Stand by for action

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di Giuseppe Cubasia - Abbiamo sognato tecnologie che ora convivono con noi. Ma non ci fidiamo dell'intelligenza artificiale e temiamo forme pensanti diverse dalla nostra. Una rinuncia?
di Giuseppe Cubasia - Abbiamo sognato tecnologie che ora convivono con noi. Ma non ci fidiamo dell'intelligenza artificiale e temiamo forme pensanti diverse dalla nostra. Una rinuncia?

Tutti pronti per l’azione , Stingray . Era questo il mondo fantastico che fin da piccolissimo sognavo. Un sogno che man mano che passavano gli anni diventava sempre di più la realtà di tutti i giorni. In TV, passata l’era dei sottomarini atomici e delle trasmissioni satellitari, arrivarono le stazioni e le basi spaziali. Chi non ricorda, dagli stessi autori di Stingray, UFO , oppure Spazio 1999 ? Sopratutto in quest’ultima serie televisiva era interessantissimo vedere il loro comunicatore , ovvero la prima versione di videotelefono esistente: dotato di uno schermo di 2 pollici.

Quelle che erano fantasie nella mente di un autore si sono puntualmente avverate nel corso degli anni: più tardi, nel 1982, tutti eravamo affascinati dal fantastico software di gestione immagini usato in Blade Runner dal detective Deckard per identificare, tramite un microscopico dettaglio, l’immagine del suo prossimo bersaglio. Oggi quel software è alla portata di tutti.

Ed infine è proprio di questi giorni la notizia di un robot che ” sfila in passerella “.

Essendosi fino ad ora sempre avverate dai tempi di Giulio Verne le previsioni degli scrittori di quella che una volta era detta fantascienza, quale comportamento si prevede che la razza umana adotti nei confronti dell’ A.I. ? Il discorso è piuttosto controverso, ma si può riassumere in tre modelli di comportamento, tutti sviluppati da scrittori famosi e tutti che si sono puntualmente riscontrati durante i commenti agli ultimi miei due articoli.

Ma prima una premessa. Lo sviluppo dell’A.I. penso sia inevitabile e prima o poi ci arriveremo. Lo penso per diversi motivi, il primo è che la tecnologia si sta sempre di più evolvendo e quindi ce lo permetterà, il secondo è che robot che possano sostituire l’uomo in lavori gravosi o poco gratificanti hanno un mercato potenzialmente infinito, il terzo motivo è che realizzare una macchina “pensante” è il sogno di qualsiasi scienziato/realizzatore.

Detto questo, l’Uomo è pronto per accettare esseri “pensanti” non formati da carne e sangue? La risposta del Forum di P.I. è NO!

No, perché non mi fido di loro, no perché non affiderei mai la mia vita ad essi, no perché mi limiterebbero rendendomi inutile, no perché toglierebbero lavoro a tutti, no perché avrebbero il sopravvento su di noi (vedi scenari alla Matrix o Terminator). Tutte obiezioni che Asimov aveva già previsto nei suoi libri sui robot.

Non spetta certo a me essere il difensore di qualcosa che neanche esiste nel cervello di chi la dovrebbe inventare, ma faccio solo notare che già da tempo la nostra vita è affidata e dipende da mezzi meccanici il cui funzionamento e logica è assolutamente a noi sconosciuta.

Ci fidiamo del fatto che il navigatore ci guidi di notte al distributore più vicino, i piloti si fidano del fatto che di notte il radio faro li guidi all’aeroporto, noi ci fidiamo del fatto che il nostro messaggio arrivi a destinazione, che il nostro bonifico sia registrato, che l’ ATM ci dia i soldi richiesti e non ci tronchi le mani quando li ritiriamo. Eppure facciamo fatica, temiamo forme pensanti diverse dalla nostra.

Era questo il destino dei Replicanti di Blade Runner, essere disprezzati da tutti, cacciati, braccati, uccisi come bestie, perché esseri umani più perfetti degli umani, superiori ad essi per certi versi, di una superiorità che non deriva solo dal fatto di essere stati perfezionati fisicamente, quanto dall’aver raggiunto un grado di consapevolezza e di saggezza superiori.

Ma anche quando ci si fidi delle tre leggi della robotica ed obiettivamente ci si rende conto che l’A.I. ci è utile, perfino indispensabile, facciamo fatica ad accettarla.

Nell’ Uomo Bicentenario Asimov tratta questo secondo comportamento. Una razza umana maggiormente evoluta sia socialmente sia tecnologicamente che però non accetta nessuna altra forma di vita se non la sua. L’Umanità non è pronta ad accettare un uomo immortale, dice alla fine del film il presidente che respinge così la domanda di Andrew.

Esiste solo uno scenario in cui l’A.I., ma non solo essa, qualsiasi forma di vita e di pensiero comunque lo si professi e di qualsiasi cosa sia composto, è non solo accettato, ma anzi visto con interesse e curiosità ed è nell’universo di Star Trek .

Cosa siete voi?
Noi siamo esploratori, risponde Kirk.

Che cosa sai tu?
Io so di non sapere, disse Socrate, e per questo (in pace) cerco l’Uomo.

Kirk, Socrate, l’A.I. sono tutte forme diverse d’esplorazione il cui unico scopo è l’esplorazione stessa, la scoperta di nuovi scenari, di nuove informazioni, di una maggiore consapevolezza di sé ed infine di essere un essere umano migliore: traguardo di per sé assolutamente da non disprezzare.

Mi domando come mai possa essere possibile far comprendere o solo spiegare che un’A.I. ci permetterebbe finalmente di concentrarci ad esplorare e a realizzarci come essere umani al meglio delle nostre aspirazioni e potenzialità, se neanche noi che lavoriamo tutti i giorni con la tecnologia dell’informazione riusciamo ad immaginare ed ad accettare un simile scenario futuro.

Tempo purtroppo che non potremo farlo (almeno non ora), e che quindi quando arriveremo ad avere un DATA tra noi, il primo impulso sarà quello di distruggerlo. Ma non ci riusciremo, perché sarà stato cosi furbo da lasciarci al nostro miserevole destino.

Giuseppe Cubasia
Cubasia blog

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Pubblicato il
20 mar 2009
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