La fine di Internet come la conosciamo

La fine di Internet come la conosciamo

Mettere mano ai pacchetti di dati è pericoloso, denunciano da Washington. Perché si tratta di una pratica potenzialmente in grado di trasformare la rete di oggi in qualcosa di molto diverso
Mettere mano ai pacchetti di dati è pericoloso, denunciano da Washington. Perché si tratta di una pratica potenzialmente in grado di trasformare la rete di oggi in qualcosa di molto diverso

Non usa mezzi termini, l’organizzazione con base a Washington Free Press , nel descrivere le conseguenze probabili di un’estensione delle pratiche di deep packet inspection per tutta la rete: nel suo ultimo rapporto cita i R.E.M. sostenendo che mettere il naso in ogni singolo bit scambiato on-line dagli utenti porterà inesorabilmente alla fine di Internet come la conosciamo oggi .

La net neutrality va difesa a spada tratta, suggerisce Free Press , perché l’utilizzo improprio degli strumenti di analisi del traffico di rete oggi disponibili si presta a ogni genere di abusi , sia da parte degli ISP (attori primi delle pratiche di DPI) che delle aziende interessate a far fruttare una conoscenza approfondita di abitudini e contenuti insiti nelle comunicazioni telematiche in chiaro.

Free Press spiega che, grazie alla DPI, chi processa i pacchetti di dati scambiati online non si limita più (come storicamente è sempre stato) a leggere l’ header di pacchetto per conoscerne l’origine e la destinazione, ma passa direttamente a indagare nel contenuto del pacchetto avendo così la possibilità di controllarne il fluire o persino bloccarne la circolazione, di propria intenzione o eterodiretta.

Non si tratta di ipotesi ma di mera realtà, come dimostra il crescente numero di allarmi sugli abusi della DPI, il behavioral advertising di “servizi” quali Phorm e NebuAd e l’ intervento illustre di Tim Berners-Lee, unanimemente considerato il creatore della tecnologia alla base del World Wide Web. Ovviamente Free Press non contesta gli utilizzi legittimi delle pratiche di DPI, tecniche che possono ad esempio rivelarsi utilissime nel contrastare la proliferazione del pedoporno online.

Ma al di là di questo l’organizzazione avverte che l’uso selvaggio delle tecnologie di sniffing più sofisticate “può cambiare Internet come la conosciamo oggi, trasformando una piattaforma aperta e innovativa in un’altra forma di media pay-per-play”. “Quando un provider di rete sceglie di installare attrezzatura per il DPI – conclude Free Press s – quello stesso provider si arma consapevolmente con la capacità di monitorare e monetizzare Internet in modi che minacciano di distruggere la neutralità di rete e l’essenziale natura aperta di Internet”.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
24 mar 2009
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