ARM sfida Intel. Con una CPU da 2GHz

ARM sfida Intel. Con una CPU da 2GHz

Nuovi design, con fino a 8MB di cache e 8 core. Saranno, nelle intenzioni degli ingegneri britannici, più potenti e risparmiosi dei corrispettivi Intel: per tentare l'assalto ai netbook
Nuovi design, con fino a 8MB di cache e 8 core. Saranno, nelle intenzioni degli ingegneri britannici, più potenti e risparmiosi dei corrispettivi Intel: per tentare l'assalto ai netbook

Se con Atom e l’ aiuto di Nokia Intel sta tentando di sconfinare penetrare nel “territorio” di ARM, vale a dire nel segmento di mercato dei device mobili a basso consumo, il celebre chip designer britannico ha deciso di contrattaccare muovendosi in senso opposto: forgiare CPU che, pur non tradendo il proprio retaggio, possano diventare un’alternativa sempre più convincente ai processori x86 low power anche sotto il profilo delle performance. La battaglia si gioca su quel vasto terreno a cavallo fra smartphone e personal computer che vede il proliferare di svariate categorie di dispositivi, dai MID ai netbook passando per UMPC, tablet e smartbook.

La prima mossa di ARM in questo senso è stata l’annuncio, negli scorsi giorni, di una nuova incarnazione dell’architettura multicore Cortex-A9 , nome in codice Osprey , capace di spingersi a frequenze di clock superiori ai 2GHz e di supportare fino a 8 core. La prima implementazione di questa architettura utilizza due core e si basa sulla tecnologia di processo a 40 nanometri di TSMC, la più grande fonderia asiatica di semiconduttori. Come noto, ARM è un’azienda priva di fabbriche: il suo business consiste nel progettare nuove architetture e core di calcolo e venderne in licenza le proprietà intellettuali.

La società inglese afferma che esisteranno due varianti di Osprey : una focalizzata sul risparmio energetico, e indirizzata a smartphone di fascia alta, MID, set-top box, network appliance e stampanti; l’altra focalizzata sulle performance, e capace di corteggiare netbook e computer small-form factor. ARM sostiene che, rispetto ad un tipico processore Atom per netbook, i suoi nuovi chip forniranno un rapporto performance/watt fino ad otto volte superiore e performance fino a due volte e mezzo superiori. Il modello a 800MHz, ad esempio, dovrebbe offrire lo stesso livello di prestazioni dell’Atom N270 a 1,6GHz, questo consumando però soltanto mezzo watt e adottando un die quattro volte più piccolo.

Secondo quanto riporta EETimes , il modello da 2 GHz di Osprey fornirà una potenza di calcolo di circa 10mila Dhrystone MIPS, consumerà circa 1,9 watt e avrà un die di 6,7 millimetri quadrati. La versione ottimizzata per il risparmio energetico avrà invece un clock compreso fra 800MHz e 1GHz, fornirà 4000 Dhrystone MIPS, avrà un dire di 4,9mmq e, come si è detto, consumerà mezzo watt (250mW per ciascun core).

Le specifiche tecniche comuni ad entrambe le implementazioni prevedono una cache L1 di 64KB e un controller per la cache L2 capace di supportare da 128KB a 8MB di memoria.

ARM fornisce già in licenza il design di Osprey , e per l’inizio del prossimo anno conta di fornire anche ai propri partner campioni di CPU basate su questa tecnologia. Le indiscrezioni suggeriscono che Osprey potrebbe essere utilizzato da Apple nelle future generazioni di iPhone e iPod e nel tanto vociferato – ma mai confermato – iTablet . A rafforzare questa tesi c’è il fatto che Apple può attingere al know how di PA Semi, un produttore di chip ARM acquisito lo scorso anno.

Nonostante le mire espansionistiche di ARM, c’è chi afferma che le architetture di quest’ultima avranno molta difficoltà ad affermarsi sul mercato dei netbook: il principale motivo sarebbe dato dal fatto che Windows, e con lui l’immenso bacino di software disponibile per la piattaforma x86, non gira sui chip ARM. Altri ritengono però che i netbook non vadano considerati alla stessa stregua di un notebook tradizionale, ma piuttosto degli handheld “cresciuti” su cui gli utenti hanno interesse a far girare poche e mirate applicazioni: browser web, client di posta elettronica, player multimediale, editor di testi e poco altro. In questo caso una comune distribuzione Linux ARM-based fornirebbe già tutto l’essenziale e molto di più.

Non sembra un caso che proprio questa settimana ARM sia entrata a far parte di Linux Foundation , nota organizzazione non profit dedicata ad accelerare la crescita di Linux sul mercato. Come nuovo membro della Linux Foundation, l’azienda di Cambridge spera di promuovere le proprie architetture e migliorarne il supporto da parte della piattaforma Linux.

Alessandro Del Rosso

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Pubblicato il
17 set 2009
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