting Crows potrebbe insomma essere disponibile per il download molto presto con la formula “paga quanto vuoi”. Starà poi alla buona volontà dei fan, unita agli introiti di merchandising e tournée, far quadrare i bilanci: una possibilità neppure troppo remota vista la popolarità e lo zoccolo duro dei fan del gruppo.

Discorso diverso per Prince: la formula scelta dal folletto di Minneapolis è differente, prevede un abbonamento annuale di 77 dollari che consentirà l’accesso a partire dal prossimo 24 marzo alle tracce del suo nuovo triplo CD, a una serie di video e foto, a brani musicali prodotti da Prince stesso per la sua etichetta che propone artisti emergenti, e la possibilità di acquistare in anticipo i biglietti del prossimo tour. Il materiale messo in campo insomma dovrebbe essere abbastanza per giustificare la spesa, anche se i fan più tradizionalisti potranno comunque trovare tra qualche settimana lo stesso album in vendita, a 12 dollari, in esclusiva nella catena statunitense Target.

In ogni caso, anche Prince persevera nella sua scelta di fare a meno di una etichetta discografica. Pure nel suo caso, è bene notare che si tratta di un artista celebre che ha alle spalle una solida carriera: naturalmente c’è pure chi sostiene che la presenza ingombrante di Internet possa oggi spazzare via le consuetudini e le tradizionali vie di promozione di un artista . Ma questa ipotesi trova seri oppositori tra nomi importanti del panorama mondiale.

È il caso di Bono , leader degli U2, che prevede la fine della possibilità di scovare nuovi talenti : “La gente pensa che le persone come me siano strapagate, e hanno ragione: quello che non colgono – ha detto in una intervista a Usa Today – è come verranno pagati gli autori. Non ci sarebbe spazio per un Cole Porter nell’era moderna”. Secondo Bono, la musica è diventata una commodity : “La musica è diventata come acqua del rubinetto, mentre per me è una cosa sacra: quasi quasi mi sento un po’ offeso”. Il risultato, continua, non è la liberazione ma l’impoverimento degli artisti.

Bono non è il solo artista di grido a spalleggiare la posizione delle major, posizione che evidentemente ritiene adeguata a garantire anche gli interessi della sua categoria. Eppure con le prospettive del mercato che cambiano, con i CD che vedono diminuire le vendite di anno in anno a fronte di un mercato online sempre più rigoglioso , secondo il musicista irlandese non è ancora detta l’ultima parola: “Quando il file sharing di programmi tv e film diventerà semplice come quello della musica, qualcuno chiamerà la polizia”. Insomma per Bono ci sarà un inasprimento delle regole: e forse non passerà troppo tempo prima che qualche punizione esemplare mostri a tutti come stanno realmente le cose.

Luca Annunziata

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Pubblicato il 19 mar 2009
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