Un cervello artificiale entro dieci anni

Un cervello artificiale entro dieci anni

E' la speranza del team di scienziati che lavora al progetto Blue Brain dal 2005. Un obiettivo che va al di là della semplice simulazione
E' la speranza del team di scienziati che lavora al progetto Blue Brain dal 2005. Un obiettivo che va al di là della semplice simulazione

Lo scienziato Henry Markram , direttore del progetto Blue Brain, ha affermato durante le sessioni di Oxford del TED che entro dieci anni sarà possibile costruire un cervello umano artificiale funzionante nei minimi dettagli.

Markram sta tentando di ricreare il cervello dei mammiferi attraverso operazioni di reverse engeneering partendo da dati di laboratorio dal 2005 con il progetto Blue Brain , e già allora aveva parlato di dieci anni per avere un completo cervello umano artificiale. Ora lo scienziato sembra aver più dati per le sue previsioni.

Dopo aver simulato alcuni elementi del cervello di ratto Markram sta ora procedendo a ricreare il complesso cervello umano neurone dopo neurone, in una lunga e complessa serie di operazioni di osservazione, analisi, catalogazione e simulazione.

Il 99 percento di quello che percepiamo del mondo esterno è “frutto delle supposizioni del nostro cervello su ciò che ci circonda” afferma, perciò bisogna perseguire questa strada, per raggiungere infine una conoscenza più profonda di noi stessi e conseguentemente della realtà.

L’obiettivo più importante è trovare la cura a malattie come l’Alzheimer: “Sono più di 2 miliardi – ha raccontato – le persone che soffrono per qualche tipo di malattia cerebrale “. Ulteriore possibilità conseguente allo studio sarebbe creare, attingendo ai dati neuroscientifici sugli animali, un’Arca di Noé digitale, potendo potenzialmente ricreare modelli di ogni singolo animale e superare così definitivamente la sperimentazione sugli animali che, afferma Markram, non potrà essere eseguita ancora per molto.

Partendo dall’analisi della colonna neocorticale , definita dal professore “un nuovo cervello, di cui i mammiferi hanno bisogno per raffrontarsi con parentele, interazioni sociali e le conseguenti complesse funzioni cognitive”, Markram con il suo team è finora arrivato a catalogare regole di comunicazione e di connettività di “decine di migliaia” di neuroni, ognuno dei quali differente ma di cui è possibile estrapolare un’architettura di base comune per ogni singola specie, decodificando le regole con cui i diversi neuroni comunicano tra di loro.

Per far ciò il team di Markram deve monitorare l’impulso elettrochimico emesso dal singolo neurone in conseguenza di una stimolazione esterna (la visione di un immagine) attraverso il computer. Tecnicamente servirebbe un portatile per ogni neurone: a disposizione del progetto vi è invece l’IBM Blue Gene dotato di 10mila processori . Con esso i ricercatori hanno potuto effettuare una serie di simulazioni e sviluppare un software che registra i dati catalogati. Hanno ottenuto l’equazione per simulare i neuroni e le loro reazioni chimico-elettriche, e con essa e le informazioni raccolte hanno sviluppato un primo modello tridimensionale della neo-corteccia.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
24 lug 2009
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