Ma la guerra è già elettronica

Ma la guerra è già elettronica

di A. Massucci - Sulle due sponde dell'Atlantico ci si prepara alla battaglia nel cyberspazio. Se Bush carica armi che sparano byte, l'Europa addestra infosoldati contro i terroristi. Ora siamo tutti più tranquilli
di A. Massucci - Sulle due sponde dell'Atlantico ci si prepara alla battaglia nel cyberspazio. Se Bush carica armi che sparano byte, l'Europa addestra infosoldati contro i terroristi. Ora siamo tutti più tranquilli


Roma – Sono le ore della grande chiamata alle armi e certo non solo di quelle convenzionali. Non mi riferisco al dilaniante dibattito sulla possibile presenza di armi di distruzione di massa nella mani di Saddam Hussein né sull’uso localizzato e specialistico che il Pentagono sta studiando per armi atomiche di nuova generazione. Mi riferisco invece al quadro della guerra cyber che viene allestito quasi all’unisono sulle due sponde dell’Atlantico in questi giorni.

Già. L’amministrazione Bush ha deciso che è tempo di varare piani strategici di una futura offensiva elettronica. Piani che si affianchino alle infrastrutture in continua espansione dedicate al “cyber warfare”, la guerra dell’elettronica e dell’alta tecnologia. Linee guida che non sono più limitate alla difesa dei backbone informativi degli States, appunto, ma che parlano apertamente di assalti in cui la baionetta è sostituita da bazooka capaci di sparare tonnellate di byte ostili contro quei governi che dimostrino a Bush di meritarselo.

Sebbene sia ufficialmente ancora in fase embrionale, il progettone sostenuto non senza qualche perplessità dal consigliere sulla sicurezza informatica Richard Clarke è destinato a rappresentare la massima espressione della potenza elettronica degli Stati Uniti d’America.

Da questa parte dell’Oceano, proprio ora nell’Unione Europea viene presentata una nuova agenzia, anzi cyber-agenzia, “tuttofare”. Non si parla esplicitamente di milizie o di guerra globale eppure i compiti del nuovo organismo pan-europeo sono quelli del comando generale di un corpo di infosoldati pronti a combattere per difendere il territorio, quello elettronico naturalmente.

Tra i compiti più rilevanti, l’Agenzia dovrà occuparsi della difesa antivirus, che viene vissuta nella alte sfere in modo assai diverso di come la potrebbe vivere un utente comune. Il disastro che certi worm sono riusciti a compiere su server pubblici e privati anche nel recentissimo passato nonché l’insidiosa temerarietà di cavalli di troia e affini si legano a tutte le altre questioni di sicurezza informatica in un unicum che diventa inesplicabile al profano e dunque inevitabilmente terrorizzante. Anche la vecchia Europa come il nuovo mondo, d’altro canto, ormai deposita le proprie eccellenze, le proprie fragilità e parti consistenti della propria società nel frastagliato universo dei bit, da difendere costi quel che costi.

L’agenzia sarà dunque il quartier generale delle infotruppe comunitarie e avrà anche il compito di respingere gli attacchi alle reti strategiche eventualmente sferrati da cracker stranieri. Sono anni che soprattutto gli Stati Uniti parlano di eserciti di aggressori informatici sviluppati e allevati da certi regimi totalitari. Tutto questo l’agenzia contrasterà mediante un’opera di coordinamento su scala europea che riesca almeno a limitare i danni di ogni genere di offesa.

Per il momento, il Vecchio Continente non s’è imbaldanzito al punto da costituire una forza elettronica d’intervento all’estero come sta invece accadendo sull’altra sponda dell’Atlantico, secondo un copione dei rapporti USA-UE che rischia di diventare noioso per quanto è ripetitivo. Ma sta iniziando ad attrezzarsi.

Ora c’è da fare l’ultimo sforzo: trovare il nemico.

Alberigo Massucci

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Pubblicato il
11 feb 2003
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