The Pay Bay, la telenovela continua

The Pay Bay, la telenovela continua

Il tormentone dell'estate 2009. Riuscira GGF a completare l'acquisizione? Riuscirà a farsi quotare in borsa? Riuscirà a fare accordi con le major? E gli utenti della Baia, che faranno? Alla prossima puntata
Il tormentone dell'estate 2009. Riuscira GGF a completare l'acquisizione? Riuscirà a farsi quotare in borsa? Riuscirà a fare accordi con le major? E gli utenti della Baia, che faranno? Alla prossima puntata

Quando si scarica , in genere, si finisce su The Pay Bay (ex-Pirate): e The Pay Bay e il suo improbabile futuro di hub multimediale a tanti zeri sono notoriamente tra i temi tecnologici più chiacchierati da un po’ di settimane a questa parte. L’ultima puntata della telenovela aveva riservato sorprese niente affatto piacevoli in merito all’acquisizione del portale da parte di Global Gaming Factory e alla sua situazione legale nei tribunali di mezzo mondo, mentre questa volta è GGF a dispensare ottimismo a piene mani e a rassicurare , per l’ennesima volta, che il sole splende alto e forte sul glorioso futuro di dollari e stock option di The Pay Bay.

Nel futuro c’è ad esempio una possibile quotazione del titolo nel listino americano del NASDAQ, una prospettiva che si sarebbe liquidata come risibile solo poco tempo addietro e che invece adesso GGF dà per probabile. “Stiamo valutando la possibilità di far inserire l’operazione nella lista dell’indice Small Cap del NASDAQ”, dice senza ombra di ilarità il CEO di GGF Hans Pandeya, che al momento manca ancora dei fondi necessari a concludere l’acquisizione del portale ma che evidentemente pensa già in grande per il nuovo acquisto della sua società.

L’affascinante idea del brand “The Pirate Bay” in lista tra i titoli tecnologici di Wall Street, accanto a nomi come Microsoft, Adobe ed Electronic Arts , avrebbe secondo Pandeya un suo perché in virtù della forte presa della Baia (o a questo punto del suo ricordo) nel mercato nordamericano, e non a caso le parti che più hanno espresso interesse in tutta l’operazione The Pay Bay sono – sempre secondo quanto sostiene Pandeya – riconducibili al mercato USA.

GGF continua insomma ad alimentare grandi speranze per tutti e rassicura: gli utenti di The Pay Bay nemmeno noteranno la differenza tra il “prima” e il “dopo” la mutazione di pelle dell’ex-ricettacolo prediletto dai bucanieri del P2P, mentre tutti gli ostacoli ancora presenti sul cammino di dollari della Baia verranno risolti in tempo.

GGF troverà i soldi (che non ha ancora), risolverà i guai legali del sito (che rimane il nemico numero uno dell’industria multimediale nei sette mari e sui cinque continenti) e riuscirà a portare a termine quello che nessuno è ancora riuscito a fare , vale a dire strappare un super-fanta-mega-accordo con i maggiorenti del copyright capace di coprire tutti, dalle Big Four del disco all’intera Hollywood, passando per le etichette indie, il produttore di quartiere e i network televisivi.

Riguardo alle major musicali un accordo sarebbe prossimo , dice Pandeya, anche se non specifica null’altro se non che si tratterebbe di una delle Big Four di cui sopra (quindi EMI, Universal, Sony Music o Warner Music). GGF pensa in grande anche per il “dopo” The Pay Bay, sostenendo di voler assimilare l’intera scena del P2P facendo acquisti tra gli altri portali e tracker basati su BitTorrent.

E mentre l’intrepido provider di Internet cafè va in brodo di giuggiole, c’è qualcuno che parlotta sullo sfondo : Peter Sunde aka Brokep, lo storico portavoce della ex-Baia dei pirati svedesi ora passato a una vita migliore pretende di cominciare una carriera politica come governatore di Gotland , la più grande delle isole svedesi nel Mar Baltico. Sunde vanta nel suo curriculum amicizie presidenziali particolari (il presidente del Brasile Lula) e una “presa” politica su milioni di persone che la pensano come lui. E ci sarebbe da fermarsi e ragionarci su, se “Ernesto” di TorrentFreak non confermasse all’istante che si tratta solo di uno scherzo dettato dalla smargiasseria genetica del protagonista.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il 6 ago 2009
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