Sistemi anticrack, miracolo a Pechino

Sistemi anticrack, miracolo a Pechino

Gli ultimi report fatti al Congresso USA parlano di una fantomatica accoppiata tecnologica cinese a prova di penetrazione. Ma del presunto vantaggio socialista, non vi è prova provata
Gli ultimi report fatti al Congresso USA parlano di una fantomatica accoppiata tecnologica cinese a prova di penetrazione. Ma del presunto vantaggio socialista, non vi è prova provata

Chiuso definitivamente il capitolo della guerra fredda e della del predominio assoluto degli Stati Uniti nello scenario mondiale, i cinesi sono attualmente in vantaggio nell’ambito del cyber-warfare e dello spionaggio telematico. Questo, secondo il quotidiano The Washington Times , è quanto avrebbe sostenuto uno specialista di sicurezza privato di fronte alla Commissione sui rapporti economici e di sicurezza tra USA e Cina, parlando dell’esistenza di un sistema operativo “anti-hacker” che renderebbe vano qualsiasi tentativo di infilarsi nei “loro” network da parte di CIA, NSA e compagnia.

Nell’audizione del 30 aprile scorso, l’esperto Kevin Coleman dice che l’OS made in China si chiama “Kylin”, non è Windows né Linux né Mac, ed è già stato installato sui server chiave delle infrastrutture del paese asiatico. In sviluppo già dal 2001, Kylin ha cominciato a “fare la guardia” dei sistemi governativi e militari dal 2007.

L’impiego a largo raggio dell’OS “anti-hacker”, sostiene Coleman, “ha reso le nostre cyber-capacità offensive inefficacy contro di loro, dato che le cyber-armi sono state progettate per essere usate contro Linux, UNIX e Windows”. Nel delicato scacchiere dello spionaggio e del controspionaggio internazionale, suggerisce l’esperto, la superiorità tecnologica americana viene controbilanciata alla grande dai cinesi a dispetto del fatto che, a quanto pare, gli USA siano da tempo impegnati nel tentativo di superare le maglie difensive della rete telematica oltre la Grande Muraglia.

E c’è di più, continua Coleman, perché oltre all’OS a prova di hacker i cinesi hanno avrebbero anche realizzato un processore che, al contrario di quelli prodotti negli States, è stato progettato con l’espresso obiettivo di rafforzare le difese contro intromissioni e software malevolo sotto il controllo di spie e criminali. Se si aggiunge un microchip rafforzato a un sistema operativo rafforzato – dice Coleman – l’accoppiata genera una piattaforma estremamente solida per difendere le infrastrutture”.

Nel gioco di scacchi dello spionaggio telematico a cui partecipano USA, Cina e Russia, chiosa l’esperto, i protagonisti sono tutti ad armi pari . Tra l’altro già a novembre la commissione aveva lanciato l’allarme sul fatto che “la Cina sta aggressivamente inseguendo capacità di cyber-warfare che possono portare a un vantaggio asimmetrico rispetto agli Stati Uniti”.

Quel che manca a sostegno di tale tesi, e soprattutto del fatto che l’accoppiata Kylin+CPU sia realmente a prova di hacker e malware, sono attualmente le prove concrete di tale presunta invincibilità, non essendoci testimonianze disponibili o test condotti in scenari di utilizzo da “real world”.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il 19 mag 2009
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