Ma quanti sono gli italiani online?

Ma quanti sono gli italiani online?

Se lo chiede l'ADUC di Vincenzo Donvito che segnala forti discrepanze nelle cifre fornite dall'Autorità rispetto a quelle fornite da osservatori come l'Anfov. Chi ha ragione? Chi gioca con le cifre?
Se lo chiede l'ADUC di Vincenzo Donvito che segnala forti discrepanze nelle cifre fornite dall'Autorità rispetto a quelle fornite da osservatori come l'Anfov. Chi ha ragione? Chi gioca con le cifre?


Roma – Quanti sono gli utenti Internet italiani? Secondo l’ADUC il dato è oggi quantomai incerto.

In un comunicato, l’Associazione degli utenti e dei consumatori, mette in evidenza come gli esperti dell’Anfov (Associazione per la convergenza nei servizi di comunicazione) hanno calcolato che nel 2000 sono stati 6 milioni gli utenti Internet italiani, dei quali 1,8 milioni “business”.

Nel settimo rapporto sull’andamento dei settori legati alle nuove tecnologie, l’Anfov prevede anche che alla fine del 2001 gli utenti Internet saranno saliti a quota 7,5 milioni di “unità”.

A fronte di questi dati, l’ADUC invece mette in evidenza come l’Autorità delle TLC, il 10 gennaio scorso, abbia informato, in una audizione parlamentare, che nel 2000 gli utenti Internet italiani hanno toccato quota 10 milioni.

I dati per il 2000 preannunciati recentemente da Assinform, inoltre, parlano di 13 milioni di utenti Internet italiani, numero in cui sono però compresi anche i navigatori occasionali. Il tutto condito dalle cifre di Nielsen//Netratings, secondo cui sono 14,5 milioni i computer nelle case degli italiani a cui è agganciato un modem per la connessione ad Internet.

La questione riportata in primo piano dall’ADUC è annosa ma importante, perché ai numeri della Rete, sui quali negli anni di rado i più prestigiosi osservatori si son trovati d’accordo, sono legati anche i numeri degli investimenti, le speranze delle net-companies e via dicendo. Ed è su questo fronte che l’ADUC attacca.


L’ADUC critica l’Autorità, partendo dalla constatazione che i numeri forniti lo scorso gennaio erano i tratti dagli abbonati ai vari provider. “Ma – sostiene l’ADUC – è più che notorio che ogni navigatore, vista la diffusione degli accessi gratuiti, ha almeno un paio di indirizzi email e account di accesso”.

E se il problema dei numeri, del quale più volte anche Punto Informatico si è occupato, rimane un problema imponente, dovuto soprattutto alle difficoltà di ottenere delle stime attendibili, l’ADUC va oltre e sostiene che quelle cifre sono state utilizzate per “accreditare l’Italia nel novero di quei Paesi ad alto livello di tecnologia di grande consumo, in modo da rendere molto più pregiate le aziende del settore e le prime avventure economiche e commerciali attraverso la Rete”.

“Per noi – continua la nota dell’ADUC – accreditarsi su dati di partenza falsati, è il metodo peggiore che ci sia, perché fa indirizzare le politiche e gli investimenti lì dove il consumo non c’è, o c’è in modo più moderato rispetto a quanto prospettato, creando le premesse per grandi delusioni”. Secondo l’ADUC, numeri così avrebbero anche spinto al varo di proposte di legge di regolamentazione della Rete che sono state bloccate solo dallo scioglimento del Parlamento.

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Pubblicato il 14 mar 2001
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