P2P, sorvegliare e disconnettere

P2P, sorvegliare e disconnettere

Il Regno Unito potrebbe allinearsi con la Francia e iniziare a tagliare connessioni. Mentre Logistep è stata autorizzata ad operate da un tribunale svizzero. Per sfuggire al monitoraggio, gli utenti si mimetizzano con Ipodah
Il Regno Unito potrebbe allinearsi con la Francia e iniziare a tagliare connessioni. Mentre Logistep è stata autorizzata ad operate da un tribunale svizzero. Per sfuggire al monitoraggio, gli utenti si mimetizzano con Ipodah

Monitorare, avvertire e, a mali estremi, disconnettere: l’industria dei contenuti non sembra rinunciare ad aderire alle dinamiche che ormai sono legge in terra francese. Se nel Regno Unito, accanto a setacci e rallentatori, esiste la possibilità di introdurre le ghigliottine che finora autorità e provider avevano rigettato, la Svizzera legittima l’operato della società di sorveglianza Logistep. Ma il regime della risposta graduale alla pirateria avanza su una strada in salita.

Il Regno Unito aveva tentato in precedenza di infilare nel quadro normativo una declinazione della dottrina Sarkozy : pressati dalle autorità e dai colossi dei contenuti , lo scorso anno i provider avevano firmato un’ intesa con cui si caricavano della responsabilità di agire da messaggeri. Avrebbero recapitato missive minatorie agli abbonati il cui indirizzo IP fosse stato colto a violare il diritti d’autore. Si trattava di comunicazioni che a parere di molti sarebbero bastate per dissuadere i condivisori più impenitenti: l’eventualità delle disconnessioni era stata accantonata.

Le stesse autorità, fra cui il ministro della Proprietà Intellettuale David Lammy, avevano fugato ogni dubbio a riguardo: le ghigliottine punitive fatte calare sulla connettività non sarebbero state una misura proporzionata, per tutelare il mercato di cui l’industria dei contenuti trae da vivere si finirebbe per calpestare innumerevoli diritti del cittadino. Ma il rapporto Digital Britain , un documento che dovrebbe tracciare il futuro dell’Isola connessa, potrebbe contenere disposizioni non allineate alle rassicurazioni di Lammy. Nel report, ha confermato il ministro della Cultura Andy Burnham, sarà contenuta la proposta di introdurre certe “misure tecniche” che agiscano da deterrente. Alle misure tecniche si era già fatto accenno nella versione preliminare del documento: si era ventilata la possibilità di incoraggiare i provider alle limitazioni della banda e alle discriminazioni del traffico. Un portavoce del Ministro ha lasciato trapelare che non si tratterà solo di misure preventive: nonostante Burnham abbia ricordato che un sistema deterrente che culmini con la disconnessione non sia “l’opzione da preferire”, il suo portavoce ha riferito che si incoraggeranno gli accordi tra ISP e industria dei contenuti, che “l’accordo fra ISP e industria sarà supportato dai nuovi poteri consegnati ad OFCOM, sulla base dei quali potrà imporre soluzioni tecniche nei confronti di coloro che violassero ripetutamente il copyright nel caso gli avvertimenti si dimostrassero inefficaci”. Il ministro delle Comunicazioni parla di dissuasori , come i dossi artificiali installati per invitare gli automobilisti a moderare la velocità. Ci sono osservatori che sospettano che invece il report abbia in serbo per i cittadini le temute disconnessioni.

Se le autorità spingeranno sulle disconnessioni sarà in primo luogo necessario assicurarsi che i provider collaborino: gli ISP del Regno Unito non si sono finora mostrati cedevoli rispetto alla prospettiva di agire da boia dell’industria dei contenuti e di inimicarsi così i propri utenti. Proprio l’ostruzionismo dei provider ha disinnescato il corrispettivo neozelandese della dottrina Sarkozy, mentre la silente immobilità dei provider statunitensi starebbe facendo inabissare le ambizioni dell’industria dei contenuti rappresentata da RIAA e MPAA. Nessuno dei provider degli States avrebbe cominciato e collaborare a pieno regime con l’industria del copyright, che nei mesi scorsi aveva promesso di abbandonare la tattica dei processi per passare ai rastrellamenti di grandi numeri, netizen da inondare di missive e da disconnettere, qualora non si lasciassero intimorire e non desistessero dalle violazioni. I provider statunitensi inviano comunicazioni, ma si dimostrano restii a ghigliottinare le connessioni : il quadro normativo non sembrerebbe prevedere la giustizia privata, esercitata senza la mediazione dell’autorità giudiziaria.

Al di qua dell’oceano, invece, si stanno preparando le basi per l’identificazione degli utenti: l’attività di Logistep, la società che al soldo dell’industria batte le reti P2P raccogliendo indirizzi IP a cui dare un nome, è stata legittimata da un tribunale svizzero. L’operato di Logistep era stato dichiarato illegittimo dal Garante della Privacy italiano nel quadro dell’affaire Peppermint , così come dalla Corte Costituzionale tedesca: l’azienda non aveva diritto di monitorare in maniera sistematica i circuiti del P2P a caccia di violazioni da registrare per essere impugnate contro il cittadino della rete. Ma sono numerosi, dentro e fuori dall’Italia, gli attori dell’industria che vorrebbero disporre della possibilità di tutelarsi senza doversi invischiare in tortuosi procedimenti burocratici che coinvolgano le autorità. La corte svizzera ha ammesso che l’attività di Logistep crea degli attriti in materia di diritto alla privacy, ma ha altresì decretato che le istanze dell’industria siano abbastanza rilevanti da giustificare la sorveglianza estensiva .

I cittadini della rete, allertati dalla prospettiva di finire sotto la lente dell’industria dei contenuti, non hanno rinunciato alla mobilitazione . Sono innumerevoli gli strumenti imbracciati per sfuggire al controllo: a questi si è aggiunto IPODAH , un servizio di VPN analogo a quello proposto da The Pirate Bay . L’obiettivo di IPODAH è sfuggire ad HADOPI, l’ Haute Autorité pour la Diffusion des Oeuvres et la Protection des Droits sur Internet che orchestra il regime della risposta graduale. Ammesso e non concesso che sia possibile.

Gaia Bottà

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Pubblicato il
8 giu 2009
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