Lettere/ Cinema, istruzioni per l'uso

Lettere/ Cinema, istruzioni per l'uso

Mai farsi vedere armati di computer prima di entrare in sala. C'è il rischio di non riuscire ad entrarci affatto. Davanti alla celluloide, non vale la presunzione di innocenza
Mai farsi vedere armati di computer prima di entrare in sala. C'è il rischio di non riuscire ad entrarci affatto. Davanti alla celluloide, non vale la presunzione di innocenza

Caro Punto Informatico,

Scrivo per raccontare di uno spiacevole episodio che ha visto protagonista, questa sera, me e il mio portatile.

Sono, per meglio dire ero, un affezionato cliente di un cinema che frequento per motivi di vicinanza alla mia abitazione quasi tutte le settimane da quando è stato inaugurato. Per la stessa ragione questa sera avevo deciso di andare, con altri 5 amici, ad assistere alla proiezione de “Il mio vicino Totoro”, lavoro di animazione del 1988 (attenzione: 1988) dell’artista giapponese Hayao Miyazaki del quale sono appassionato.

Come ogni sera analoga, andando al cinema direttamente dal lavoro, portavo con me il mio portatile nella sua borsa. Essendo in relativo anticipo (quasi un’ora)
e disponendo il cinema di una vasta sala d’attesa ho commesso, parrebbe, il fatale errore di approfittare del tempo disponibile per finire di catalogare le foto delle vacanze. Arrivati, poi, i miei amici, rimesso il portatile nella borsa, comprati i biglietti, mi sono avviato all’entrata della sala.

Lì l’amara sorpresa: “con quella borsa non può entrare”.

Ammetto di essere cascato dalle nuvole. Mi è stato spiegato che non mi era consentito entrare nel cinema perché, essendosi il direttore accorto che avevo un portatile, avrei potuto, a suo avviso, registrare il film.

A poco è servito affermare che sono anni che frequento quello stesso cinema con quella stessa borsa e che il mio portatile, un MacBookPro da 15 pollici, ha solo una webcam integrata rivolta verso l’utente (cosa che avrebbe reso qualsiasi tentativo di ripresa piuttosto ridicolo). A poco è servito far presente che il film è dell’88. A poco è servito far presente che se avessi avuto intenzioni del genere non avrei giocato per tre quarti d’ora con il portatile nella sala d’attesa. A poco è servito far presente che era solo un portatile, non una telecamera. A poco è servito far notare che tutti gli altri che entravano potevano avere qualsiasi cosa nelle borse (senza parlare dei cellulari di ultima generazione).

Le abbiamo provate tutte. Nulla da fare.
“Se mi da il suo portatile glielo posso mettere in cassaforte” è il massimo che ho ottenuto dal direttore, assieme a “poteva lasciarlo nel bagagliaio della sua auto”. Essendo un professionista, avendo sul portatile i dati dei miei clienti ed essendo il portatile aziendale, non avevo purtroppo modo di assecondare la prima richiesta e, rispetto alla seconda, francamente, non sapevo se essere più incredulo o divertito.

Naturalmente ce ne siamo andati dopo esserci fatti rimborsare i biglietti. Serata rovinata.

La cosa più fastidiosa di questa esperienza? Il fatto che nemmeno per un secondo sia balenata l’idea della presunzione dell’innocenza. Del fatto, cioè, che anche se porto con me un portatile non vuol dire che voglia “rubare” un film e che dare per scontato l’opposto fosse un’offesa non solo nei miei confronti ma anche nei confronti delle persone che erano con me.

A ben pensarci, a mente fredda, avrei dovuto chiedere di essere, semplicemente, ammanettato, tanto per escludere il rischio di commettere un crimine. Dopotutto ero colpevole: avevo con me un portatile.

Cordiali saluti,
(lettera firmata)

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Pubblicato il
25 set 2009
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