DSi, il crack è servito

DSi, il crack è servito

A pochi mesi dall'arrivo sul mercato si materializzano gli incubi di Nintendo, nella forma dei tanto odiati e combattuti dispositivi carica ROM
A pochi mesi dall'arrivo sul mercato si materializzano gli incubi di Nintendo, nella forma dei tanto odiati e combattuti dispositivi carica ROM

Da tempo il lancio di ogni nuova console è seguito immancabilmente dal rilascio di componenti software e hardware volti a crackare il sistema in modo da farci girare versioni piratate dei giochi. Uno dei migliori esempi è certamente rappresentato dal DS di Nintendo, che ha visto soprattutto in concomitanza con il rilascio della versione Lite un sempre più vasto fiorire di mod chip, dispositivi utili a far girare i file .nds estrapolati dalle cartucce originali. La storia si è ripetuta anche con DSi, terzo modello della fortunata serie che Nintendo ha inutilmente cercato di blindare: a poche settimane dall’arrivo sul mercato internazionale, la DS dotata di doppia cam saluta l’arrivo sul mercato della prima flashcart in grado di adattarsi al suo firmware.

Chiunque abbia provato ad inserire nella nuova console di Nintendo una flashcart come l’ormai famosa R4 sarà rimasto deluso, dal momento che sul nuovo dispositivo dell’azienda nipponica sono state rafforzate le protezioni. Comunque, le soluzioni alternative all’acquisto legale non si sono fatte attendere più di tanto: sul finire del 2008, ad un mese esatto dalla presentazione nipponica, il team di Acekard rilasciava Acekard 2i , scheda compatibile con la nuova console di Nintendo in grado di supportarne al massimo le caratteristiche grazie anche alla compatibilità con schede di memoria microSDHC.

Nonostante il team di AK2i sia stato tra i primi a rilasciare la flashcart compatibile con DSi, così come avvenuto in passato per le precedenti versioni, non tardano ad arrivare prodotti analoghi: un esempio è DSONEi , in grado secondo i suoi ideatori di funzionare almeno per buoni 4 anni e anche in presenza di aggiornamento di firmware da parte di Nintendo. Tutto ciò è possibile grazie al firmware writer, un componente USB in grado di riscrivere il software interno alla scheda. Come ben noto, Nintendo ha accusato non poco il colpo subito dal diffondersi di R4 e soci, motivo per cui l’azienda ha deciso di rinforzare e regionalizzare il software della console, in modo da fornire contenuti mirati a seconda dei paesi cui sono destinati e combattere la pirateria.

I dispositivi per aggirare le protezioni viaggiano spesso al limite della legalità, dal momento che non sempre le ROM dei giochi godono dei privilegi del fair use, che consentono cioè di fare una copia di backup in presenza della versione originale del gioco. Va inoltre detto che non tutto quello che gira su questo tipo di device è illegale: un valido esempio sono le applicazioni meglio note come homebrew, realizzate da appassionati e molto spesso disponibili liberamente. Nonostante ciò la legge si è pronunciata più volte a sfavore di questi stessi dispositivi, giudicandoli illegali e vietandone espressamente la vendita: così come accaduto nella vicenda che vede coinvolta PCBox , società fiorentina portata in tribunale dall’azienda nipponica.

Vincenzo Gentile

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Pubblicato il
15 mag 2009
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