Google non blinda i suoi forzieri

Google non blinda i suoi forzieri

Un gruppo di dipendenti Mountain View ha messo in piedi un vademecum per la migrazione altrove. Perché non è detto che il matrimonio duri fino a che morte non ci separi
Un gruppo di dipendenti Mountain View ha messo in piedi un vademecum per la migrazione altrove. Perché non è detto che il matrimonio duri fino a che morte non ci separi

Google, al contrario di un diamante, può anche non essere per sempre, e a quanto pare piuttosto che sfruttare una comoda posizione di rendita derivante da rigide politiche di lock-in la corporation preferisce dare ai suoi utenti la possibilità di traghettare, in ogni momento, tutti i dati e le informazioni raccolte nei vari servizi di Mountain View verso provider esterni .

Questa volontà informatico-liberale ha dato vita a Data Liberation Front , iniziativa animata da un piccolo team di ingegneri Google operanti a Chicago che ha appunto l’obiettivo di raccogliere in un solo sito tutte le informazioni, i tutorial e gli step necessari a “liberare” i dati dai G-server per trasferirli altrove.

“Molti provider web rendono difficile l’abbandono dei propri servizi”, scrive Brian Fitzpatrick presentando l’iniziativa, frapponendo tra gli utenti e i propri desideri ogni sorta di impedimenti tecnici o addirittura costringendoli a sborsare denaro per fornire loro una funzionalità di esportazione adeguata. Gli ingegneri Google credono al contrario che “gli utenti, non i prodotti siano i proprietari dei dati, e gli utenti dovrebbero essere in grado di portare velocemente e facilmente quei dati fuori da qualsiasi prodotti senza il minimo problema”.

Il Data Liberation Front si muoverebbe insomma animato all’insegna del concetto di openness e trasparenza nei confronti degli utenti, per cui viene attualmente messo a disposizione tutto quanto è necessario sapere sul travaso di informazioni personali da una buona metà di servizi made-in-Mountain-View , da AdWords a YouTube passando per i preferiti, i contatti, la posta di Gmail e parecchio altro. E nei prossimi mesi, promettono gli ingegneri di Chicago, “pianifichiamo di liberare anche Google Sites e Google Docs”.

Google preferisce “avere utenti leali che usano i nostri prodotti perché sono innovativi, non perché li blindano”, e mettendo a disposizione documentazione e scorciatoie per facilitare lo switch di piattaforma Mountain View dice di voler creare “un senso d’urgenza a migliorare e innovare” in modo da conquistarsi la lealtà e la fiducia dei netizen giorno dopo giorno . Magari pure con un occhio al regolatore, che non si sa mai.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
15 set 2009
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