Freenet? Sì, però dà occupato

Freenet? Sì, però dà occupato

Il conto non torna. I servizi e le pagine Web dei provider che "regalano Internet" sono spesso anche tappezzate di banner ed il neo mercato pubblicitario fa faville, almeno così dicono i quotidiani di carta
Il conto non torna. I servizi e le pagine Web dei provider che "regalano Internet" sono spesso anche tappezzate di banner ed il neo mercato pubblicitario fa faville, almeno così dicono i quotidiani di carta


Web (internet) – Occupato? No grazie. “Ah, l’arretratezza della rete italiana”; “il numero è sempre occupato”; “Internet è lenta”… Connessione a SuperProviderFree in corso (il nome del provider non conta, capita con molti purtroppo)…

Accesso Remoto, l’utilità di Windows che si preoccupa di telefonare all’amato Internet Provider, contiene addirittura una funzione di “ricomposizione del numero” ogni tot minuti, se il numero risulta occupato… Occupato? Occupato cosa? Internet? il servizio? D’altronde, dicono in molti, “cosa si può pretendere da un provider che fornisce accesso gratuito?”

In questo mondo, è bene non dimenticarlo mai, nessuna azienda ti regala nulla (i singoli individui possono avere slanci di generosità, ma le aziende esistono nella misura in cui hanno un profitto, per cui anche se volessero non possono regalare nulla).

Se 11 lire al minuto vi sembrano poche… tanto guadagnano Wind, Tiscali, Supereva, Worldonline, Infinito e tutti gli altri provider “Free”; basti ricordarvi che chi si connette in media un’ora al giorno tutti i giorni paga al provider “gratuito” ben duecentoquarantamila lire all’anno (più iva, ovvero 289mila, 150 Euro se vi piace di più l’idea).

Denaro, cifre, soldi, numeri insomma diversi dallo Zero.
Una cifra infatti neanche tanto bassa, se pensiamo che il tanto poco amato canone televisivo costa meno, eppure la Televisione non è mai “occupata”. Non solo, il pagamento del canone finanzia soltanto i canali del cosiddetto Servizio Pubblico (che a sua volta si identifica soltanto con la Rai, per ora). Tutti gli altri canali sono gratuiti, nel senso che sono ricevibili e guardabili (oddio, guardabili non sempre!) senza pagare una lira (salvo la tassa sul possesso della tivù naturalmente). Sorbendosi la pubblicità, gli sponsorini interni e i vari banner pubblicitari. Banner? Ma anche su internet ci sono i banner!

Il conto non torna. I servizi e le pagine Web dei provider che “regalano Internet” sono spesso tappezzate di Banner ed il neo mercato pubblicitario fa faville, almeno così dicono i quotidiani di carta. Il problema semmai è culturale.

Cerchiamo di intuire cosa accadrebbe se in una “famiglia media” si scambiassero per una giornata i ruoli della navigazione su internet e dello zapping televisivo.


Ecco l’immaginario resoconto di una serata tipo all’interno di una famiglia italiana:
“Bambini, spegnete un attimo la tv che devo telefonare a vostra zia”
“un attimo mamma, stiamo finendo di vedere un cartoon ma stasera si va lentissimi.”
Torna il babbo nel frattempo dall’ufficio: “Si prende stasera il telegiornale?”. E la moglie “si ma forse è meglio vederlo dopo le 18.30 così risparmiamo”.
Alle 18.30 l’uomo (o la donna fate voi) stanco del lavoro si spaparanza in poltrona. Sul megaschermo 16:9 campeggia la scritta “Occupato”.
La figlia maggiore “Papi, lo sai che a quest’ora non si può guardare la Tv! Devi provare con altri fornitori di accesso; guarda, nel giornale c’era in omaggio un nuovo abbonamento finto-gratuito che costa solo 250mila lire l’anno per vedere la Tv un ora al giorno”.
Finalmente riescono a vedere qualcosa.
Le immagini vanno a scatti, la moglie accende anche la Tv in cucina mentre prepara la cena ma subito viene sgridata “Spegni che ci rallenti tutto se teniamo due Tv accese!”
Arriva la notte, finalmente la Tv si vede bene nelle ore piccole.
La figlia maggiore fornisce al padre una scheda con tutte le ore migliori per collegarsi, e soprattutto con le varie tariffe telefoniche. Il padre prende una decisione epocale. Decide di pagare un canone alla Rai per avere lo sconto sul canone.

Ecco, per quanto assurdo possa sembrare questa è oggi internet in Italia.

Non è una favola, la favola casomai sono i collegamenti gratuiti, o le linee ultraveloci che non arrivano mai (e quando arrivano non sono poi così veloci). Cosa succederebbe se da un giorno all’altro la televisione cominciasse a funzionare così ed invece Internet, “scambiando i ruoli”, fosse sempre accessibile, veloce, a colori, disponibile in tutta Italia allo stesso prezzo senza penalizzazioni per chi vive fuori città, accessibile indipendentemente dagli orari e dal numero dei modem messi a disposizione dai provider?

Internet è (ancora?) una tecnologia nuova? Questo non può giustificare i costi, le mancanze e la poca chiarezza sui costi e le mancanze.

Quello che purtroppo manca, e deve cambiare se si vuole una modifica dei costi e dei servizi, è la consapevolezza che il ruolo di internet e di ciò che rappresenta sono troppo importanti per fermarsi dietro ai conti della serva del monopolio telefonico, dei provider che si arricchiscono in borsa mentre gli utenti trovano la linea occupata.

Il “popolo di Internet”, come ancora nel 2000 una stampa distratta e scandalisticamente scandalosa continua a chiamare le persone che si connettono alla rete, non esiste.

Esistono persone che non utilizzano la posta ma usano la posta elettronica o i messaggi Sms. Esistono persone che si informano, scambiano idee, crescono ed evolvono i loro pensieri e passioni on-line, in linea, connessi alla rete globale. Esistono persone che possono finalmente pubblicare foto, articoli, musica al di fuori della logica commerciale, scavalcando la distribuzione e le major.

Quando tutto questo è “occupato” purtroppo ancora pochi scagliano il telecomando, pardon il mouse, sul monitor, e tantomeno si attaccano a telefonare per reclamare un loro diritto di consumatori, di utenti di un servizio.

Il “popolo” di Internet sta ancora a bocca aperta per la meraviglia di un mondo nuovo tutto da scoprire, e rimarrà forse così, finché da quella bocca aperta per colpa della lentezza cronica della rete italiana o delle linee occupate non uscirà uno sbadiglio.

Luca Schiavoni

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Pubblicato il 18 feb 2000
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