Google Android, open ma non troppo

Google Android, open ma non troppo

A Mountain View non va giù che qualcuno ridistribuisca il sistema con integrate le sue applicazioni. E con una lettera mette fine allo sviluppo di una delle mod più apprezzate
A Mountain View non va giù che qualcuno ridistribuisca il sistema con integrate le sue applicazioni. E con una lettera mette fine allo sviluppo di una delle mod più apprezzate

Quanto è realmente aperto Android , il sistema operativo mobile (basato su Linux) a cui Google ha dato vita prima di donarlo alla community? Android di per se è certamente open source, ma se si considerano anche le applicazioni di Google allora questa openness si fa più opaca sino a svanire del tutto nel caso della ridistribuzione delle “mod” del sistema.

È un pasticcio che si è disvelato lungo il weekend appena concluso quello capitato allo sviluppatore Steve Kondik aka “Cyanogen”, autore di CyanogenMod : vale a dire una delle mod più apprezzate di Android con 30mila utenti attivi . A Cyanogen è arrivata una lettera di “cease and desist” da parte dell’ufficio legale di Mountain View, lettera che intimava al coder di non utilizzare le app specifiche per accedere ai servizi remoti di Google (Maps, Market, Talk, Gmail e YouTube) senza la dovuta autorizzazione.

Offrendo le suddette applicazioni assieme a tutto il resto, avrebbero sostenuto i legali di BigG, la ROM di CyanogenMod risulterebbe illegale e quindi dovrebbe sparire subito dal mercato. In seguito Google ha precisato meglio il suo pensiero per bocca dello sviluppatore Android Dan Morrill, che in un post sul blog ufficiale prova a rasserenare gli animi e dirimere la controversia nel tentativo di evitare un imbarazzante caso di cattiva pubblicità per il sistema operativo androide.

Android è nato ed è stato distribuito con licenza open per offrire una piattaforma ideale al mercato degli handheld avanzati, dice Morrill, una piattaforma realizzata la quale Google è tornata al suo obiettivo di rendere disponibili i suoi servizi agli utenti mobile sotto forma delle succitate app. “Queste app sono il modo con cui Google beneficia di Android alla stessa maniera di qualunque altro sviluppatore – dice ancora Morrill – ma le app non fanno parte della piattaforma Android in sé”.

Android è open source ma le app no, e “la distribuzione non autorizzata di questi software ci danneggia così come danneggerebbe qualsiasi altro business, anche se viene portata avanti con la migliore delle intenzioni”. In riposta alla precisazione di Google, Cyanogen ha dichiarato la sua distro “deceduta” nel suo stato corrente, ha annunciato il restyling della mod senza le app Google al suo interno e non ha mancato l’occasione di sottolineare come un’azione così diretta rappresenti una vera e propria doccia fredda per tutta la community di sviluppatori Android .

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
28 set 2009
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