SGI si vende per un tozzo di pane

SGI si vende per un tozzo di pane

Una delle aziende storiche dell'IT entra in regime di bancarotta controllata. E vende i propri asset (e i debiti a seguito) a un concorrente non proprio in ottima forma
Una delle aziende storiche dell'IT entra in regime di bancarotta controllata. E vende i propri asset (e i debiti a seguito) a un concorrente non proprio in ottima forma

È stata una delle protagonista del computing ad alte prestazioni delle decadi scorse, ma ora che alla crisi aziendale profonda degli anni passati si è aggiunta quella altrettanto imponente delle economie mondiali, a Silicon Graphics non resta che arrendersi agli eventi e vendersi a Rackable Systems , concludendo per un prezzo a dir poco modesto la lunga storia di una società che ha venduto supercomputer a tutti, dal governo USA alle major di Hollywood.

L’annuncio dell’accordo con Rackable arriva in seguito alla notizia della richiesta di entrare in regime di bancarotta controllata, uno strumento di riassetto societario già utilizzato da SGI solo pochi anni fa ma che non è stato evidentemente sufficiente a risolvere le magagne di un’impresa che sembra non essere stata capace di stare ai passi con la sua storia.

A Rackable, produttrice di server e sistemi storage per data center, vanno dunque le tecnologie proprietarie di SGI, il cui valore attuale stimato è di 390,5 milioni di dollari ma che vengono (s)vendute al prezzo reale di 25 milioni . L’accordo prevede inoltre che la nuova proprietà si faccia carico di una parte dell’enorme debito che pendeva sulle spalle di SGI, 526,5 milioni di dollari, e che ha in sostanza portato l’azienda di nuovo sull’orlo della bancarotta.

Protagonista fissa nella famigerata lista di supercomputer più potenti Top 500 , al quinto posto come produttore nella suddetta lista giusto dietro HP, IBM, Cray e Dell, SGI era un tempo una multinazionale con decine di migliaia di impiegati per tutto il globo, attiva nello sviluppo di tecnologie ad alte performance nel mercato professionale e nome noto per le “magie” hollywoodiane più memorabili degli anni novanta quali quelle di Terminator 2, Jurassic Park e altri.

L’entrata nel mercato delle workstation grafiche (prima) ed enterprise (dopo) di soggetti in grado di offrire prodotti concorrenziali a prezzi ridotti, basati su tecnologie “standard” come i processori x86 di Intel invece che su quelle proprietarie (e più costose) sviluppate in casa hanno progressivamente ma inesorabilmente ridotto il margine di manovra di SGI , che con una serie successiva di licenziamenti di massa è passata dagli 11mila dipendenti del 1997 ai 1.200 del primo marzo scorso.

La stella in declino di SGI appare ora sulla via del tramonto definitivo, dopo quasi tre decadi passate a innovare l’industria (i primi processori RISC a 64 bit, le API grafiche OpenGL e parecchio altro), mentre Rackable dice di voler impiegare le tecnologie acquisite con l’accordo per competere nella “fossa dei leoni” di cloud computing, cluster x86 per computing ad alte performance e i data center sempre più affamati di potenza, parallelismo e gestione efficiente dei carichi di lavoro.

Ma se queste sono le intenzioni, la realtà è che nemmeno Rackable se la passa poi benissimo : la società ha riportato un quarto finanziario in perdita per la quinta volta consecutiva, e il CEO Mark Barrenechea sta spendendo come può quel 10 per cento di liquidità pronto da investire per rafforzare ed espandere l’offerta di prodotti sul mercato. Tutto starà ora a verificare se l’acquisto dello storico marchio SGI porterà i vantaggi sperati, al netto dei debiti da coprire.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il 3 apr 2009
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