Quel dizionario ne sa troppe

Quel dizionario ne sa troppe

App Store respinge un vocabolario dalla parlantina troppo triviale e chiede di aspettare per introdurre dei filtri salva-minori. Gli sviluppatori non vogliono e insegnano alla loro applicazione le buone maniere
App Store respinge un vocabolario dalla parlantina troppo triviale e chiede di aspettare per introdurre dei filtri salva-minori. Gli sviluppatori non vogliono e insegnano alla loro applicazione le buone maniere

Un dizionario, anche se pensato come App per iPhone, è per definizione un contenitore di lemmi appartenenti ad una lingua. L’applicazione per iPhone Ninjawords è solo l’ultima di una schiera di dizionari già presenti nel database Apple, ma la sua approvazione è stata alquanto travagliata . Oggetto del contendere, la sua eccessiva ricchezza .

Gli sviluppatori dell’applicazione avevano delegato a Wiktionary il compito di ricercare le parole. Nulla di strano: si tratta di un espediente comune. Ma la presenza di alcuni termini giudicati eccessivamente volgari ha fatto sì che in un primo momento Ninjawords venisse rimandato al mittente.

Ciò che non andava giù ai revisori di App Store era l’ indicizzazione di termini e perifrasi provenienti dallo slang urbano che, in mancanza di un sistema di parental control, non potevano comparire sul display di iPhone: “Il problema segnalato dal team di revisione – ha spiegato Phil Schiller, responsabile marketing di Apple – consisteva nel fatto che l’applicazione era in grado di fornire termini gergali che non si trovano sui comuni dizionari, parole che potrebbero infastidire molti utenti”.

Agli sviluppatori non sarebbe stato quindi chiesto di omettere i vocaboli più forti ma di aspettare che sul melafonino venissero implementati i filtri genitoriali. Ad ogni modo questi avrebbero preferito eliminare le parole più sconvenienti e ripresentare un Ninjawords più educato: “Le misure di controllo per i minori non erano ancora pronte quando abbiamo lanciato il dizionario – ha spiegato il team di sviluppo – pertanto non abbiamo avuto alternative se non censurarlo, in modo da non arrivare dopo la concorrenza”.

Non si è trattato quindi di un atto di censura da parte di Apple, ma di un inconveniente tecnico: App Store non era preparato a ricevere un’applicazione che non ne violava il severo regolamento interno in senso stretto, ma andava oltre i limiti prestabiliti a Cupertino in attesa di annunciati sviluppi della piattaforma. Una situazione, questa, che ha in qualche modo costretto gli sviluppatori ninja a comportarsi come tali: risolvendo il problema alla radice al fine di ottenere il risultato voluto.

Giorgio Pontico

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Pubblicato il 7 ago 2009
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