Baia, l'Italia chiede il conto

Baia, l'Italia chiede il conto

L'industria della musica vorrebbe un risarcimento milionario. In attesa di una sentenza italiana, l'Olanda pretende dalla Baia l'autoesilio dalla rete
L'industria della musica vorrebbe un risarcimento milionario. In attesa di una sentenza italiana, l'Olanda pretende dalla Baia l'autoesilio dalla rete

Un milione di euro tondo tondo: questo è quanto l’industria della musica italiana chiede a The Pirate Bay a titolo di risarcimento per essersi macchiata della violazione del diritto d’autore. Quella di The Pirate Bay, continua a sostenere l’industria della musica, è un’attività condotta a scopo di lucro: dovrebbe corrispondere ai detentori dei diritti quanto necessario a compensare le violazioni.

The Pirate Bay si è svincolata dal sequestro che l’aveva investita lo scorso agosto: il Tribunale del Riesame di Bergamo ha stabilito che i provider dovessero smettere di dirottare il traffico dei cittadini della rete, ma non si è pronunciata in merito alla colpevolezza o l’innocenza dei responsabili della Baia. Le indagini condotte dalla Guardia di Finanza non sono ancora sfociate in una sentenza e l’industria italiana della musica ha ora avanzato le proprie richieste.

Chiede un conto di un milione di euro , una cifra sostenuta dal fatto che, spiega FIMI in un comunicato , “l’attività del sito genera copiosi profitti per i loro gestori attraverso la presenza di banner pubblicitari”. Gli amministratori del tracker, anche in occasione del processo che ha condotto alla disfatta della Baia in terra svedese, hanno sempre sostenuto che l’attività di The Pirate Bay rendesse il necessario a mantenere l’infrastruttura e a continuare a metterla a disposizione dei cittadini della rete.

Si tratta di una strategia difensiva che non è valsa l’assoluzione, si tratta di una strategia difensiva che a parere di FIMI e FPM sarebbe contraddetta con nettezza dal fatto che la Baia sia stata messa in vendita . “La richiesta di risarcimento – ha spiegato il presidente di FIMI Enzo Mazza – si basa anche sul principio che vendendo il sito a terzi, i fondatori hanno confermato che l’intera operazione illecita dietro Pirate Bay altro non era che finalizzata a conseguire un fine di lucro e pertanto non è accettabile che qualcuno prenda i soldi e scappi senza rispondere dei danni”.

Ma il conto presentato dai rappresentanti italiani dell’industria della musica non è l’unico fronte ancora aperto. Acque tempestose si infrangono sulle rive della Baia: al destino incerto sul fronte dell’acquisizione, alle numerose controversie con cui i detentori dei diritti vorrebbero inibire l’accesso a The Pirate Bay in Norvegia , Irlanda e Danimarca , si aggiunge l’ azione legale intentata da MPAA, che ha chiesto la chiusura dei rubinetti della banda che alimenta la piattaforma.

Una richiesta a cui si aggiunge quella avanzata dalla corte distrettuale che sta esaminando la posizione della Baia in terra olandese: BREIN, in nome dei detentori dei diritti, ha chiesto e ottenuto che il tribunale emettesse nei confronti dei gestori della Baia un’ ingiunzione a desistere dalle violazioni. I nocchieri della Baia dovranno inoltre provvedere a rendere inaccessibile agli utenti olandesi il sito, i server, i tracker e i database: qualora non dovessero attenersi all’ordinanza, sul loro capo si abbatterebbero sanzioni per un massimo di 3 milioni di euro, 30mila euro per ogni giorno lasciato trascorrere senza aver arginato le violazioni e 30mila euro per ogni giorno in più senza aver impedito ai netizen olandesi di accedere al sito.

Gaia Bottà

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Pubblicato il
31 lug 2009
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