Cina, il filtro è un groviera

Cina, il filtro è un groviera

Green Dam è craccabile, è un canale per appropriarsi delle macchine su cui è installato. Le proteste montano
Green Dam è craccabile, è un canale per appropriarsi delle macchine su cui è installato. Le proteste montano

“Un piccolo atto vale un milione di pensieri”. Non sono le parole di un profeta o di un leader mondiale, ma dell’artista ed architetto cinese Ai Weiwei , noto anche per aver preso parte al progetto di costruzione dello stadio olimpico Bird’s Nest ed aver scritto circa 3000 articoli in tre anni di attività del suo blog personale. Ed è proprio qui che Weiwei si è rivolto a tutti i netizen cinesi, con parole profonde e di grande impatto. Un “piccolo atto” di protesta: rinunciare alla rete per un giorno per fare in modo che i pensieri siano effettivamente liberi.

È stato alzato il sipario sul nuovo atto di una storia ormai nota, tra il governo di Pechino e gli aspiranti liberi cittadini del web cinese. Dopo il silenziamento della rete voluto dalle autorità in seguito all’anniversario dei fatti di Piazza Tiananmen, la censura torna a tormentare la navigazione degli utenti.

Dal Ministero dell’Industria e dell’IT fanno sapere che il sistema di filtraggio Green Dam andrà avanti, nonostante tutte le vulnerabilità scoperte finora dai ricercatori nell’ambito della sicurezza informatica. E, soprattutto, nonostante sia recente un avviso apparso in principio sul sito hacker milw0rm.org e successivamente su una pagina di Wikileaks . Un exploit che consente di guadagnare il controllo di ogni computer su cui si ritroverà ad operare il programma cinese volto ad imbrigliare tutti i contenuti che il governo ritiene inadatti ai cittadini della rete.

Rimane aperta, inoltre, la questione nudità che era stata già affrontata in precedenza con la collaborazione di Google. Il governo di Pechino aveva, infatti, ripreso BigG, rea di possedere filtri troppo deboli per proteggere i cittadini da ricerche troppo oscene. A Mountain View il problema è stato affrontato prontamente, disattivando innanzitutto la funzione Google Suggest e poi rimuovendo dai risultati di ricerca link relativi a materiale pornografico.

Pechino, tuttavia, pare non accontentarsi delle soluzioni offerte da Google, continuando sulla strada del Green Dam Youth Escort. Il programma verrà preinstallato sui computer o distribuito su CD a partire dal 1 luglio. In barba alle raccomandazioni degli esperti di sicurezza e al post su Wikileaks. E anche alle recenti dichiarazioni dell’Ambasciata statunitense: “Crediamo che ci siano altre soluzioni commerciali che danno agli utenti una vasta scelta per proteggere i minori da contenuti internet inappropriati o illeciti. Abbiamo anche chiesto al governo cinese di aprire un dialogo per risolvere queste questioni”.

Se gli Stati Uniti cercano un dialogo, Ai Weiwei vuole un vero e proprio sciopero. Una chiamata pacifica per milioni di utenti cinesi col fine di boicottare la rete dalle prime ore del 1 luglio all’alba del 2. “I cinesi sono persone molto pratiche – ha dichiarato Ai Weiwei – pensano alle conseguenze delle cose. So che quello che chiedo richiederà uno sforzo, ma sento che questo piccolo atto di protesta avrà un impatto”. Da che parte del palco calerà il sipario?

Mauro Vecchio

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Pubblicato il
25 giu 2009
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