Roma – I tecnici indiani sono tra i più richiesti nel mondo, l’industria indiana del software è la seconda al mondo, le esportazioni di tecnologie indiane aumentano di anno in anno: lo scenario della rivoluzione tecnologica in uno dei paesi più popolosi del mondo ha del clamoroso. Al punto che il presidente riformista iraniano Mohammad Khatami, in visita in India in questi giorni, ha dichiarato di sperare che anche il suo paese segua questa rotta.
In un intervento tenuto presso il distretto tecnologico di Hyderabad, popolosa città nel centro dell’India, Khatami ha spiegato che l’Iran “dispone di una ampia quantità di risorse umane specializzate. Siamo in grado di imparare molto dall’esperienza dell’India”.
In visita a Cyberabad, come viene spesso definito quel distretto dai media indiani, Khatami ha dichiarato di apprezzare il grosso lavoro di investimento e la preveggenza indiana dietro il grande sviluppo dell’industria dell’hi-tech. Un settore nel quale l’Iran intende investire ulteriormente.
Per Khatami la battaglia è naturalmente tutta in salita viste le enormi difficoltà per il suo paese, ancorato ai valori tradizionali dell’Islam, ad accettare, inglobare e far proprie le tecnologie che hanno fatto di Silicon Valley l’ombelico del mondo tecnologico. Internet, peraltro, nel paese è ancora vissuta con estrema diffidenza e conseguentemente soggetta a censure.