Don Mazzi scomunica The Sims

Don Mazzi scomunica The Sims

Il celebre videogame che arriva in Italia insieme a Sim City 4 attira le pesanti critiche anche di monsignor Riboldi. Videogiochi nel mirino perché suggeriscono tentazioni che dovrebbero essere evitate. E vai con gli allarmismi
Il celebre videogame che arriva in Italia insieme a Sim City 4 attira le pesanti critiche anche di monsignor Riboldi. Videogiochi nel mirino perché suggeriscono tentazioni che dovrebbero essere evitate. E vai con gli allarmismi


Roma – Le ultime edizioni del celebre videogioco The Sims arrivano in Italia assieme a Sims City 4 ed ecco che arriva la scomunica di don Mazzi e di monsignor Giuseppe Riboldi, allarmati per quello che questi videogame a loro parere rappresentano.

“Una volta nei giochi ci si identificava con l’eroe o con il re – ha dichiarato don Mazzi – Adesso si è valicato anche l’ultimo limite: un’eterna tentazione dell’uomo diventa realtà grazie al computer e alla PlayStation”.

Le clamorose affermazioni del celebre parroco si devono alle caratteristiche del gioco che propone anche un “quadro divino” per mettersi nei panni del creatore e tirare le fila degli umani destini.

“Mi sembra – ha continuato don Mazzi – un segno di grande immaturità, soprattutto nel momento in cui si inizia a confondere il reale e il virtuale e il gioco smette di essere soltanto un gioco”.

Non meno appassionato l’allarme lanciato da monsignor Riboldi. Questi giochi – ha affermato – “sono un’invenzione ben riuscita per fare soldi. Nessuno può sostituirsi a Dio e giochi come questi sono un grosso imbroglio che, però, diventa emblematico di una confusione diffusa. Gli uomini non vogliono ammettere che sono nelle mani di Dio, hanno voglia di avere un perché e un gioco come questo, anche se costituisce quasi un tentativo di saperne di più, si trasforma in una sorta di triste mercato delle anime”.

La scomunica lascia perlopiù indifferenti gli psicologi, secondo cui i giochi che consentono ai più piccoli di scaricare le frustrazioni possono avere un ruolo terapeutico. “L’unico accorgimento – ha dichiarato a questo proposito la docente di psicologia presso l’Università La Sapienza di Roma Anna Oliverio Ferraris – è che i genitori non spariscano ma che stiano vicino ai bambini, spiegando ciò che è bene e ciò che è male. L’importante, insomma, è che il gioco non venga preso troppo alla lettera, che sia sempre chiaro il confine tra fantasia, divertimento e realtà”.

Ora bisognerà però spiegarlo ai due religiosi.

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Pubblicato il
4 feb 2003
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