IBM non lucchetti i supercomputer

IBM non lucchetti i supercomputer

Avviata un'indagine da parte del Dipartimento di Giustizia statunitense. Armonk, denunciano i concorrenti, sarebbe venuta meno ad un vecchio patto antitrust. Col risultato di congelare il mercato dei mainframe
Avviata un'indagine da parte del Dipartimento di Giustizia statunitense. Armonk, denunciano i concorrenti, sarebbe venuta meno ad un vecchio patto antitrust. Col risultato di congelare il mercato dei mainframe

“Pensiamo alle tecnologie e alla Rete come a qualcosa di aperto ed innovativo, ma quella di IBM si è rivelata una strategia volta a mantenere uno stato di chiusura che non soddisfa per niente la base di utenza”. Così Ed Black, a capo della Computer and Communications Industry Association , che ha recentemente commentato la decisione da parte del Department of Justice statunitense di avviare ufficialmente le indagini sul presunto abuso di posizione dominante da parte dell’azienda di Armonk, in particolare relativa al mercato dei mainframe .

Il governo statunitense ha così deciso di iniziare ad esaminare quello che un gruppo di aziende concorrenti ha definito comportamento anticompetitivo da parte di IBM, che avrebbe smesso di offrire la licenza relativa al proprio software , in modo da soffocare il mercato. Il Dipartimento di Giustizia ha inviato alcune richieste formali ai gruppi aziendali che hanno aderito alla CCIA, per raccogliere le informazioni necessarie a dipingere il panorama attuale del mercato dei supercomputer.

Una delle aziende a capo delle accuse, T3 Technologies già lo scorso gennaio si era rivolta all’Antitrust europeo dopo lo stop di IBM alla distribuzione della licenza, cambio di atteggiamento che avrebbe stritolato l’attività di vendita di hardware compatibile. “Saremo disposti a cooperare con le indagini – ha dichiarato un portavoce IBM – ma continuiamo a pensare che le rivendicazioni di T3 non abbiano alcun valore e che IBM sia completamente autorizzata a proteggere i propri diritti di proprietà intellettuale oltre che gli investimenti fatti nelle proprie tecnologie”.

Alla base delle lamentele di CCIA ci sarebbe , dunque, il progressivo abbandono da parte di Armonk di un patto antitrust stretto con il governo, siglato nel 1956 per scongiurare potenziali abusi nel mercato delle macchine di calcolo elettronico, tra cui i computer. Nonostante quello dei mainframe sia un mercato apparentemente lontano dal semplice consumatore ordinario – il valore di un supercomputer si assesta sul milione di dollari o più – è decisivo ad esempio per aziende e istituzioni finanziarie.

I mainframe, come spiegato dalla CCIA, costituiscono la spina dorsale del 70-80 per cento delle transazioni odierne. E tutto ciò nelle mani di un unico attore potrebbe risultare pericoloso, e andrebbe ad impedire lo sviluppo di tecnologie hardware più economiche.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il 8 ott 2009
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