Il buco nero è made in China

Il buco nero è made in China

Ricercatori asiatici mimano le caratteristiche fisiche dell'omonimo fenomeno cosmico per realizzare un buco nero formato mignon. Che non distorce la gravità e lo spazio-tempo: ma assorbe tutta la luce che gli capita a tiro
Ricercatori asiatici mimano le caratteristiche fisiche dell'omonimo fenomeno cosmico per realizzare un buco nero formato mignon. Che non distorce la gravità e lo spazio-tempo: ma assorbe tutta la luce che gli capita a tiro

Per chi fosse stanco di attendere le meraviglie scientifiche rese possibili dai possenti benché claudicanti super-magneti del Large Hadron Collider del CERN , dall’Asia arriva la sorprendente ma poco ferale notizia che Qiang Chen e Tie Jun Cui, ricercatori dell’Università di Nanjing, sono riusciti là dove gli acceleratori di particelle hanno sinora fallito: vale a dire nella realizzazione di quello che può essere (più o meno) considerato come il primo buco nero artificiale realizzato dall’uomo .

Non si tratta, com’è facile intuire visto che la razza umana e la Terra sono ancora in circolazione, di un’enorme “palla” super-densa e puntiforme di materia, energia e spazio-tempo capace di stritolare in una singolarità astrofisica il tutto nel niente, quanto piuttosto di un più “banale” setup di 60 strati concentrici capaci di “risuonare” in accordo con le onde elettromagnetiche corrispondenti alla luce visibile sino a farla sparire (più o meno) per sempre.

La banalità della descrizione nasconde ovviamente i dettagli di una tecnologia avanzata, che per l’occasione corrisponde ai ben noti metamateriali , vale a dire composti in grado di deviare e incanalare la luce già alla base dello specchio super-riflettente e del mantello invisibile della Duke University .

I layer esterni del buco nero cinese hanno appunto la capacità di piegare le radiazioni elettromagnetiche della luce visibile direzionandole verso il centro dell’apparato. Così incanalata la luce si avvicina sempre di più alla “singolarità” dello pseudo-buco nero e, in perfetta sincronia con quanto succede nei black hole reali, una volta varcata la soglia dell’ orizzonte degli eventi (in questo caso i 20 strati più interni) letteralmente sparisce e si trasforma in qualcosa di completamente diverso .

Gli strati interni del buco nero risuonano infatti in maniera differente rispetto a quelli esterni, convertendo la luce in calore piuttosto che limitandosi a deviarne il corso. Niente singolarità, annullamento delle leggi fisiche e canali di collegamento tra universi differenti insomma, anche se i ricercatori assicurano: quello che entra non può più uscire , e “la luce viene totalmente assorbita all’interno del nucleo”. Resta qualche dubbio su che fine faccia.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il 19 ott 2009
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